“Riflettere e tornare un po’ indietro e guardare a quello che tutti noi abbiamo nel nostro corpo, nella nostra mente, nel nostro cuore, e guardare a ciò che abbiamo e non a ciò che ci manca perché siamo tutti bravi a dire ciò che ci manca.”
Il suggestivo edificio ha accolto una grande quantità di persone che ha seguito con interesse le parole di Simona Atzori, classe 1974, appartenente dal 1983 alla VDMFK (Vereinigung der Mund und Fussmalenden Kuenstler in aller Welt), nota in Italia come S.P.A.M. (Solo Pittori Artisti Mutilati) organizzazione che riunisce artisti che dipingono con la bocca o col piede.
Simona è nata senza i due arti superiori ma ciò non le ha impedito di condurre una vita come gli altri, certamente con maggiori difficoltà ma aiutata da chi, come i genitori, le ha permesso di sviluppare in pieno le sue potenzialità e di non sentirsi diversa. Inoltre nel 2001 si è laureata in Visual Arts in un istituto universitario in Canada.
All’età di quattro anni si svolge, nel paese di residenza in provincia di Milano, la prima mostra pittorica , la prima di tante e dal 2008 i suoi quadri possono essere ammirati in una mostra permanente a London Ontario, in Canada.
Simona ha ricordato il bel rapporto con i genitori, ed in particolare con la madre, rievocando inoltre, con piacere suo e del pubblico che l’ha ascoltata, aneddoti risalenti alla sua infanzia, alle vacanze in Sardegna, alla scuola materna e alle sue passioni. Ha così presentato il
Il suo sorriso e la sua spontaneità hanno contagiato tutti mostrando come una mancanza di una parte del corpo possa risultare irrilevante per chi, come lei, vive ogni aspetto della sua vita compensando questa con forza e caparbietà. Un esempio di vita che ha colpito anche i numerosi bambini che, curiosi ed innocenti, come nella loro natura, hanno posto a Simona Atzori amabili e significativi quesiti.
Gli stessi quadri, in mostra fino a domenica 21 settembre, permettono una maggiore conoscenza della pittrice: oli su tela rappresentano mani che tessono trame talvolta inestricabili o che si uniscono ai piedi fondendosi in un tutt’uno, altri ritraggono donne che sfogano il proprio dolore urlando; poi ritratti matita su carta, compresi alcuni autoritratti, dagli sguardi profondi e i colori vivaci.
Unica pecca dell’evento il basso coinvolgimento dell’opera e della vita di Giuseppe Dessì a cui il Premio è dedicato.
Written and photo by Rebecca Mais
Info