Damasco, Siria, 30 dicembre 2012
(UPI)
Truppe ribelli sono state cacciate via dalle forze governative siriane in un distretto della città di Homs, uno luoghi maggiormente strategici nella guerra civile che sta opprimendo la Siria.
L’operazione ha inflitto un duro colpo non soltanto alle forze di opposizione. Da quanto affermano le forze ribelli, un pesante sacrificio è stato imposto alla popolazione residente.
Sarebbero oltre 200 i civili massacrati in Deir Baalbeh al termine di un conflitto durato diversi giorni. Un quadro ben peggiore, tuttavia, emergerebbe da alcuni reports in possesso della BBC circa le conseguenze sui civili.
Domenica scorsa un attivista del movimento di opposizione ha dichiarato alla CNN che «C’è un odore terribile. Riteniamo che il regime abbia bruciato molti corpi negli ultimi giorni. Diverse macchine sono arrivate stamattina portando via un numero indefinito di cadaveri. Non sappiamo ancora dove li portino».
La città di Homs costituisce una delle linee del fronte per molte delle sanguinose rivolte che infiammano la Siria da ormai due anni.
Purtroppo le notizie riguardo le asserite atrocità compiute si basano sulle dichiarazioni di un soldato siriano catturato, non possono perciò essere verificate oggettivamente. Tanto più che i giornalisti stranieri sono stati banditi dal paese.
Nella sede londinese dell’Osservatorio Siriano sui Diritti Umani si ritiene che i combattimenti su scala nazionale hanno continuato a verificarsi durante il fine settimana. Contestualmente è andata aumentando la pressione da parte delle truppe governative nei sobborghi della capitale Damasco.
Aumentano anche le speranze sulla la possibilità di impostare un negoziato di pace.
Questa settimana si sono incontrati il Ministro degli Affari Esteri russo Sergey Lavrov e l’inviato delle forze congiunte ONU-Lega Araba Lakhdar Brahimi per discutere su un piano di elezioni ed un eventuale governo di transizione.
Brahimi ha affermato che «I siriani manifestano violentemente il proprio risentimento. Da un lato il governo sostiene che stiamo facendo il nostro dovere per proteggere la gente dai … terroristi. Dall’altro lato si sostiene che il governo sia illegittimo. Siamo di fronte a due problemi differenti».
Sebbene la Russia sia stata un leale sostenitoredel Presidente Bashar al-Assad, Mosca ha assistito ad una trasformazione del conflitto verso una forma più settaria, in cui diversi gruppi ambiscono al potere.
Il 12 dicembre un incontro a Marrakech, in Marocco, dei paesi “Amici della Siria”, il fronte anti-regime guidato da Stati Uniti, Turchia e monarchie del Golfo, si è concluso con il formale riconoscimento della coalizione nazionale di opposizione quale legittima rappresentante del popolo siriano.
Il neo rieletto presidente degli Stati Uniti Barak Obama aveva affermato: «Abbiamo deciso che la Coalizione dell'Opposizione Siriana è ora sufficientemente inclusiva e rappresentativa del popolo siriano che si batte contro il regime di Assad». L’affermazione ha trovato prontamente il plauso di Francia, Inghilterra ed Italia.
In tale occasione la posizione della Russia è stata di opposizione, ritenendo che la decisione violasse gli accordi di Ginevra.
Sebbene la situazione siriana appaia ancora molto complessa, un’evoluzione nell’atteggiamento delle principali potenze della comunità internazionale può alimentare speranze di pace.