Le fonti citate da Debka avrebbero confermato che la decisione di inviare moderne attrezzature militari al rais siriano è giunta dai piani più alti del Cremlino, vale a dire da Vladimir Putin in persona, che avrebbe voluto così rispondere ad un presunto piano predisposto da Washigton, Ankara, Ryiad e Teheran per provocare la caduta di Assad. Mosca, si sa, non pensa affatto che la soluzione del conflitto che dal 2012 passi per un cambio di regime: durante il suo recente incontro con il suo omologo saudita Adel Al-Jubair, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto a chiare lettere che la Russia non sosterrà alcuna soluzione che vada a toccare il ruolo di Assad a Damasco.
È chiaro perciò che gli aerei giunti ieri alla base di Mezze contenevano un messaggio implicito di Putin per Washington e Ankara: la Russia si opporrà a qualsiasi piano che stabilisca una no-fly zone in Siria come pure a ogni tentativo di destabilizzazione e di intervento nel conflitto posto in atto dagli Usa e dalla Turchia. Non a caso, Mosca ha inviato a Damasco proprio sei MiG-31, come a rispondere ai sei caccia F-16 che gli Usa hanno dislocato lo scorso 9 agosto nella base turca di Incerlik. E c’è da aspettarsi che se Barack Obama decidesse di dislocare altri caccia in Turchia, Putin risponderebbe inviandone altrettanti in Siria.