Qualsiasi seguace dell’orrore su celluloide degno di questa classificazione deve essere obbligatoriamente a conoscenza del fatto che l’inglese Jimmy Sangster, nato nel 1927 e scomparso quasi ottantaquattro anni dopo, è il nome cui si devono le sceneggiature dei primi, popolarissimi lungometraggi dell’orrore concepiti dalla britannica Hammer Film Productions, da La maschera di Frankenstein (1957) a Le spose di Dracula (1960), passando per Dracula il vampiro (1958) e La mummia (1959).
Ad un certo punto della sua carriera, però, Sangster decise anche di passare dietro la macchina da presa
Anche se, a cominciare dal dettaglio della mano con tanto di guanto nero, sembra in un certo senso guardare, inoltre, ai primissimi lavori del nostro Dario Argento la vicenda di Peggy, ovvero Judy Geeson, la quale viene aggredita da un misterioso individuo fornito di braccio artificiale proprio mentre è in partenza per raggiungere il marito Robert alias Ralph Bates, professore che ha appena riavuto l’incarico di insegnare nella scuola diretta da Michael Carmichael, cui concede anima e corpo il grandissimo Peter Cushing.
Ed è il fatto che quest’ultimo, appunto, possiede un arto artificiale a contribuire a far perdere del tutto la ragione alla donna, ritenuta una allucinata dal compagno e destinata ad incontrare nuovamente il suo aggressore; man mano che abbiamo in scena anche una Joan Collins in versione dark lady e che una sinistra ed ambigua atmosfera provvede a rappresentare il punto di forza dell’operazione.
Ma, sempre a proposito di Hammer, Sinister recupera dal dimenticatoio anche Una figlia per il Diavolo (1976)
Contemporaneo a Il presagio (1976) di Richard Donner, ma nato, ovviamente, al fine di cavalcare il successo de L’esorcista (1973) di William Friedkin, parte dalla figura dello scrittore specialista in occultismo John Verney, il quale, interpretato da Richard Widmark, viene avvicinato dallo straniero in fin di vita Henry Beddows, con il volto di Denholm Elliott, che lo incarica di vegliare sulla figlia Catherine.
Una acerba Nastassja Kinski che, però, non manca di mostrarsi integralmente nuda quest’ultima, consacrata a Satana – con il consenso del genitore – fin dalla sua nascita e che ha abbandonato il collegio bavarese dove si trovava per poter raggiungere Londra e festeggiare lì i suoi diciotto anni.
Con riti orgiastici, un sanguinoso parto mostruoso e un magnifico Christopher Lee calato nell’abito del diabolico, spretato padre Michael ad impreziosire circa novantacinque minuti di visione che incuriosiscono soprattutto a causa del ricco cast raggruppato.
Infine, se non siete ancora sazi di tensione old style, segnaliamo un’altra interessante riscoperta
È Robert Mulligan – autore de Il buio oltre la siepe (1962) con Gregory Peck – a trovarsi al timone di regia della inquietante storia di un ragazzino di una cittadina rurale americana degli anni Venti, dotato di facoltà medianiche e capace di evocare la presenza del defunto fratello gemello.
Storia che, puntando sull’atmosfera senza ricorrere ad effetti speciali, risente del succitato capolavoro del thriller con protagonista Anthony Perkins; rimanendo, però, perennemente sospesa tra soprannaturale e follia nell’affrontare la tematica dei bambini diabolici, in seguito rispolverata da Stephen King ma già ottimamente proposta da Suspense (1961) di Jack Clayton, insieme al quale la pellicola mulliganiana ha di sicuro anticipato The others (2001) di Alejandro Amenábar (non a caso, il suo titolo originale è the other)
Presentazione di Luigi Cozzi in tutti e tre i dischi, dei quali soltanto gli ultimi due corredati anche di trailer cinematografico.
Francesco Lomuscio