SimSalaBim, dal Decreto Semplificazioni sparisce la parte sull’edilizia

Creato il 26 giugno 2014 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT

Sim Sala Bim! Con un gioco di prestigio degno del grande Mago Silvan, dal testo del decreto legge n. 90/2014, il c.d. Decreto Semplificazioni, sparisce di botto tutta la parte relativa all’edilizia.

“Con rammarico, ho constatato l’eliminazione di tutta la parte relativa alla semplificazione edilizia”, ha detto l’arch. Mario Di Nicola, blogger di Ediltecnico.it. Secondo Di Nicola “probabilmente in sede di conversione in legge potrebbe essere ripristinata la parte relativa alla semplificazione edilizia, magari con modifiche”.

“Oppure il taglio normativo potrebbe essere stato effettuato in prospettiva di una riforma più generale del Testo unico per l’edilizia”, prosegue l’arch. Mario Di Nicola. Il tempo svelerà l’arcano mistero

Ma ad essere delusi e sconcertati da questo taglio netto sono gli Architetti del Consiglio nazionale che parlano di una finta riforma e denunciano come il testo pubblicato sia completamente diverso rispetto a quello circolato nei giorni scorsi.

“Nonostante gli annunci e i testi entrati in Consiglio dei Ministri  le riforme annunciate sono scomparse nel DL 90″, precisa il CNAPPC in un duro comunicato stampa rilasciato ieri.

“Se si eccettua l’unificazione su tutto il territorio nazionale dei moduli SCIA e per il permesso di costruire“, si legge nella nota, tutto il resto della riforma e semplificazione prevista per il settore dell’edilizia è stata eliminata in maniera inspiegabile.

In particolare, sul banco degli imputati sale il Governo, colpevole, secondo il Consiglio nazionale degli Architetti di avere tolto di mezzo le norme sul Riuso, la rigenerazione urbana sostenibile e sull’abbattimento dei requisiti “quantitativi” per l’accesso alle gare nei lavori pubblici”.

“Non aver  reso maggiormente accessibile il mercato dei lavori pubblici riducendo i requisiti richiesti ai professionisti per la partecipazione alle gare di progettazione, santifica l’esistenza di quelle vecchie regole discriminatorie che hanno finora impedito alla pressoché totalità dei giovani architetti, oltre che alla grande maggioranza degli studi professionali di piccole e medie dimensioni, di partecipare alle gare per l’affidamento di servizi di architettura e di ingegneria”.

La parola ora passa al Governo.


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