Se dalla sinossi sembra che ci troviamo di fronte a un film corale, beh, è meglio scordarselo fin da subito.
Sin City :Una donna per cui uccidere è un film praticamente a episodi che tiene fede alla sua origine, la graphic novel, ovvero ,varie storie tratte dalla graphic novel e assemblate , malamente , tra loro.
Non è un film organico, va a sprazzi, a episodi e proprio per questo suo saltar di palo in frasca appare spesso inconcludente nel suo alternare figure riuscite ad altre molto meno.
Oltre a questo il problema è un altro: io non sono un cultore di graphic novel e quindi il mio approccio è quello di un ignorantone negato in materia.
E' cinema questo o è solo un fumetto animato?
O questo è il punto di non ritorno dell'illusione cinematografica, amplificata stavolta, da un 3 D che " gonfia " e demarca ancor di più la differenza tra pagina scritta e sequenza?
Per inciso, queste sono domande che mi ero posto anche in occasione dell'uscita del primo Sin City, quasi un eone fa in termini di progresso tecnico , ma quello almeno mi era sembrato un tentativo più sincero di fare qualcosa di diverso, di esteticamente oltre , pur con tutte le sue imperfezioni e con la confusione che regnava sovrana in virtù, soprattutto, di un cast di stars più affollato di un vagone di metropolitana nell'ora di punta.
In Sin City: Una donna per cui uccidere c'è molta più autoreferenzialità e un uso maggiormente consapevole dell'uso espressivo ma sembra che a Rodriguez interessi di più il singolo episodio, la singola sequenza rispetto al quadro complessivo dell'opera.
In particolar modo c'è la femme fatale, una Eva Green debordante, una creatura mefistofelica eppure bella come un angelo, una Jessica Rabbit malefica , una figura che assume contorni umani grazie alle curve esplosive che mette in bella mostra.
A parte le curve ,però, ha ben poco da donare, non ha statura paragonabile a quella delle migliori femme fatale della storia del noir, è un personaggio per il resto piatto a dispetto della sua multidimensionalità carnosa.
Il problema è legato in particolar modo a una sceneggiatura poco articolata e ripetitiva che non consente di far crescere i vari personaggi in campo, compreso quello di Eva Green.
Insomma se il primo Sin City sembrava un fumetto animato, nè più nè meno e si poteva anche tollerare, questo sequel uscito a quasi dieci anni di distanza appare come un ibrido che non è fumetto , nè cinema.+
E si sopporta veramente male.
Temo che verrà ricordato solo per le tette di Eva Green.
Un flop annunciato anche al botteghino.
PERCHE' SI : esteticamente , preso per singola sequenza, appaga l'occhio, un cast notevole, le tette di Eva Green
PERCHE' NO : è cinema questo?, episodico senza un quadro complessivo,autoreferenziale in modo fastidioso.
( VOTO : 5 / 10 )