Ho riflettuto sul contenuto da postare qui nel mio blog per il blogging day dedicato al sostegno del popolo della Siria
http://www.facebook.com/events/290253324420204/?fref=ts
Ho deciso che mille mie parole non possono avere il peso, il valore, la concreta possibilità di scuotere le coscienze quanto le parole di siriani che soffrono le violenze subite dal proprio popolo ad opera di un regime che sopprime ed uccide in modo barbaro, disumano: corpi maciullati dai cingolati, teste mozzate, arti tagliati.
Un popolo che vorrebbe essere ascoltato ed è invece attaccato con le armi. Non ci si limita ad uccidere: si infierisce con crudeltà e ferocia.
Ho chiesto quindi a due siriani di inserire qui i loro pensieri: ANWAR SAFI e AYA HOMSI, blogger italo siriana.
Riporto qui un pensiero di Anwar Safi:
“Ho apprezzato tantissimo i messaggi ricevuti in privato a proposito della foto condivisa ieri sul mio diario della bambina siriana uccisa a sangue freddo dai soldati di Assad, e li capisco!
Essendo di origine siriana, sono rimasto come una delle pochissime pecore nere a resistere nel non pubblicare le crude e bruttissime immagini che raccontano le atrocità e le brutalità commesse dal boia di Damasco ed i massacri a carico del popolo siriano.
Vedete cari amici, io ho pianto moltissimo nel vedere la gente del mio Paese d’origine massacrata, bombardata, costretta a lasciare la propria casa, per fuggire nell’ignoto. Ho perso amici, cugini. Ho visto le città della Siria distrutte dal furore pazzesco di Assad il boia.
Mi dispiace aver urtato i sentimenti di alcuni, ma il silenzio è spesso socio di chi uccide…..”
Concludo questo mio post sul blogging day dedicato alla Siria, con un pensiero che la blogger italo siriana AYA HOMSI mi ha gentilmente inviato poche ore fa:
“Mentre continuano i bombardamenti in Siria,aumentano i bambini orfani, le donne vedove, la fame e la violenza, l’Occidente ancora si chiede chi uccide chi… come se ci fosse differenza in questi casi o come se legittimasse il disinteresse generale verso la causa… Non si considera più il fatto che una dittatura di 43 anni sia già la prima violenza contro una popolazione…! La rivoluzione siriana è una rivoluzione nella rivoluzione, i siriani hanno ceduto il pane in cambio della dignità, le donne sono in prima fila assieme ai loro figli, mariti e padri… a noi non resta che scegliere se essere al loro fianco o continuare a fregarcene… noi scegliamo la prima.”
Non posso e non voglio aggiungere altro a queste parole di dolore.
(Illustrazione di Stefania Spanò)
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CONTATTI 11 NOVEMBRE 2012: 7.389