Siria e Turchia: una crisi o un test?

Creato il 25 giugno 2012 da Maria Carla Canta @mcc43_

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La Siria è diventata un grave pericolo. Anche i paesi vicino sentono l’impatto della violenza:  fra i rifugiati in Turchia, e nei  focolai di combattimento nelle strade di Tripoli  in Libano,  la pace dipende da minime  sfumature degli accordi tra cristiani e sunniti e sciiti.
I curdi iracheni  del Nord condividono con i curdi siriani l’ideale di un loro stato che periodicamente  induce la Turchia a pesanti repressioni militari.
Giordania e Israele guardano con preoccupazione alle bande della quotidiana guerriglia urbana. Jihadisti e  estremisti islamici armati entrano in Siria dai paesi limitrofi – ma anche dal Pakistan, Tunisia, Algeria e Kuwait. 

Gruppi ribelli conducono imboscate, attaccano i punti di controllo, distruggono la proprietà pubblica, uccidono militari  – circa 250 sono stati uccisi in dieci giorni tra fine maggio e inizio giugno. Inoltre rapine, stupri  e massacri di civili pro-regime  vengono spacciati come “è stato Assad!” ai media americani. Per fermare i ribelli  le forze di Assad bersagliano i  quartieri dove si nascondono i ribelli. E’ così che essi sperano di provocare un intervento militare dell’Occidente sapendo di non poter sconfiggere l’esercito siriano senza aiuto esterno. La descrizione è   esatta, altrettanto assente dai nostri media come da quelli americani.§§§L’esercito siriano non è equipaggiato soltanto per le sfilate celebrative del regime,  a differenza di quello libico,  ma  attrezzato  per la guerra.
I ribelli  sono stati progressivamente armati  dalle potenze straniere che li sostengono:  la famosa coalizione  “amici della Siria”  [ved SIRIA: la spudorata arroganza dei suoi “amici” warmonger  ].
Le loro file sono incrementate  da reduci  jihadisti  da  Afghanistan, Iraq, Libya   [ved.  Lo sceicco e il terrorista,dalla Libia alla Siria ]  oltre che da agenti delle forze speciali della coalizione, quali gli M16 britannici.
Anche così non possono  reggere il confronto, nemmeno con l’ulteriore aiuto d’ intelligence straniere che li guidano agli obiettivi da colpire . Non è estranea a questo nemmeno la UNSMIS ,  United Nations Supervision Mission in Syria,  comandata dal generale Robert Mood. Un membro della stessa  Missione lo accusa di  “agire per scopi propri”  e di  raccogliere dati al di fuori dei compiti assegnati dal mandato Onu; la stima sulla sua imparzialità  è tale che ormai  lo si  taccia apertamente di “spionaggio”.

Le notizie dei media siriani  non vengono rilanciate dalle testate occidentali  o sono assimilate a  propaganda di regime. Passata quasi sotto silenzio la consultazione  sulla nuova Costituzione  che ha sancito la fine del monopartitismo; qui il testo integrale sottoposto a referendum.
Le notizie delle fonti dei ribelli, invece,  sono abbondanti e riportate  in modo acritico. Illimitata credibilità va all’Osservatorio Siriano per i diritti umani, Sohr,  entità misteriosa con sede a Londra. La sua  inconsistenza è emersa platealmente obbligando i  membri a una pubblica lettera di scuse .
Grazie alla  notizie prive di verifica del Sohr, ogni giorno un numero impressionante di morti viene attribuito  al Governo, aggiungendo qualche tocco di colore che ne accresce la ferocia.  Per esempio, la  BBC  è stata colta (come per la Libia) con le mani nel sacco: in un servizio sul” massacro di Houla”  ha usato vecchie immagini scattate  in Iraq.   Smascherata dalla concorrenza, la BBC ha fatto ammenda, ma chi lo ha saputo al di fuori del Regno Unito?

Ci parlano, commentatori e politici, di “popolo siriano” in rivolta, comunicando occultamente l’idea che l’intera cittadinanza si ribelli a un tiranno indesiderato; le manifestazioni a sostegno del governo vengono taciute o considerate manovre del regime, quando non spacciate per manifestazioni dei ribelli.
Altrettanto si cela il fatto che i  rappresentanti della rivolta compongono almeno due diversi  comitati  che né l’Onu né i paesi  della coalizione riescono a mettere d’accordo per dare una parvenza di idealismo alla situazione conflittuale che perdura da quasi un anno e mezzo.

Una situazione  da cui non si sa come uscire  poiché  Russia e Cina  hanno finora votato contro ogni misura americana  in Consiglio di sicurezza. Alla Russia viene rivolta l’accusa di rifornire di armi Assad.  Accusa ovviamente rigettata,  ma in pratica ciò che la Russia fa è continuare le transazioni come in precedenza. Senza violare alcunchè dal momento che non vige un embargo [solamente oggi  è  posto seriamente  all’ordine del giorno  nella riunione  a livello di Ministri degli esteri della UE.] .
Armi di ogni genere arrivano  a tutti in Siria, con la differenza che  la Russia tratta con il Governo di uno stato membro dell’Assemblea ONU, i paesi  occidentali, più Arabia Saudita e Qatar,  con  bande che in parte essi stessi hanno organizzato nell’intento di rovesciare Assad,  incuranti  o intenzionati  a provocare lo sfacelo di questo stato multiconfessionale dove  immediatamente si accenderebbe lo scontro già  in atto nel mondo islamico fra Sciiti e Sunniti.
“Quello che era cominciato come rivolta laica anti-Assad in Facebook, somiglia sempre più a una jihad condotta dai fondamentalisti” scrive il Jerusalem Post.

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Il mistero degli aerei turchi


1) il caccia F4 abbattuto

Venerdì  22 giugno un jet  sicuramente turco è stato sicuramente abbattuto dagli apparati di difesa siriani. L’altra certezza è che il relitto riposa ora a una profondità di  1300 metri  in acque siriane.

Tutto il resto è gioco delle parti.

“Volava nel nostro cielo, afferma la Siria, e a bassa quota, anche se fosse stato di un altro paese lo avremmo abbattuto”.
“”Abbiamo chiesto alla parte turca di formare un comitato militare turco per venire ad ispezionare la scena, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.

“Volava in spazio internazionale, afferma la Turchia”. Però sabato  il  Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu  ha ammesso che l’aereo “potrebbe  aver sconfinato per errore”.

I militari vanno anche oltre nel dare conferma indiretta:  “gli sconfinamenti sono normali, l’abbattimento si poteva evitare” . [notizia e immagine  Corriere della Sera 25.6, Maurizio Caprara].

2) il Casa CN-235 non abbattuto

Aggiungono poi i militari turchi, in una riunione di domenica con gli Ambasciatori UE, che anche un altro aereo, un “Casa” spagnolo che seguiva la stessa rotta del jet segnalante difficoltà, era stato fatto segno di colpi sparati dalla contraerea siriana. 


La notizia di questo secondo aereo è data erroneamente da qualche testata che la definisce un “nuovo” incidente, anzichè un evento dello stesso giorno; viene inoltre riportato  che l’aereo -  Casa CN-235- è  un aereo da ricognizione.
Ma, se è esatto il nome del velivolo, si tratta di un aereo da trasporto tattico. Ovvero aerei che vengono anche impiegati per il rifornimento di carburante in volo.


Con un pò di maestria dei turchi nel dare informazioni e un altro pò di confusione involontaria dei media, è possibile che passi inavvertito che il jet abbattuto aveva in realtà un piano di volo di lunga durata, necessitante assistenza in quota.  Allora la contraerea siriana sarebbe più che giustificata nell’aver temuto un attacco aereo straniero. 

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Ankara ha chiesto immediatamente una riunione Nato,  appellandosi all’articolo 4 del trattato costitutivo dell’Alleanza che è chiamata ad intervenire nel caso uno dei suoi membri subisca un attacco.
Sembra a me palesemente falso sostenere che abbattere l’aereo, precipitato poi in acque siriane,  sia configurabile come aggressione della Siria alla Turchia.

A ogni buon conto  perché  i turchi hanno mandato da quelle parti un bombardiere, forse  insieme a un aereo da trasporto tattico?

Ricognizioni pro ribelli, magari in forma abituale alle quali i siriani hanno deciso di mettere uno stop?
Un test sulla tecnologia antimissile russa in possesso di Assad? Lo rivela il sito israeliano Debkafile,aggiungendo che l’aereo turco, invece,  aveva a bordo tecnologia fornita da Israele,  precisando  per onor di bandiera che il programma di fornitura era stato sospeso dai turchi prima di essere messo  perfettamente punto.

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Al  meeting Nato di Buxelles  la Turchia andrà preceduta dalla dichiarazione rilasciata dopo la riunione con i Ministri Estreri UE “La Turchia non ha intenzioni di fare la guerra a nessuno”. Ottima premessa, vista l’informazione della Debkafile di  qualche giorno fa, secondo la quale un intervento militare dell’Occidente sarebbe  già pianificato:

Fonti ufficiali Usa dicono che gli stati Uniti senza alcun dubbio pianificano un intervento militare in Siria.  L’intervento avverrà. Non è una questione di ‘se’, ma ‘quando’ “, il sito web israeliano DEBKAfile ha detto sabato citando  fonti anonime. “

Dalla situazione siriana occorre uscire, ma aprire un altro fronte mentre Obama è in campagna elettorale è credibile solamente  architettando  una situazione tale che astenersi davanti alla pubblica opinione significherebbe perdere le elezioni.
Non basta, dunque, questo incidente non ancora chiarito. Potrebbe solo essere un inizio o  più probabilmente una delle forme di pressione con le quali si sta lentamente piegando la resistenza dei siriani che vogliono un cambiamento diverso dalla guerra civile.

AGGIORNAMENTO DOPO VERTICE NATO
26 giugno

 Ribadito che l’abbattimento è inaccettabile.  La sicurezza dei paesi Nato è indivisibile, tuttavia il segretario generale

Rasmussen ha però spiegato che l’articolo 5 della Nato, che chiede agli stati membri di considerare l’attacco a un paese come l’attacco a tutti i membri dell’alleanza, non è stato discusso. “Siamo con la Turchia in spirito di solidarietà”, ha aggiunto.

Da chiarire l’imprecisione delle notizie riportate dai media:  la Turchia ha richiesto la riunione in base all’articolo 4 :
Articolo 4 Le Parti si consulteranno quando, secondo il giudizio di una di esse, ritengano che l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate.

Mentre è  l’articolo 5 che comporterebbe un effettivo coinvolgimento militare dei paesi membri:
Articolo 5  Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell’America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’art.51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria….  qui in integrale  il Testo del Trattato Nato


La Turchia afferma che cambierà le regole d’ingaggio per rispondere alle violazioni sul confine siriano…

Qualunque fosse lo scopo della provocazione turca, qualora non si sia trattato di un errore di volo preso a pretesto per far salire la tensione, non sortisce effetti di escalation militare. 

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AGGIORNAMENTO DOPO SUMMIT  GINEVRA
30 giugno
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Il  testo del documento finale è visibile nel sito delle Nazioni Unite di Ginevra  . Link 

 In sostanza  i partecipanti hanno ribadito il piano  in sei punti  di Kofi Annan, incaricato Onu Link  la cui applicazione è finora fallita.

Ribadita, pertanto, la richiesta di cessazione immediata delle ostilità, senza attendere che lo faccia l’altra parte; il rilascio dei prigionieri; la libertà di circolazione dei giornalisti e delle organizzazioni umanitarie, l’avvio di un processo politico aperto con la formazione di un governo di transizione, dal quale  non dovranno essere  escluse personalità  politiche del presente governo o dei gruppi di opposizione. 
Non è stata  formalizzata la richiesta di dimissioni di Assad,  sebbene Hilary Clinton in una intervista abbia nuovamente ribadito che “Assad ha i giorni contati”.
Non è stata nemmeno citata  la svolta già messa in atto da Assad : la bozza di nuova Costituzione  che segna la fine del regime a partito unico e che è stata sottoposta a  referendum . Qui  http://www.sana.sy/eng/337/2012/02/18/401178.htm  il testo che è stato accettato  a maggioranza dagli elettori .  

In questa intervista Link il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov dichiara di aver bloccato la una  richiesta di qualche stato per una nuova risoluzione Onu, sottolinea che il summit non ha posto condizioni per l’avvio del processo democratico, e informa di essere in contatto anche con i gruppi di opposizione che vogliano inserirsi nel processo democratico. Ed è ovviamente l’unica voce che attribuisce a certi gruppi armati della rivolta la precisa intenzione di espandere la violenza e il terrore fra la popolazione.

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I commentatori politici trarranno da questo incontro certamente delle sottili considerazioni. Dal mio punto di vista, appare un atto formale per  salvare il fallimento della missione Onu , un raffreddare i toni  mediatici e diplomatici dopo la vicenda del jet turco abbattuto  e la decisione della Turchia di rafforzare le sue frontiere;  nonché una mossa che tiene gli Usa in primo piano senza che sia necessario premere sull’Onu per un invio massiccio di caschi blu.

Non comprendo come potranno ritenersi soddisfatte le organizzazioni dei ribelli, né come il governo potrà cessare la repressione essendo ipotesi assai dubbia che non avvengano più attentati come quelli dei giorni scorsi e che i ribelli stanziati nei quartieri si disperdano.

Non credo, pertanto, che oggi il vertice abbia impresso una svolta alla situazione nel paese; nulla accadrà in vista della fine delle violenze fino a che si continueranno ad armare i gruppi indiscriminatamente rafforzando i terroristi che combattono nominalmente contro Assad, in realtà contro la popolazione.


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documenti e articoli della bibliografia Siria in  http://www.searcheeze.com/p/mcc43/siria