Silvio Piola, alfiere del calcio eroico degli anni ’30, tra Parigi e le imprese nei derby romani

Creato il 30 marzo 2013 da Controcalcio

di Fabio Belli

Sul dominio internazionale del calcio italiano negli anni ’30 si è parlato moltissimo, e spesso, soprattutto in relazione alle due vittorie nei Mondiali del 1934 e del 1938 della Nazionale azzurra, si è sottolineato come probabilmente anche presunti aiuti e le ingerenze politiche del regime fascista abbiano contribuito ad issare sul tetto del mondo il movimento calcistico italiano in quel decennio. Una interpretazione alquanto ingenerosa, considerando lo spessore dei calciatori dell’epoca. Una generazione di fenomeni, con Giuseppe Meazza a fare da trait d’union ad una parata di campioni che vide Schiavio, Orsi ed Attilio Ferraris trionfare nel 1934, e Ferrari, Biavati, Colaussi e Silvio Piola nel 1938.

Proprio Colaussi e Piola, allo stadio di Colombes a Parigi, sigleranno una doppietta ciascuno che permetterà all’Italia nella finalissima contro l’Ungheria di confermare il titolo mondiale di quattro anni prima. In particolare Piola, nel 1938, ha venticinque anni ed è al massimo dello splendore della sua carriera. E’ stato portato alla Lazio dopo essere esploso nella Pro Vercelli, grazie agli ambiziosi piani del presidente Eugenio Gualdi, che vuole portare la formazione biancoceleste a sfidare lo strapotere delle grandi del Nord, con lo scudetto che all’epoca mai si è spinto a sud di Bologna. Giunto a Roma per l’allora cifra record di duecentocinquantamila lire, Piola porta la Lazio a vette mai raggiunte dall’avvento della Serie A a girone unico, fino al secondo posto del 1937, con lo scudetto vanamente conteso proprio al Bologna.

La stagione del mondiale consacra Piola tra i più grandi fuoriclasse in assoluto del calcio mondiale. Prima sfiora con la Lazio la conquista dell’allora unico trofeo internazionale per club, la Coppa dell’Europa Centrale. Un’antesignana della Champions per squadre italiane, austriache, svizzere, ungheresi, cecoslovacche, romene e jugoslave. Il top del calcio europeo di allora, testimoniato dal fatto che Italia, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia arrivarono tra il 1930 ed il 1938 una o più volte tra le prime quattro del Mondiale. In una infuocata finale di ritorno all’allora stadio Nazionale (poi divenuto Flaminio), la Lazio manca l’alloro europeo al cospetto del Ferencvaros, nonostante tre gol di Piola tra andata e ritorno. Il titolo sempre sfuggito con la maglia biancoceleste, però, arriva come detto ai Mondiali parigini, che Piola chiude con cinque reti all’attivo, vicecapocannoniere alle spalle dell’asso brasiliano Leonidas.

Il rapporto con la Lazio va avanti, tanto che Piola resta ancora oggi il miglior marcatore della storia biancoceleste, con 142 reti in 227 incontri di campionato. Ma con le dimissioni di Gualdi dalla presidenza, la squadra biancoceleste non riesce più ad insidiare le grandi per il titolo, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ma al di là dei numeri Piola è entrato nel cuore dei tifosi della Lazio in due occasioni:  il 15 gennaio 1939, quando per la prima volta la Roma subisce l’onta della sconfitta in un derby giocato al campo Testaccio, con Piola nell’inedita veste di regista offensivo, ed il 16 marzo 1941, quando batterà i rivali cittadini praticamente da solo e gravemente ferito. Per quella sfida l’allenatore Canestri si trova ad affrontare una delicatissima situazione di classifica. Per giunta, al 10′, la ruota sembra girare a favore dei giallorossi quando Piola si scontra molto violentemente con il difensore avversario Acerbi: ferita profondissima alla testa, Piola perde molto sangue e, in un’epoca senza sostituzioni, se lasciasse il campo farebbe restare i suoi in dieci.

Piola resta a bordo campo più di un quarto d’ora, mentre gli assalti della Roma vengono respinti dal portiere Uber Gradella. Quindi, dopo quattro punti di sutura e la testa fasciata da un turbante, il capitano biancoceleste rientra in campo. E segna prima di testa (!), per poi raddoppiare nella ripresa, con i punti che non hanno retto ed il turbante inzuppato di sangue, al termine di una strepitosa azione personale, eludendo la guardia di due difensori. Roma-Lazio 0-2, Piola – Piola, e l’incubo retrocessione per i biancocelesti è scacciato, con il più grande centravanti dell’anteguerra che esce in barella, sfinito ed applaudito anche dai tifosi della Roma presenti allo stadio Nazionale, che rendono omaggio allo straordinario valore. E’ l’ultimo regalo di un leone che, a più di trent’anni, viene giudicato ormai al tramonto e viene lasciato tornare al nord. Ma il carattere dimostrato a campo Testaccio fa parte del DNA di Piola, che giocherà altri dieci anni, fino al 1954, e tra Juventus e Novara inanellerà altri 112 gol in Serie A, ancora oggi miglior marcatore di tutti i tempi del calcio italiano.