11 milioni di Volkswagen truccate in giro per il mondo vendute come “das auto”, l’auto per antonomasia ed alla Cancelleria di Berlino erano perfetta-mente informati. A provarlo, la risposta all’ interrogazione presentata dai grünen, resa davanti al Bundestag dal ministro dei trasporti. E’ molto di più di un raggiro, è il tradimento di una filosofia che ha preteso di ispirare, ancora una volta, la costruzione dell’Europa su un modello inappuntabile di disciplina tedesca. Germania über alles, Germania dai conti in ordine, Germania dal surplus di bilancio, Germania della piena occupazione, Germania della competitività per non dire del debito, grave colpa di Grecia ed Italia da espiare. Rigore, flessibilità, produttività, affidabilità, le qualità necessarie a diventare competitivi sui mercati globali. Una testa così, a riempircela di sciocchezze. Anni ha speso il diversamente abile più forte d’Europa incaponito ad affliggerci con le sue regole di correzione del bilancio per raggiungere la famigerata competitività tedesca ed il benessere sicuro e garantito. Un colpo al cuore scoprire ch’era tutta una balla, un vero e proprio paccotto rifilato al mondo intero ed alla vecchia Europa particolarmente bisognosa di una guida solida e certa. Sarà difficile d’ora in avanti trovare qualcuno in cui credere, qualcosa di cui scrivere. Il bunker di Berlino è sommerso dalle macerie. Die Schuld, la colpa è grave ed imperdonabile. Riconquistare la fiducia di un continente impossibile se i tedeschi non si spogliano una buona volta e per tutte della loro pretestuosa superiorità e si mettono in fila dietro, all’ultimo banco, testa bassa a studiarsi la lezione della competitività da raggiungere a pari condizioni con fatica, ingegno, lavoro, un pizzico di fantasia e l’aggiunta del gusto per il bello. Si chiama made in Italy fottutissimi crucchi, non c’è trucco e non c’è inganno. La qualità si paga, meno di tanto non può costare. Bisogna esportare il giusto, quello che il mercato richiede. Non è possibile conquistarlo fraudolentemente spacciando a basso costo qualità che non trovano riscontro. Alla luce dei fatti, dobbiamo ammettere che quel lontano 2011 quando con un sorrisino sardonico l’Italia tutta fu fatta bersaglio di un fuoco che allora pensavamo amico mentre oggi amaramente scopriamo in ritardo prove alla mano anzi, prove al tubo di scarico, altro non essere che un vero e proprio complotto di furbacchioni matricolati che celavano interessi economici e di mercato enormi. Col senno di poi, dalle labbra di quel sorrisino sembra venir fuori un’altra lettura: caro Silvio ti ho fregato, mentre ti accalori in spericolate cene eleganti ed improbabili bunga bunga, io ti porto via dal piatto la polpetta della crescita competitiva sfilando da sotto il tuo stesso naso, la leva fiscale che avrebbe sottratte le imprese italiane a feroci ristrutturazioni e fallimenti:
Non ce ne sta solamente per Silvio dalla truffa VolksWagen anche Marchionne tira via dalle scarpe un sassolino doloroso. Quale migliore rivincita sarebbe stata possibile immaginare dal temerario AD Fiat messo letteralmente alla berlina da stampa e sindacati, trattato come un venditore di fumo quando presentò la sua onesta proposta di acquisto di Opel? la Germania non ha bisogno della tecnologia Fiat, fecero sapere da Berlino. E sì che invece ne avrebbe avuto di gran bisogno a giudicare dalle parole cariche d’invidia pronunciata da Guenter Verheugen commissario UE, ma tedesco, che chiedeva di sapere dove prende i soldi la Fiat, non propriamente il miglior costruttore europeo, per comprare Opel? Parlava a nome della UE o del governo della BundesRepublik? Si è dimostrato invece il miglior costruttore europeo di auto la Fiat, senza lode che volentieri lasciamo a voi tedeschi, ma soprattutto senza inganno.