Cosa facciamo?… cosa possiamo fare per loro? Personalmente non ho una risposta. Io qui non posso fare altro che scrivere e ricordare con Dante i tiranni dell’antichità: Alessandro, Dionisio e poi, assieme ad essi, anche gli orchi del Medioevo, come Ezzelino, che da quei secoli bui senza meno fece di tutto (ma invano) per riuscire a sottrarre a Bashar la sua palma della nequizia bestiale. Ma soprattutto ricordo quel simbolo del Minotauro di Creta che il Pellegrino infernale descrive giù in fondo, dentro quel buio maligno, e presso il fiume che è sangue bollente, il Flegetonte. Non ci son dubbi, il Minotauro dantesco introduce all’enigma della violenza e terrore che sgorga dall’arroganza dei despoti e dal pensiero malato che vuole imposizioni politiche senza rispetto di leggi liberamente richieste dai molti che lui governa e di cui lui dovrebbe riuscire a interpretare i più giusti pensieri. Ogni tirannide è invero un grande mistero: essa si fonda sull’ignoranza. E la protegge. Ne è ossessionata.
Il Minotauro dantesco è guardiano di una fra le evidenti “ruine” d’inferno: una gran frana, una breccia e spaccatura dentro la terra. Lui la controlla. La fenditura minaccia di farsi sempre più larga e illuminare i perversi segreti. Ma ora… ecco, qualcosa succede: Dante (che è l’uomo/umanità) è disceso dentro quel nero… e lo descrive, e lo misura. Le sue parole, la sua verità che è sincera, tolgono buio a quella fossa tremenda, ci fan sentire i suoi limiti. E quell’orrore che nasce nella coscienza maligna ora non è più infinito. No, è evidente, perché non è più coperto dalla vaghezza che è indeterminata e, per questo, incontrollabile. La conoscenza del Pellegrino, dice Virgilio, dà al Minotauro il suo «colpo mortale». Allora, che dire?… Benediciamo — da anime del nostro tempo — i civili interventi dell’uomo contro gli ‘stati canaglia’ sempre ancorati a ideologie comuniste di frode e poi a materialismi coatti e tirannidi e teocrazie. Benediciamo il potere di Internet e libertà di confronto: che possa essere filo e corona di luce nel labirinto siriano, senz’altro, luce di Arianna nei luoghi oscuri e infernali del mondo. E porti un’equa chiarezza fra i vari stili di vita, i migliori e gli infami. No, io non credo alla forza e alla spada di Teseo, ma alla potenza che nasce dai nessi delle obiettive comparazioni. Quella è più forte di tutte, e poi brucia, è più calda del Flegetonte… è la vergogna.
Marino A. Balducci
M.A. / Ph.D. University of Connecticut – U.S.A.
Professor of Italian Studies (Literature and Art History)
Director of Graduate Research / Divine Comedy Project Coordinator
Carla Rossi Academy – International Institute of Italian Studies
(NPO in collaboration with Harvard University U.S.A. since 1998)