Simboli...

Da Colorefiore @AmoreeDintorni
La parola simbolo (symbolon), derivata dal verbo greco symballo, fu soggetta in ogni tempo alle definizioni
e interpretazioni più disparate. Esse però hanno tutte in comune il fatto che con tale termine
si deve caratterizzare qualcosa che dietro al senso oggettivo e visibile ne nasconde un altro invisibile
e più profondo.
Prendiamo ad esempio il fuoco, l'acqua, la terra o il legno, il sole ecc: ogni esperienza umana che si sia mai legata alla loromtangibile materialità si esprimerà attraverso di essi, allorché stanno come simbolo di una qualità corrispondente della realtà psichica immateriale, in una semplicità inimitabile e in una pienezza di
senso unica nel suo genere. La casa come simbolo della personalità umana, il sangue come simbolo
di vita e di passione, gli animali di ogni specie come simboli dei vari istinti dei loro gradi di sviluppo nell'uomo e cosi via. Anzi, forse persino l'uomo stesso, come dice Jung, è la « concretizzazione temporale dell'immagine primordiale eterna, almeno nella sua struttura mentale, impressa al continuo biologico ».
« Che una cosa sia un simbolo o no dipende anzitutto dall'atteggiamento della coscienza che osserva», ossia dal fatto che un uomo abbia la possibilità e capacità di guardare un oggetto dato, ad esempio un albero, non solo nella sua manifestazione concreta in quanto tale, ma anche come espressione, come simbolo di qualcosa di ignoto. Pertanto è senz'altro possibile che per un uomo lo stesso fatto o oggetto rappresenti un simbolo e per un altro solo un segno.
« Esistono tuttavia prodotti — dice Jung — il cui carattere simbolico non dipende unicamente dall'atteggiamento della coscienza che li contempla, ma  si manifesta autonomamente con un'influenza simbolica sull'individuo che li osserva. Questi sono prodotti fatti in modo tale che sarebbero privi di
senso se non avessero un significato simbolico. Un triangolo che racchiude un occhio è, sotto l'aspetto
della pure realtà, cosa talmente assurda che chi l'osserva non può in alcun modo vedervi il risultato
di un passatempo puramente casuale. Una tale raffigurazione impone immediatamente un'interpretazione
simbolica. » . Tuttavia molto dipende anche dal tipo dell'osservatore; ci sono infatti individui che si attengono sempre a ciò che esiste concretamente, ai fatti, e altri che pongono costantemente l'accento sul senso nascosto delle cose alle quali si accostano con un « atteggiamento simbolico ».
 « Fintanto che un simbolo è vivo — si legge in Jung — è espressione di una cosa che non si può caratterizzare in modo migliore. Il simbolo è vivo soltanto finché è pregno di significato. Ma quando ha dato alla luce il suo significato, quando cioè è stata trovata quell'espressione che formula la cosa ricercata,
attesa o presentita ancor meglio de! simbolo in uso sino a quel momento, il simbolo muore... cosi che
esso diviene un mero segno convenzionale... È perciò assolutamente impossibile creare da connessioni note un simbolo vivo, cioè pregno di significato, giacché ciò che cosi si crea non contiene mai più di quanto vi è stato messo dentro.»
Quanto più convenzionale è lo spirito di un uomo e quanto più egli attiene alla lettera, tanto più egli è sbarrato
dal simbolo, e tanto meno sarà in grado di viverne il senso; egli resterà inevitabilmente attaccato al
solo segno e aumenterà ancora la confusione relativa alla definizione del simbolo.

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