Simonetta Agnello Hornby - Il veleno dell'oleandro.

Creato il 25 febbraio 2013 da Tazzina @tazzinadi

Simonetta Agnello Hornby, Il veleno dell'oleandro, Feltrinelli.


In questo bel lunedì, pieno di incognite per tutto il mondo, io dovevo essere in un posto fantastico a Milano, chiamato Antica Focacceria di San Francesco, che già dal nome non poteva non evocare bontà totale e generalizzata per tutti, e pranzare beatamente, lietamente, con bella gente e soprattutto conoscere Simonetta Agnello Hornby!
Lei voi la conoscerete tutti, perché è una signora famosa e meravigliosa, inutile forse che ve la presenti. Ma per quei pochi che ancora non sapessero, eccola qui.
(E intanto ringrazio Feltrinelli per queste idee sempre belle).
Quelle cose che a dirle ad alta voce ti fanno pensare che il mondo sia anche un posto migliore qualche volta.
Perché quesa scrittrice, tra l'atro, io la inseguo già da un po'. Avevo tentato di partecipare a un pranzo con lei al Festival di Mantova, perché lei è un'immensa esperta di cibi e di cucina e spiega le cose da rimanerne incantati per secoli: pensate un po' come me la sono persa: arrivando in ritardo, non ricordo bene perché.
(Ricordo benissimo, ma mi vergogno a morte delle mie azioni, come tutti i ritardatari cronici).
Questa volta mi hanno tamponato sul taxi, che ho preso per fare più in fretta. Sto bene eh, per carità, e non vi tedierò con i miei pur appassionanti "drammi medicali", perché da ipocondriaca e da persona qualche volta anche ragionevole conosco la vera sofferenza, e non è questo il caso, anzi, non mi lamenterò lo giuro.
Però ecco la saletta verdina e triste che mi accoglierà per la seconda volta tra poco, e non mi sono fatta neanche niente ma è solo burocrazia, per quanto rinomato spunto di riflessioni e mementi vari per tutti noi, non è senz'altro paragonabile alla: Focacceria di San Francesco...
Ma va bene, dai.
Pensavo comunque che non tutto il male viene per nuocere. E che il destino esiste e vuole dirci qualche cosa, sempre, che sta a noi capire.
Ad esempio a me è capitato di lasciare che i fiori cominciassero a fare parte nella mia vita.
Non li ho mai amati, né capiti, né accuditi con particolare amore prima di adesso, poi invece hanno incominciato a entrare nella mia esistenza e tra le parole del mio cervello in modo decisivo.
(Ma questa è un'altra storia, che vi racconterò molto presto...).
Però è vero che quando ho visto la copertina, ho pensato che questo libro avesse qualcosa in più da raccontarmi, un significato in più per me. D'altro canto, non è vero che tutti quanti scegliamo le cose che si intonano di più con ciò che abbiamo in testa, con i nostri sogni, con i nostri misteriosissimi percorsi mentali e del cuore?
Quindi avevo cominciato a leggerlo un po' di corsa per prepararmi all'incontro, e mi è andata bene.
E vi anticipo che questo mi pare un romanzo corposo, forte, dentro una solennità emotiva particolarissima, di quelle cose che o lasci perdere perché è troppo, o ti ci immergi del tutto, e stappi una bottiglia, dato che non posso pranzare con la scrittrice, pasteggio però anche io con un bicchiere da casa, in territorio sabaudo, tanto la vita è strana e bisogna celebrarla appena si può.
Dunque adesso sono qui che aspetto gli eventi, e ci ho abbinato un calice di rosso anziché la mia solita tazzina di caffè.
Perché va così, qualche volta. Si deve festeggiare con un sorriso la scrittura e le idee, e i destini incrociati, e quelli che non si incrociano mai, e le sensazioni di certi romanzi, ed è quasi un piccolo e dolce dovere per me.
 Si entra in un libro, in un habitat (che qui ha il nome di Pedrara, in Sicilia, e lo capiamo subito dal linguaggio, dalle primissime righe), in un mondo, in una villa al capezzale di Zia Anna, personaggio fantastico e si cade subito dentro, nella testa dei personaggi, si sente subito una voce netta, personale,  diversa e l'unica cosa da fare è appunto brindare a loro, alle storie che raccontano e ai segreti che ti stanno per svelare.
E mi pare che in questo romanzo siano tanti.
Dunque ora rosicchio tempo al Tempo e mi "mangio" ancora qualche pagina, come se fossi lì con la scrittrice, in attesa di un'altra occasione. Di nuove occasioni. Cosa che auguro a tutti, qualsiasi siano i vostri desideri.

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