Simone Moro sul Nanga Parbat: è record!

Creato il 28 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’alpinista italiano raggiunge la cima del Nanga Parbat (8126 m) e realizza la prima assoluta ascensione invernale alla vetta. Ora gli ottomila conquistati da Moro, in inverno, sono ben quattro. Nessuno ha fatto meglio di lui.

Il 26 febbraio Simone Moro, insieme allo spagnolo Alex Txikon, al pachistano Ali Sadpara e alla connazionale Tamara Lunger, che però ha dovuto fermarsi a pochi metri dalla vetta, ha raggiunto la cima di una delle montagne più alte della terra: il Nanga Parbat. Sebbene non sia alta quanto l’Everest rimane una delle più difficile da scalare. Lo testimonia il fatto che, dopo l’Annapurna, sia quella che abbia la percentuale di morti più alta in relazione al numero di persone che hanno affrontato l’ascensione (28%), ovvero almeno una persona su quattro dopo essersi avventurata su tale montagna non vi fa ritorno. Non a caso il Nanga Parbat è conosciuto col nome di “The mountain killer“. Del resto che non fosse una passeggiata lo si era già capito: Moro prima di quest’anno aveva già cercato di realizzare la salita, ma senza successo. Dopo i due tentativi falliti negli anni passati, vi riesce al terzo percorrendo la via “normale” del Nanga Parbat, lungo la parete del Diamir.

Simone Moro conquista il Nanga Parbat, la montagna assassina https://t.co/3M31GzdQvG pic.twitter.com/6j6NdesM3w

— Giornale di Brescia (@GdB_it) 27 febbraio 2016

Un nuovo record per Simone Moro

Sebbene sia assolutamente scorretto parlare di alpinismo come di uno sport e legare a questa attività dei record, è inevitabile farlo. Simone Moro entra nella storia, non solo per aver realizzato un’impresa che era ancora rimasta incompiuta, ma anche per essere l’unico al mondo ad aver scalato ben quattro ottomila nella stagione invernale. Ora l’unica vetta che rimane da raggiungere nella stagione fredda è il K2, “la montagna degli italiani“. Con i suoi 8611 metri, è stata raggiunta per la prima volta proprio da una spedizione italiana nel 1954. Ripensando alle modalità di ascesa delle vecchie spedizioni del passato e paragonandole con quelle odierne è possibile constatare immediatamente una grande differenza. Negli anni 40-50 la conquista degli ottomila avveniva da parte di una Nazione poiché il gruppo di scalatori era composto da soli connazionali. Oggi assistiamo, invece, a un radicale cambiamento: gli alpinisti, appartenenti a Paesi diversi, uniscono le forze e collaborano al fine di risparmiare energie e avere quindi più probabilità di raggiungere la cima. Del resto, come si può facilmente immaginare, la scalata delle montagne più alte del mondo non è impresa facile e diventa ancor più difficile in inverno. Per capire la portata di queste imprese, bisogna sempre considerare che il raggiungimento della vetta non è che l’ultimo atto, il più bello sì, ma l’ultimo. La spedizione, infatti, dura generalmente dei mesi: ci vuole tempo e fatica già solo per riuscire ad arrivare alla base di queste grandi montagne trasportando decine e decine di chili di materiale che sarà poi necessario all’ascensione. È indispensabile un grande lavoro di programmazione e pianificazione, nonché molto tempo per allestire tutti i campi base lungo l’itinerario di salita che servono agli alpinisti per riposare e acclimatarsi. Ma ci vuole soprattutto grande forza fisica e mentale. La grande tecnica degli scalatori non è sufficiente e va unita a determinazione e volontà che, insieme al rispetto per la montagna, rendono possibile la realizzazione di simili imprese. Simone Moro possiede, indubbiamente, tutte queste qualità e il Nanga Parbat è il giusto premio per la sua grande costanza. L’alpinista italiano è già ritornato al campo base dove finalmente potrà rilassarsi e festeggiare e, perché no, pensare all’ultima grande impresa realizzabile: la conquista del K2 in inverno.

Tags:Alex Txikon,Ali Sadpara,alpinismo,Italia,K2,Nanga Parbat,record,Simone Moro,Tamara Lunger Next post

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