Sinnerman … Nina Simone

Creato il 20 giugno 2010 da Nenet

“Il mio primo ricordo, è di mia madre che canta. Quand’era in casa cantava sempre con una voce alta, squillante. Erano le canzoni degli incontri della chiesa Metodista e divennero la colonna sonora della mia infanzia. “I’ll fly Away” e “If You Pray Right” oppure “Heaven Belongs to Me”. Mentre cucinava mi faceve sedere sul piano di lavoro e mi dava un barattolo vuoto per dare la forma ai biscotti nell’impasto. E intanto cantava.” Nina Simone


immagine: www_planetwithoutasun_com

Sinnerman where you gunna run to
Sinnerman where you gunna run to
Where you gunna run to
All on that day
Well I run to the rock
Please hide me I run to the rock
Please hide me I run to the rock
Please hide me lord
All on that day
Well the rock cried out
I can’t hide you the rock cried out
I can’t hide you the rock cried out
I ain’t gunna hide you god
All on that day
I said rock what’s a matter with you rock
Don’t you see I need you rock
Don’t let down
All on that day
So I run to the river
It was bleedin I run to the sea
It was bleedin I run to the sea
It was bleedin all on that day
So I run to the river it was boilin
I run to the sea it was boilin
I run to the sea it was boilin
All on that day
So I run to the lord
Please help me lord
Don’t you see me prayin
Don’t you see me down here prayin
But the lord said
Go to the devil
The lord said
Go to the devil
He said go to the devil
All on that day
So I ran to the devil
He was waiting
I ran to the devil he was waiting
I ran to the devil he was waiting
All on that day
Oh yeah
Oh I run to the river
It was boilin I run to the sea
It was boilin I run to the sea
It was boilin all on that day
So I ran to the lord
I said lord hide me
Please hide me
Please help me
All on that day
Said God where were you
When you are old and prayin
Lord lord hear me prayin
Lord lord hear me prayin
Lord lord hear me prayin
All on that day
Sinnerman you oughta be prayin
Oughta be prayin sinnerman

Canzone del peccatore: Sinnerman- Nina Simone
Traduzione:
Peccatore dove stai andando?
Peccatore dove stai andando?
dove stai andando?
Tutto quel giorno
Beh, sto andando verso la roccia
Ti prego nascondimi, vado verso la roccia
Ti prego nascondimi, vado verso la roccia
Ti prego nascondimi Signore
Tutto quel giorno
Allora lo scoglio urlò
Non posso nasconderti, urlò la roccia
Non posso nasconderti, urlò la roccia
Non ti nasconderò
Tutto quel giorno
dissi: qual è il problema roccia?
non vedi che ho bisogno di te, roccia?
Non buttarti giù
Tutto quel giorno
Così corsi al fiume
Sanguinando corsi al fiume
Sanguinando corsi al fiume
Sanguinando tutto quel giorno
Così corsi al fiume, stava bollendo
Corsi al mare, stava bollendo
Corsi al mare, stava bollendo
Tutto quel giorno
Così corsi dal Signore
Ti prego aiutami, Signore
Non mi vedi pregare?
Non mi vedi qui giù a pregare?
Ma il Signore disse
Vai dal Diavolo
Ma il Signore disse
Vai dal Diavolo
Disse vai dal Diavolo
Tutto quel giorno
Così corsi dal Diavolo
Stava aspettando
Corsi dal Diavolo, stava aspettando
Corsi dal Diavolo, stava aspettando
Tutto quel giorno
oh, Sì
Oh, corsi al fiume
Bolliva e corsi al mare
Bolliva e corsi al mare
Bolliva tutto quel giorno
Così corsi dal Signore
Dissi Signore nascondimi
ti prego nascondimi
Ti prego aiutami
Tutto quel giorno
Dissi: Signore dov’eri?
Quando sei vecchio e preghi
Signore Signore ascoltami pregare
Signore Signore ascoltami pregare
Signore Signore ascoltami pregare
Tutto quel giorno
Peccatore dovresti pregare
dovresti pregare, peccatore

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Chi è Nina Simone:

“E’ un personaggio sui generis, ma se proprio dovessimo etichettarla, la definiremmo una “freedom singer”. Ecco cosa scrive Dave Marsh pochi giorni dopo la morte di Nina Simone, nella prefazione dell’autobiografia dell’artista “I Put a Spell on You”.

Il suo vero nome è Eunice Kathleen Waymon e nasce a Tryon, nel North Carolina nel 1933, sesta di otto figli. Sua madre è una Metodista della chiesa Battista, suo padre alterna una serie di lavori, barbiere camionista, cuoco, ma la crisi economica del 1929, farà sentire le sue conseguenze anche nella famiglia Waymon, soprattutto perché la cittadina Tryon, dove Nina vive la sua infanzia, è una località per buona parte basata su una economia turistica.

Nonostante la povertà in una famiglia così numerosa, i primi ricordi familiari di Nina sono piacevoli e legati al cibo e alla musica: “Il mio primo ricordo, è di mia madre che canta. Quand’era in casa cantava sempre con una voce alta, squillante. Erano le canzoni degli incontri della chiesa Metodista e divennero la colonna sonora della mia infanzia. “I’ll fly Away” e “If You Pray Right” oppure “Heaven Belongs to Me”. Mentre cucinava mi faceve sedere sul piano di lavoro e mi dava un barattolo vuoto per dare la forma ai biscotti nell’impasto. E intanto cantava.”

Nina comincia a suonare il piano il piano prestissimo, anche perché la musica in famiglia è parte della vita di tutti i giorni: suo padre suona la chitarra e l’armonica e dirige un coro in chiesa, sua madre suona il piano e canta, i fratelli e le sorelle sono più o meno tutti impegnati in cori di gospel o blues.

E’ grazie a questo suo talento precoce,che diventa pianista ufficiale della sua parrocchia a soli sei anni. E’ la musica sacra che le insegna il ritmo, un elemento essenziale che segnerà la sua carriera.

“La Chiesa mi ha insegnato il ritmo, e da allora è stata una parte vitale della mia musica. Mi piaceva soprattutto la sacralità di quella musica. Gli incontri di preghiera erano momenti di grande commozione, con la gente che cantava e urlava tutta la notte. La musica che veniva fuori aveva un ritmo incredibile, sembrava come se venisse direttamente dall’Africa [...] Qualche volta le donne dovevano essere portate all’ospedale, tanto erano sconvolte.”

Sarà la famiglia dove la madre di Nina lavora come donna di servizio, che si rende conto dello speciale talento musicale della bambina e decide di pagarle lezioni di piano per un anno.

L’insegnante che seguirà la piccola Nina è “Mizz Mazzy”, il cui vero nome è Muriel Massinovitch. E’ una signora inglese sulla cinquantina che si è trasferita a Tryon, dopo il matrimonio con un pittore russo. La casa, i quadri la musica classica, il profumo dei fiori hanno subito un effetto magico sulla bambina, che scopre una realtà nuova rispetto a quella a lei familiare. L’impatto con Bach è all’inizio traumatico, così complicato e differente da tutto ciò che ha fatto fino a quel momento, ma è con Bach che prenderà coscienza del suo progetto musicale:

“Ogni nota che suoni è legata alla successiva,ed ogni nota deve essere eseguita perfettamente o si perde l’effetto d’insieme. Una volta che capii la musica di Bach, non volli pensare ad altro, se non diventare una concertista; Bach mi ha portato a dedicare la mia vita alla musica, e fu Mrs Massinovitch che mi fece conoscere questo mondo. Avevo cominciato un viaggio che diventava più bello ed eccitante ogni giorno”.

Ad undici anni, durante un recital nel comune della sua città, Nina è costretta ad assistere ad una scena che la turberà profondamente. Mentre si sta preparando per l’esibizione, i suoi genitori che siedono in platea, sono costretti ad alzarsi e cedere il posto ad una famiglia di bianchi. E’ il suo primo atto di protesta pubblica: se vogliono che cominci a suonare, i genitori devono essere di fronte a lei. Così, tra l’imbarazzo generale, essi ritornano sedersi.

Come ultimo anno della scuola superiore frequenta la Juillard School, in preparazione al concorso per poter frequentare il Curtis Institute of Music di Philadelphia. Sostiene l’esame, ma non lo supera. “Quando fui rifiutata dal Curtis Institute fu come se tutte le promesse fatte da Dio, dalla mia famiglia, dalla mia comunità, fossero infrante, ero stata ingannata su tutto.”

Comincia allora a dare lezioni private, con le quali riesce a mantenersi, ma quando viene a sapere che un suo allievo fa delle serate in un locale ad Atlantic City e guadagna molto più di lei, decide di provare anche lei. Prende i primi contatti con il Midtown bar di Atlantic City e si prepara ad affrontare questa nuova esperienza musicale.

Immaginando la disapprovazione materna per una scelta assolutamente in contrasto con l’esperienza religiosa così tanto radicata nella famiglia Waymon, Nina si preoccupa subito di crearsi un nome d’arte, con il quale nascondere, almeno per un po’ la sua vera identità.

“Avevo avuto una volta un ragazzo ispanico che mi aveva soprannominata Nina, che in spagnolo significa “piccolina”. Chico mi aveva chiamata così allora, e mi piaceva veramente il suono di quel nome. E mi piaceva anche il nome Simone, da quando avevo visto Simone Signoret in quei film francesi.”

Al Midtown bar comincia nel 1954. Al primo ingaggio deve suonare dalle 9 di sera alle 4 di mattina, con un break di 15 minuti ogni ora. E’ molto emozionata soprattutto per il repertorio. Decide di mettere insieme pezzi classici e pezzi popolari, improvvisando su ognuno.

“Così la prima sera chiusi gli occhi e suonai”

Alla fine della serata il gestore del bar le chiede perché non ha cantato e alla risposta di Nina “Sono solo una pianista”, le viene risposto freddamente qualcosa come “o canti, o te ne vai”. E’ l’inizio della sua carriera come cantante.

Un pubblico sempre più numeroso affolla il Midtown bar per ascoltare Nina Simone.

Comincia intanto a suonare anche in altri clubs, nei dintorni di Philadelphia, fino ad approdare infine al Greenwich Village di New York.

Nel 1957 pubblica il suo primo album “Little Girl Blue”, ma è con “I Loves You Porgy” di Gershwin, che entra ufficialmente a far parte del mondo della musica. Si allontana il suo sogno di diventare concertista, ma comincia da essere riconosciuta per strada.

Nel 1960 si sposa con Andy Stroud, un ex poliziotto che decide di diventare il suo manager. Nel 1962 nasce la loro figlia Lisa Celeste.

Durante gli anni sessanta prende parte ai movimenti per diritti civili e più tardi a quelli che inneggiano al potere nero. Il Village di New York è la “jazz scene” del momento. L’atmosfera culturale ed i suoi protagonisti, è così brevemente descritta: “C’era il jazz, con tipi come John Coltrane, Art Pepper, George Adams e molti altri che bazzicavano lì, cercando da divertirsi e un posto dove suonare, che poteva essere un club se erano pagati, o qualche casa, se volevano solo suonare. Attorno a loro, gravitando intorno alla musica, c’erano gli scrittori, i poeti e i pittori, persone importanti che sarebbero diventati miei amici. Langston Hughes, Jimmy Baldwin, Leroi Jones – era conosciuto con il nome di Amiri Baraka allora – Lorraine Hansberry, Godfrey Cambridge, Dick Gregory…”

Il pezzo “Mississipi Goddam” nasce di getto, dopo che Nina Simone viene a sapere dell’attentato bomba del 1963 in una chiesa battista dell’Alabama, che causa la morte di quattro bambine. La canzone non viene trasmessa in radio spesso, ma Nina Simone la proporrà in tutte le sue esibizioni dal vivo.

E’ in onore della morte prematura di Lorraine Hansberry, la drammaturga afroamericana con la quale ha condiviso gli ideali per diritti civili e l’orgoglio di essere nera, che scrive la canzone “To Be Young,Gifted and Black”, dall’omonimo lavoro teatrale di Lorraine Hansberry.

Essere giovani, avere talento ed essere neri,
oh che sogno meraviglioso
essere giovani, avere talento ed essere neri,
ascolta bene ciò che dico
Sai, in tutto il mondo
Ci sono miliardi di ragazzi e ragazze
Che sono giovani, hanno talento e sono neri
Non puoi negarlo
Con “Four Women”, Nina Simone presenta invece un ritratto della femminilità nera, nei suoi diversi personaggi (Aunt Sarah, Saffronia, Sweet Thing e Peaches) e la canzone diventa presto un inno del movimento femminista afroamericano.

I dissidi con le case discografiche, il razzismo imperante e i problemi con il fisco, inducono Nina Simone a lasciare l’America. Prima soggiorna alle Barbados, poi si trasferirà in Liberia “Mother Africa”, anche in seguito ai consigli della sua amica collega Miriam Makeba. Ha conosciuto la grande cantante africana nel ‘62, dopo un concerto della Makeba negli States:

“Andai nel camerino per salutarla, e dopo pochi minuti sembrava che ci conoscessimo da sempre. Miriam mi disse che aveva ascoltato dei miei dischi alla radio in Sud Africa alla fine degli anni cinquanta- cosa che stupì molto- e da quella volta voleva conoscermi. Mi piacque la sua musica da subito e lei anche di più. [...] era così diretta nelle cose che diceva e pensava, e allo stesso tempo così rilassata, così africana.”

A Monrovia, dove si trasferisce con la figlia Lisa, è accolta come una star. Entra presto a far parte dei circoli più in vista della città. In Africa si sente a casa, abbandonando alle spalle tutti i problemi legati alla vita privata e al lavoro. Ecco come esprime la ritrovata gioia di vivere “In Liberia era come essere a casa e mi piaceva tutto di quel paese. Mi piaceva percorrere tre miglia in due ore per andare in città, durante la stagione delle piogge, quando la strada per la spiaggia diventava fango e la pioggia batteva cosi forte sul vetro della macchina che non si vedeva niente [...] E mi piacevano le feste, il divertimento, il vino di palma. La Liberia era la libertà; dopo essere stata moglie, madre, attivista e star allo stesso tempo per tutti quegli anni, ora ero solo una madre con sua figlia felice a scuola e nessuno a controllarmi e dire che cosa dovevo fare.”

Dopo due anni anche il soggiorno africano si interrompe per un nuovo spostamento. Il motivo ufficiale è una istruzione adeguata per la figlia Lisa. Decide di trasferirsi con lei in Svizzera, per iscriverla ad un collegio. Nonostante la calda accoglienza dei fans europei che la riconoscono per strada, una profonda solitudine e nostalgia per l’Africa, l’assalgono.

“Dopo la Liberia, comunque, dovevo abituarmi alle facce bianche, e mi ci volle anche di più a smettere di affrontare le cose e le persone come se fossi in Africa. Dovevo ricordarmi di essere ritornata in Europa, dove le persone sono represse e riservate….”

Il primo tentativo di rientrare nel giro musicale, si dimostrerà disastroso; si affida ad una persona sbagliata che prima le promette una brillante carriera sotto la sua guida poi, dopo averla derubata e picchiata, la abbandonerà tramortita in un albergo di Londra.

Il tentato suicidio è il momento più disperato della sua vita, ma Nina Simone riesce a riprendere le redini della sua carriera, e lentamente, con ritrovata fiducia comincia una serie di tournées in Europa.

Uno spot di Chanel con la musica di “My Baby just Cares for Me” fa il giro di tutto il mondo e diventa un grande successo in pochissimo tempo.

La Francia diventa il paese di adozione di Nina Simone, dopo una vita intensa ed irrequieta come la sua. L’ultimo periodo lo trascorre nella sua casa A Carry-sur-le-Rouet vicino a Marsiglia, dove si spegne all’età di 70 anni, il 21 aprile del 2003.

“Non abbiamo altro scopo, per quanto mi riguarda, che riflettere il nostro tempo, le situazioni intorno a noi e le cose che sappiamo dire con la nostra arte, le cose che milioni di persone non sanno dire. Penso che questa sia la funzione dell’artista e, naturalmente, chi di noi è così fortunato, lascia un’eredità che sopravvivrà quando non ci saremo più”. (N. Simone)

E Nina Simone, l’ha fatto, a modo suo.

Biografia tratta da www.jazzitalia.net


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