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“Sin city – una donna per cui uccidere” : la città del peccato non ha più lo stesso carisma

Creato il 06 ottobre 2014 da Fabio Buccolini

Nove anni dopo la fortunata trasposizione cinematografica della graphic novel di Frank Miller arriva questo attesissimo sequel che delude le più rosee aspettative dei fan.

Sin city - una donna per cui uccidere

Questa volta le storie che si intrecciano tra di loro sono addirittura quattro (diversamente dalle tre che avevano fatto da traino al primo film), due delle quali scritte ex novo, appositamente per la pellicola, da Frank Miller stesso.
1- “Una Donna Per Cui Uccidere”: Anni prima di “Un’abbuffata di morte” (capitolo dell’opera precendente), Dwight McCarthy lotta con i suoi demoni interiori e cerca di mantenere il controllo fino a quando non ritorna il suo primo amore, Ava Lord, che gli chiede aiuto per sfuggire alle grinfie del suo violento marito, il milionario Damien Lord e della sua enorme guardia del corpo Manute .
2- “Solo un altro sabato sera”: La sera in cui John Hartigan incontra Nancy in “Quel bastardo giallo”(sempre presente in Sin City), Marv riprende conoscenza mentre è sulla statale che domina i Projects, circondato da giovani morti e incapace di ricordare come ci è arrivato.
3-“Quella lunga, brutta notte” (storia originale) Johnny, un presuntuoso giocatore d’azzardo, trucca una missione per sconfiggere al suo stesso gioco il cittadino più malvagio di Sin City. Sfortunatamente se la prende con l’uomo sbagliato e gli eventi prendono una piega peggiore.
4- “La grossa sconfitta” (storia originale) Ambientata dopo il suicidio di John Hartigan alla fine di “Quel bastardo giallo”, la storia si concentra su una più temprata Nancy Callahan che cerca di superare la sua morte mentre pianifica l’omicidio del Senatore Roark.
Storie inedite che si intrecciano con quelle vecchie, ma, nonostante il grande lavoro che i due registi hanno fatto per portare la pellicola ad un livello superiore, sono inconcludenti, quasi imbarazzanti ma soprattutto rapportate a quelle del primo film confondono lo spettatore.
Non si tratta ne di un sequel, ne di un remake e nemmeno di un prequel. Lo spettatore cerca di trovare il filo logico tra la prima e la seconda pellicola, ma nonostante tutti gli sforzi che può fare non ci riuscirà mai. Tornano inspiegabilmente personaggi dal primo film e Miller nelle due nuove sceneggiature non illustra la motivazione con cui questi ultimi siano potuti tornare, mentre quelli nuovi non hanno la verve adatta per poter imporre curiosità a chi sta guardano.
Due sono le cose migliori di tutto il film: la prima è Mickey Rourke che, pur essendo passati 9 anni, il suo Marv è il personaggio cardine di tutta l’opera senza il quale sarebbe tutto inconcludente e ridicolo. Rifà sempre la solite cose ma le fa talmente bene che è un piacere per la vista; l’unica domanda che suscita il personaggio è: l’attore si è sottoposto ad ore di trucco oppure è effettivamente la sua faccia?
La seconda è Eva Green. Nei panni della “donna per cui uccidere” è perfetta e da un tocco di erotismo che mancava a questa saga sin dalla prima pellicola. Si spoglia e lo fa senza problemi, sembra che negli ultimi anni i sui personaggi abbiano dimenticato i vestiti a casa, ma lei non ci fa caso e da prova di un’ottima recitazione nonostante le sue curve la mettano in secondo piano.
Per il resto è tutto gia visto e rivisto, i registi Robert Rodriguez e Frank Miller sono ottimi mestieranti e sanno come fare il proprio lavoro, ma non riesco a dare quella scintilla che servirebbe alla pellicola per elevarsi dalla media.
Rielaborano il bianco e nero del primo film, girano i 3D nativo per dare più profondità ma non raggiungono l’effetto desiderato. Esaltano i contrasti tra il bianco, il nero è i pochi altri colori presenti ma non migliorano e lo spettatore rimpiange le imperfezioni del precedente lavoro, ma soprattutto non si ricordano che questa è una trasposizione. La differenza tra fumetto e pellicola è abissale, riproporre perfettamente le sfumature dei disegni di Miller è un azzardo troppo grande e non si rendono conto che più si avvicinano all’”originale” più la gente resterà delusa. In questo non li aiuta il 3D, infatti questa è solo una trovata commerciale per portare più gente al cinema, ma trasportare in sala personaggi nati in due dimensioni con il 3D non sembra la scelta più adeguata.
In conclusione, non si sentiva l’esigenza di questo sequel, Sin city era perfetto così come era, difetti inclusi. Questo nuovo capitolo sembra solamente un film fatto per la carenza di idee che negli ultimi anni c’è a Hollywood. Se in 10 anni non se n’era sentito il bisogno, perché resuscitarlo ora? Ma soprattutto, dato che erano passati così tanti anni e il tempo per riflettere bene c’è stato, ci saremo aspettati un film meno mediocre.
In America, in più di un mese di programmazione, è stato un flop, ma Rodriguez e Miller già pensano al terzo capitolo…
Date le premesse cosa ci dovremmo aspettare?…Staremo a vedere.

FABIO BUCCOLINI



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