Avevo 16 o 17 anni quando domandai ad uno dei miei insegnanti del Liceo se, a suo parere, il fatto che un Sindacalista entrasse in politica, si candidasse alle elezioni, entrasse in Parlamento o in altre sedi politiche amministrative (province, comuni, ecc.) non fosse in realtà un controsenso, non avesse il retrogusto di rinnegare almeno un pò se stesso e il proprio passato, la propria storia, non potesse essere interpretato come passare dall’altra parte della barricata, disertare.
Il Professore mi spiegò un pò frettelosamente che così non era, almeno in termini di principio. Che il nostro Ordinamento costituzionale e democratico lo consente, che chi aveva maturato una certa esperienza e determinate competenze su una materia importante come il Lavoro, la difesa dei diritti, il sociale di chi lavora per mantenere la propria famiglia, potesse in realtà essere una richezza da mettere al servizio del Paese, della collettività.
Rimasi sinceramente un pò confuso, perplesso, non era la risposta che mi aspettavo, non era una risposta che colmava la mia curiosità e i miei dubbi sul mondo che mi girava intorno, su ciò che leggevo quasi tutti i giorni sul fedele quotidiano che mi accompagnava a scuola.
La mia memoria negli anni è molto peggiorata, spesso mi accorgo di non ricordare tante cose anche del passato recente e questo un pò mi da fastidio, ma alcuni episodi accaduti anche molto indietro nel tempo li ricordo e quella scena ancora mi frulla spesso nella mente…
Non avevo esperienza, cultura, formazione, e probabilmente malizia sufficente per farmi piacere quella risposta, e dopo oltre vent’anni sono ancora qui ad interrogarmi su qualcosa che ancora non mi convince, nonostante oggi dentro di me ci sia più di allora un briciolo di cultura, tanta formazione e una discreta dose di esperienza e malizia per capire qualcosa in più su quelle parole, per rendermi conto un pò di più che forse non avevo tutti i torti a pensarla in quel modo.
Ma forse nelle parole del mio docente c’era qualcos’altro non detto, tra le righe, che un ragazzino adolescente non poteva percepire, perchè era necessaria una lente d’ingrandimento che solo l’esperienza può dare.
In effetti un Sindacalista che mette al servizio del Paese la sua esperienza non deve essere visto come un sacrilego, se mette a disposizione di altri ciò che sa e che ha imparato lottando quotidianamente per dare migliori condizioni ai più deboli, contrattando migliori condizioni per i Lavoratori, ma non posso dimenticare che l’Italia è un Paese per molti aspetti sui generis, forse nemmeno peggiore di altri ma con delle “derive” e “aberrazioni” che portano alcuni uomini a commettere errori gravi, e l’ambizione di arrivare a sedere su una comoda poltrona del Parlamento può sviare e far dimenticare le proprie origini a qualcuno.
Le testimonianze non mancano, anzi sono anche troppe, ed è per questo forse che già a 16 anni non mi convinceva l’idea che un Sindacalista entrasse in politica.
Solo per fare qualche nome, esempio di quello che definirei in modo nemmeno troppo spiritoso, il salto della quaglia, ricordo:
Fausto Bertinotti (CGIL), Franco Marini (CISL), Savino Pezzotta (CISL), Giorgio Benvenuto (UIL), Sergio D’Antoni (CISL), Pier Paolo Baretta (CISL), Sergio Cofferati (CGIL), Ottaviano Del Turco (CGIL), Sergio Chiamparino (CGIL), Renata Polverini (UGL), Cesare Damiano (CGIL), Paolo Ferrero (CGIL).
E questi sono solo i nomi più noti, perché la lista sarebbe ancora lunga, dando l’impressione ad un qualsiasi osservatore che in Italia il passaggio da una pur comoda poltrona sindacale ad una comodissima poltrona parlamentare o politica sia la regola.
E non vorrei che qualche qualunquista pensasse che certi signori sindacalisti sfruttano il percorso sindacale per arrivare alla politica, cosa che se accertata sarebbe grave e offensiva per i Lavoratori che ogni mese si privano del loro unpercento della retribuzione per rimpinguare le casse dei Sindacati affinché questi facciano i loro interessi, portino avanti in modo indefesso la causa degli ultimi, dei lavoratori dipendenti, degli operai.
Ma sopratutto non facciano politica e non siano intenti, negli anni in cui ricoprono una carica nel Sindacato, a costruire la loro carriera politica a fine mandato sindacale.
È bene ricordare che un Sindacalista, ai livelli dei signori citati prima, ha uno status a dir poco privilegiato, ottimo stipendio, rimborsi spese praticamente illimitati, segretarie tuttofare, auto blu e spesso la scorta. Frequentano i salotti buoni, e oggi più di ieri, sono sempre più distanti dalla vita dei comuni cittadini, della gente normale.
Ma evidentemente ciò non basta, l’ambizione di molti va oltre…
Chi sarà il prossimo?
nanni