La bravura di Wald, autore anche della sceneggiatura, è quella di non strizzare l'occhio allo spettatore con semplici e facili battute, magari un po' auto-ironiche, che giocano sui luoghi comuni ma nell'esagerare e spingere, anche pesantemente, i toni del racconto così tanto da caricarli e renderli alla fine grotteschi - come ad esempio i raccapriccianti racconti del campo di concentramento inflitti da un nonno, ex-deportato, al nipote seienne.
Ma questo è solo un aspetto del film perché Wald va anche oltre, cercando di raccontare l'incomunicabilità tra le diverse generazioni di ebrei che rivela essere il reale fine nonché il vero tema del film.
Tra personaggi un po' assurdi (come il vecchio zio Maurice convinto che la Stasi lo stia ancora cercando), un viaggio improvvisato attraverso l'europa e una ex moglie ballerina la pellicola strappa molti sorrisi e offrendo anche un affresco interessante sulle nuove generazioni ebraiche. Da vedere.
Imdb Articoli più o meno Simili: Belgio, cinema, Commedia, ebrei, film, Jonathan Zaccaï, Micha Wald, on the road, recensione, Simon Konianski