Come in un documentario, è stato in grado di raccontare tutte le esperienze rendendole emotivamente forti, ma anche sottili e pulite, limitandosi a narrare come da dietro una telecamera, senza giudizio alcuno e non cadendo mai nell’ovvio.
A parlare per lui sono le storie e i documenti raccolti: tanti avvenimenti sono divisi in piccoli capitoli che vorrete tornare spesso a rileggere, viaggiando nel libro come nel passato. Grazie alle testimonianze raccolte Cristicchi fa rifiorire ambienti dove le persone venivano escluse dalla società e marchiate come diverse, aprendosi al lettore come una finestra sulle loro menti. Questo avviene soprattutto attraverso le vere lettere scritte da coloro che in quei luoghi ci vissero, soffrirono e morirono: parole che non sono mai giunte al destinatario, ma sono rimaste ammassate dentro vecchi padiglioni e tutti messaggi per cui mi è stato impossibile non versare lacrime di dolcezza, come anche di collera e indignazione.
I personaggi raccontano storie di povertà, esprimendosi con l’innocenza tipica di un bambino, ricercando ascolto e, soprattutto, affetto. Leggere certe frasi spalanca il cuore sull’importanza di una carezza e di un abbraccio, non solo verso i “matti” di cui racconta, ma anche di chi ci circonda e troppo spesso ignoriamo.Grazie a questo libro ho affrontato tutta una serie di letture legate alla psicologia e psichiatria, venendo a conoscenza di mondi ignoti e incredibilmente affascinanti.Più che consigliato. Simone Cristicchi - Centro di Igiene Mentale, un cantastorie tra i matti - Mondadori, 2007, pp. 245