Magazine Sport

Simone Paciotti e Ninetto: la coppia del salto ostacoli nostrano si affaccia sulla scena internazionale

Creato il 10 giugno 2014 da Sportduepuntozero

Simone Paciotti e Ninetto: la coppia del salto ostacoli nostrano si affaccia sulla scena internazionaleQuanti anni aveva la prima volta che è salito a cavallo, proprio non se lo ricorda. E questo sta a significare un’unica cosa: doveva essere veramente piccolo. Del resto lui tra i cavalli ci è nato e cresciuto, come ricorda parlando dell’azienda agricola del padre, e cavalcare gli è venuto naturale come per gli altri bambini andare in bicicletta.

Ne ha fatta di strada da quel primo battesimo della sella sulle colline laziali, Simone Paciotti, cavaliere professionista, romano di nascita e piemontese d’adozione. Strada per niente facile, per niente già scritta anche se seguiva il sentiero tracciato da suo padre, cavaliere amatoriale di buon livello. Anzi. Nonostante la passione, e quella per i cavalli spesso si avvicina più a una ossessione perché non se ne può più fare a meno, il suo non era comunque un percorso scontato. Perché Simone, 34 anni, istruttore di secondo livello di salto ostacoli, direttore tecnico presso la scuderia Santa Teresa di Casalnoceto vicino a Tortona, si è fatto tutto da solo. Sta emergendo sia sulla scena nazionale, dove sta consolidando i risultati ottenuti, sia su quella internazionale, dove ha gareggiato di recente per la prima volta a Villeneuve Loubet a un concorso a due stelle.

Oro l’anno scorso ai campionati regionali di salto ostacoli, bronzo quest’anno. E dire che è cominciato tutto con una valigia in mano, come spiega, sorridendo, Simone: <>. Ma l’amore per i cavalli era più forte di qualsiasi prospettiva di carriera e così, a 24 anni, ha fatto le valigie e si è trasferito in quel di Pavia dal maestro per eccellenza, il sei volte campione d’Italia Roberto Arioldi. Quello che doveva essere un semplice stage si è prolungato più del previsto tanto che Simone è diventato <>. Il che, tradotto, significa un’unica cosa: gavetta. Lavoro duro, anche 12 ore al giorno, via un cavallo avanti un altro, puledri, veterani, di tutto un po’. Alla fine lo diventi per forza di cose, indipendente, anche se il talento, quello non te lo può insegnare nessuno, neanche uno come Arioldi.

E talento ne aveva e ne ha Paciotti, tanto da trasferirsi, dopo l’esperienza con Arioldi, ad Alessandria dove ha gestito la sua prima scuderia. Poi, da un paio d’anni, è a Casalnoceto: <>. A questo proposito lo scorso fine settimana era ad Arezzo per il circuito di eccellenza dove si è qualificato per le tappe successive che portano alla finale.
Discorso lungo quello con i puledri, come spiega Simone: <>. E così è stato con Ninetto, suo cavallo di punta, compagno inseparabile da un po’ di tempo a questa parte, un’autentica forza nelle gare a tempo, che gli sta dando non poche soddisfazioni. Grigio, nove anni, nato in Italia da madre olandese e padre tedesco, Ninetto è stato allevato e addestrato da Simone. Praticamente, non ha conosciuto altro cavaliere. Con lui ha vinto importanti Gran Premi e sempre con lui affronterà la prossima tappa nazionale del 20 giugno, ancora da decidere tra Gorla (Gran Premio di 1,50 di altezza) e None (Gran Premio di 1,45). Certo, invece, l’appuntamento internazionale di agosto in Svizzera.

Si moltiplicano le gare ma alla fine, tolta l’atmosfera dei concorsi, le tribune gremite, gli scenari mozzafiato, tolti i montepremi, le coccarde e la fama, resta soltanto lui, il cavallo, quello da cui tutto è iniziato: <<L’equitazione ti permette di confrontarti con te stesso e soprattutto con un altro essere vivente che ha una sua personalità e un suo modo di essere>> spiega Simone. Alla faccia di chi pensa che i cavalli siano tutti uguali. Non lo sono per niente, soprattutto da un punto di vista meno romantico e più prettamente economico: <>. In altre parole, chi può se ne va all’estero, come Gaudiano, De Luca e Bucci: <<All’estero ci sono cavalli migliori perché, a differenza dell’Italia, si fa selezione. Il risultato nostrano? Soggetti poco competitivi>>.

Ma c’è ancora chi ci crede e tiene alta la speranza, per il bene sportivo dell’equitazione del Bel Paese, che le giovani promesse non si dimentichino mai di quella prima volta in sella tra sperdute colline laziali, milanesi o napoletane. Perché sono loro che portano avanti con dignità, a testa alta, il “made in Italy” nei concorsi di salto ostacoli nazionali e internazionali.
Sono i giovani cavalieri che come Simone si sono fatti da soli, che non sono figli d’arte ma hanno lavorato sodo e ancora lo fanno, quelli che girano l’Italia in lungo e in largo sui van, fianco a fianco con i loro cavalli, condividendo caldo, pioggia e stanchezza. Binomi dentro e fuori dal campo, che piano piano, in sordina, si affacciano sulla scena internazionale. Fedeli a loro stessi, al loro talento, alla passione quella vera fatta da uomo e cavallo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :