Una goccia ha fatto traboccare il vaso: da qui la mia decisione di chiedere ai legali di valutare la possibilità di querelare chi, in trasmissioni tv o sulla carta stampata, offende la dignità di Perugia. La “goccia” è stata la partecipazione di un giornalista alla trasmissione pomeridiana di Rai Uno “La vita in diretta”, il quale a proposito del caso Polizzi, ha descritto con parole offensive la città. La reazione dei perugini ha dimostrato che la misura è colma. Non è accettabileche si prenda spunto da un delitto per liquidare con toni aspri una intera comunità, quasi come se quel crimine, nelle analisi “sociologiche” di cronisti d’assalto, non fosse un fatto di cronaca che poteva succedere dovunque, ma il frutto naturale di un ambiente degradato. Mi chiedo: fino a quando dovremo scontare le conseguenze del caso Meredith? Semmai, come dimostra la cronaca nazionale, andrebbero analizzati con grande attenzione i drammi del lavoro e del disagio che derivano da una realtà sociale ed economica di grave crisi. Non si tratta assolutamente di limitare il diritto di cronaca e di critica alle istituzioni, cosa del tutto legittima, e del resto nessuno intende nascondere che esistono problemi, a partire dal fatto che alcune trasformazioni di Perugia sono state recepite in ritardo, ma si chiede anche di riconoscere che è in atto una controffensiva delle istituzioni e della stessa comunità perugina, sul piano dell’ordine pubblico ma non solo, per restituire ai cittadini e ai visitatori la tradizionale identità di una città serena e sicura. Ed alla stampa locale chiedo non di difendere il sindaco, ma la città.
E’ in gioco, con la immagine di Perugia, anche un interesse concreto e tangibile economicamente, perché da queste rappresentazioni derivano gravi danni al turismo, all’appeal delle Università, a tutto il tessuto economico.
Tornando a “La vita in diretta”, mi rendo conto che si tratta di una iniziativa pesante, su cui ho riflettuto molto. A presidente e direttore generale della Rai ho scritto per protestare e per ricordare le dichiarazioni dello stesso direttore Gubitosi di voler privilegiare nelle reti Rai, soprattutto in riferimento ai programmi pomeridiani di intrattenimento, una corretta cultura dell’informazione, anche oltre la ricerca della facile audience. Apprezzo le scuse telefoniche sollecitamente pervenutemi in risposta alla mia lettera, ma non posso certamente considerare una telefonata privata al sindaco come “riparatrice” di un intervento in una trasmissione che ha danneggiato Perugia davanti a milioni di persone.
E’ necessario ripristinare e rilanciare l’immagine di Perugia e in tal senso ho lanciato un appello alle altre istituzioni, alle forze economiche, alle università affinché insieme, concretamente, si studino modi, obiettivi, risorse per una grande campagna di comunicazione nazionale.
Auspico anche che sia nominato nei tempi più brevi possibili il nuovo Prefetto che dovrà prendere il posto di Vincenzo Cardellicchio.
Nota di redazione: Molti punti di questa lettera sono condivisibili, l’aggressione mediatica può essere anche esagerata, ma non ho notato alcun accenno di autocritica su una cosa che è sotto gli occhi di tutti i cittadini, la città sta vivendo uno stato di abbandono sconosciuto negli anni scorsi, dalle strade alla manutenzione di parchi e verde, nonostante un prelievo fiscale aumentato, e l’invito alle altre istituzioni per trovare risorse idee per rilanciare l’immagine di Perugia sembra un tentativo di distogliere l’attenzione dalle cose concrete quotidiane che l’amministrazione comunale può da subito mettere in atto. Un nuovo prefetto cosa potrebbe fare? Coraggio rimbocchiamoci le maniche noi cittadini, pungoliamo chi deve decidere e fare, ma ci vuole tempo…molto tempo, altrimenti qui salta tutto e addio bella Perugia.