Sissi...non il mito ma la realtà

Creato il 23 agosto 2010 da Lalenene @Irene_Marziali

E' davvero molto tempo che desidero dedicare un post a questa donna meravigliosa, ed è altrettanto tempo che ci lavoro su. Sul web, e non solo, si trovano miriadi di informazioni concordi e contrastanti sulla famosa Imperatrice Sissi. Perciò c'è voluto un lungo lavoro per scegliere e riassumere tutte le info che ho trovato. Spero sarete comprensive e se dimentico qualcosa (come probabilmente accadrà) o avete altre domande al riguardo vi prego di scrivere un commento sotto il post non anonimo e sarò felicissima di ampliare l'argomento.
Intanto c'è da distinguere la Sissi dei film e la vera Elisabetta. Ho deciso di occuparmi solo della vera Elisabetta, non solo perché dedicando il post a Elisabetta è giusto parlare di lei e non del mito che è stato creato sulla sua persona, ma anche perché la Sissi dei film e dei cartoni animati è già conosciuta fin troppo bene da ognuno di noi. Meno nota è invece la VERA Sissi.
Elisabetta Amalia Eugenia (detta Sissi) nacque il 24 dicembre 1837 a Monaco di Baviera, quarta dei dieci figli del duca Massimiliano Giuseppe ( detto Max) e di Ludovica di Wittelsbach, figlia del Re Massimiliano I di Baviera. Entrambi i suoi genitori erano di famiglia nobile, ma solo la madre apparteneva al ramo reale della famiglia. Elisabetta trascorse la sua infanzia serenamente a Monaco nel palazzo di famiglia, mentre i mesi estivi erano trascorsi nel castello di Possenhofen, una residenza a cui la giovane duchessa, amante della natura, era molto legata. Di animo sensibile, fu cresciuta con semplicità, abituata a trascurare i formalismi e ad occuparsi piuttosto di chi aveva meno possibilità di lei: poveri e malati. La sensibilità d'animo di Sissi fu positiva per un periodo della sua vita perché la portò ad essere diversa dalle altre appartenenti a famiglie nobili, per niente snob e aristocratica ma attenta ai bisogni e alle disgrazie altrui nonché sensibile al fascino della natura e degli animali, ma spianò la strada alla fragilità emotiva che caratterizzò il resto della sua vita. Fin da piccola dimostrò un'anima appassionata, viva, irruente. Era allegra, gioviale, amava la compagnia dei fratelli ma ogni tanto sentiva il bisogno di isolarsi. All'età di 14 anni, come tutte le adolescenti, anche Elisabetta si innamorò, purtroppo però dello scudiero stipendiato di suo padre, certo non un buon partito per lei. Il giovanotto fu allontanato e mandato altrove con un altro incarico. Una volta tornato a Monaco, in breve tempo si ammalò e morì. Elisabetta ne fu sconvolta e attraversò un periodo di totale chiusura in se stessa, durante il quale impiegava il tempo scrivendo poesie per il suo amore finito in tragedia. In quello stesso periodo, l'inverno del 1853, erano in corso le trattative tra la duchessa Ludovica ( madre di Sissi) e sua sorella, l'arciduchessa Sofia, per far sposare la figlia della prima nonché sorella di Sissi, Elena,  col figlio della seconda, l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria. La scelta dell'arciduchessa Sofia cadde su Elena ( detta Nenè ) dopo due falliti progetti con principesse prussiane e sassoni, perché desiderava insediare accanto al figlio una tedesca, rafforzando il ruolo dell'Austria nell'area germanica. Benché Elena non fosse membro diretto di una famiglia reale, rappresentava comunque un legame con la Baviera, una delle regioni tedesche più fedeli all'Austria, ed era ovviamente di famiglia nobile addirittura strettamente imparentata con quella reale. Le due sorelle decisero di far incontrare i due futuri sposi a Ischl, residenza estiva dell'imperatore, durante la festa di compleanno di quest'ultimo con l'idea di annunciare pubblicamente il loro fidanzamento in quell'occasione. Ludovica decise di portare con sé anche Elisabetta, che inizialmente non volle partire volentieri, nella speranza di strapparla alla malinconia nella quale era sprofondata e con l'intenzione segreta di combinare il suo fidanzamento con Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco Giuseppe.Così la sorella minore sarebbe diventata Imperatrice e l'altra sarebbe comunque entrata a far parte della famiglia reale.  La duchessa Ludovica e le figlie arrivarono a Ischl il 16 agosto 1853. Nel pomeriggio ci fu un primo incontro con l'Arciduchessa Sofia, il figlio Francesco Giuseppe e Elisabetta di Prussia, un'altra sorella di Ludovica e di Sofia. Fin da quel primo e formale incontro, fu evidente che Francesco Giuseppe si fosse infatuato non di Elena, ma della più giovane e infantile Elisabetta. L'arciduchessa Sofia scrisse a sua sorella, Maria di Prussia, riguardo a suo figlio e a questo incontro: «Era raggiante, e tu sai come il suo volto si illumina quando è contento di qualcosa. La cara piccina non aveva la minima idea dell'impressione da lei destata in Franzi. Fino all'istante in cui la madre le parlò apertamente, Sissi era solo intimidita e intimorita dalla gente che stava intorno». Possiamo dire che fu veramente amore a prima vista, soprattutto per lui. Elisabetta era inconsapevole di tutto, ignara delle regole di corte e dei formalismi connessi, quindi apparì ai suoi occhi com'era: spontanea, innocente e luminosa anche se poco regale; Elena invece, tutta composta e attenta a comportarsi come ci si aspetta dalla prescelta Imperatrice, non scatenò in lui niente oltre al semplice affetto per una cugina. Il giorno dopo Francesco Giuseppe disse alla madre che la sua scelta era caduta su Elisabetta, nonostante l'arciduchessa Sofia preferisse Elena. Nel ricevimento dato quella sera, l'imperatore ballò il cotillon con Elisabetta, un chiaro segno per tutti della sua preferenza, ma non per Sissi che non comprese. Anche durante la cena del 18 agosto, compleanno di Francesco Giuseppe, Elisabetta fu fatta sedere accanto a lui. Il giorno seguente Ludovica, per conto dell'imperatore, chiese a Elisabetta se era decisa a sposare il cugino Franzi, e naturalmenten Elisabetta acconsente, ormai anche lei innamorata. Iniziarono le trattative con la Santa Sede per ottenere la necessaria dispensa papale, perché Elisabetta e Francesco Giuseppe erano primi cugini. Questa stretta parentela, come di consueto per quel tempo, non fu considerata, nonostante diversi membri della famiglia Wittelsbach avessero già mostrato le tare ereditarie della loro dinastia.

Elena di Baviera

Naturalmente la scelta di Francesco Giuseppe viene rispettata, scelta che si rivelerà l'unica cosa fuori dagli schemi che farà in vita sua, ma si rende necessario educare Elisabetta, che ama Francesco ma che non è affatto pronta a diventare Imperatrice, completamente ignara di qualsiasi cosa riguardi la vita di corte e i doveri della moglie dell'Imperatore d'Austria. Elisabetta ritorna in Baviera, dove ha inizio un lungo lavoro di "trasformazione" , penoso per i suoi insegnanti e per lei, scoiattolo irrequieto più che pacata signorina, che dovrà imparare il francese, l'italiano e soprattutto la storia dell'Austria, nonché a camminare, parlare e comportarsi da Imperatrice, cioè seguendo tutte quelle regole formali che ha sempre odiato.  Così il momento più bello della sua vita, quello di sposare l'uomo che ama, coincide con quello più penoso: assumersi la responsabilità di Imperatrice d'Austria, compito che non le piace e che le piacerà sempre meno, col passare del tempo. Durante il periodo di istruzione intensiva conosce però un conte ungherese, Janos Majlath, che è lì come insegnante e che le racconta del suo paese, l'Ungheria, allora "bistrattata" dagli Austriaci. Un anno dopo, pieno di debiti, Majlath morirà suicida, ma intanto l'amore di Elisabetta per l'Ungheria era sbocciato in lei, amore che l'accompagnerà per tutta la vita. Nello stesso periodo fu allestito rapidamente il corredo della sposa, pagato quasi del tutto dall'imperatore e non dal padre della sposa, come avrebbe dovuto essere. Nel marzo 1854 fu ufficialmente firmato il contratto nuziale e la dote fu fissata in 50.000 fiorini pagati dal duca Massimiliano e 100.000 fiorini pagati dall'imperatore. Il 20 aprile 1854 Elisabetta lasciò la sua casa paterna di Monaco. Il viaggio durò tre giorni e il 23 aprile la futura imperatrice fece il suo ingresso ufficiale a Vienna, dove ricevette una calorosa accoglienza. Le nozze furono celebrate con grande sfarzo il 24 aprile 1854, di sera, nella Chiesa degli Agostiniani. Lei ha sedici anni e lui ventiquattro. Dopo i numerosi festeggiamenti, la coppia fu condotta nella camera da letto soltanto dalle rispettive madri, contrariamente alle usanze del tempo che prevedevano la presenza di numerose persone. Le nozze furono comunque consumate la terza notte, si dice per desiderio della stessa Sissi a cui il marito accondiscese. Fin dal suo primo ingresso a corte, Elisabetta dovette accorgersi delle difficoltà che l'attendevano. Entra in un mondo nuovo, austero, che si scontra con il suo carattere forte e ribelle; la vita di corte è dura, il protocollo da seguire è troppo rigido, le dame di compagnia sono molte, la soffocano, le impediscono di vivere, le tolgono l'intimità. La giovane imperatrice si sente prigioniera di una gabbia d'oro, e inoltre il suo amato Franz è occupato a svolgere i vari compiti da Imperatore e spesso è costretto a lasciarla sola. Lei si annoia e inizia a scrivere un diario, a cui affida i suoi pensieri, le sue delusioni. L'arciduchessa Sofia si prese l'onere di trasformare la nuora in una perfetta imperatrice, e nel farlo la costrinse a sottostare in maniera ferrea all'etichetta, finendo per inimicarsi Elisabetta e apparendo ai suoi occhi come una donna malvagia. Solo successivamente Elisabetta si rese conto che la suocera aveva agito sempre a fin di bene, ma in maniera imperiosa e imponendo sacrifici. A differenza di Sofia, che era rispettata da tutta la corte, Elisabetta veniva criticata per i suoi natali umili, per la sua scarsa educazione e per la sua inesistente attinenza alla vita di società. Quando rimane incinta, si sente ancora più sola, l'imperatore è impegnato a seguire, se pur da lontano, gli svolgimenti della guerra di Crimea. Il 5 maggio del 1855 nasce un bambina, che si chiamerà Sofia come la nonna. E' chiaro che l'Impero avrebbe desiderato un maschietto e prima fra tutti l'arciduchessa Sofia, ma è ugualmente festa. Franz, dal canto suo, è felice, ama la moglie e solo questo importa. Come è uso nella corte, la bimba viene tolta alle braccia della madre, per essere affidata alle cure della nonna e delle bambinaie e la sua culla viene portata in una stanza lontana da quella dei genitori, più vicina alle stanze dell'Arciduchessa, che sarà sempre molto legata alla nipote. Elisabetta, che vorrebbe poter avere la gioia di crescere sua figlia non si da pace. Non potendo fare niente per cambiare le cose, rimaste così per secoli, si sfoga con lunghe e impetuose cavalcate, naturalmente accompagnata dalla disapprovazione della suocera. Il dolore e il risentimento non offuscano la bellezza della giovane sovrana, anzi la notizia del suo fascino supera i confini dell'impero. Il 12 luglio 1856, poco più di un anno dopo, nasce la secondogenita Gisella, anch'ella allevata dalla nonna.  Nel settembre di quell'anno Elisabetta iniziò a far valere i suoi diritti di madre e durante un viaggio in Stiria e nella Carinzia Elisabetta riuscì a ottenere che la figlia Sofia accompagnasse lei e il marito durante il loro viaggio in Italia nell'inverno tra il 1856 e il 1857. Durante quel viaggio si riavvicinò molto al marito, solitamente compiacente con l'arciduchessa Sofia, e capì che i viaggi di Stato erano un'occasione preziosa per stare da sola col marito senza l'oppressione della suocera. Non altrettanto bene vanno le cose dal punto di vista politico. Per la prima volta l'imperatrice, sempre acclamata da folle festanti, si rese conto che l'impero non aveva il consenso di tutte le sue popolazioni. Il regime militaristico austriaco aveva portato come conseguenza il disprezzo e l'odio degli italiani nei confronti degli austriaci. Elisabetta, solitamente pronta ad assentarsi dagli impegni ufficiali a Vienna, rimase tuttavia accanto al marito in difficoltà per l'intero programma di viaggio nel Lombardo-Veneto. A Venezia Elisabetta, Francesco Giuseppe e la piccola Sofia attraversarono Piazza San Marco acclamati soltanto dai soldati austriaci, mentre la folla di italiani rimase in silenzio. Il console inglese lì presente riferì a Londra: «Il popolo era animato da un unico sentimento, dalla curiosità di vedere l'imperatrice la cui fama di donna meravigliosamente bella è arrivata anche qui» . E questo già dice tutto.Il popolo comincia a nutrire speranze in Elisabetta e della sua possibile influenza positiva sul marito. Poche settimane dopo dal rientro dall'Italia, si prospettava un altro viaggio di Stato in un'altra inquieta provincia, l'Ungheria. Tra i magiari era già risaputo che la giovane imperatrice nutriva un profondo interesse per la loro cultura, grazie alle lezioni dategli dal conte Mailáth, e speravano che influenzasse positivamente il marito. Infatti Elisabetta riesce ad ottenere dal marito l'amnistia per i ribelli, compiendo così un primo passo per la riconciliazione dei due paesi. Anche stavolta Elisabetta si scontrò con la suocera, riuscendo a ottenere la presenza delle sue bambine per il viaggio. Come nel Lombardo-Veneto, anche in Ungheria la coppia imperiale fu accolta con freddezza, sebbene la bellezza dell'imperatrice ebbe il suo solito successo. Durante il viaggio nelle provincie ungheresi, la piccola Sofia si ammalò. La diciannovenne imperatrice vegliò per undici ore sulla figlia, che spirò il 19 maggio 1857. Quando tornarono a Vienna, Elisabetta si chiuse in se stessa e nella sua solitudine, rifiutando di mangiare e di apparire in pubblico. L'imperatrice, che aveva insistito sulla presenza delle bambine durante il viaggio, rinunciò al suo ruolo di madre, ritenendosi colpevole della morte della figlia, e affidò Gisella all'educazione della nonna.Nel frattempo rimane nuovamente incinta e il 21 agosto 1858 nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria, il tanto atteso erede. Il parto risultò piuttosto difficoltoso e Elisabetta si ammalò e la febbre le tornava a distanza di brevi periodi; dal momento che tra l'autunno e l'inverno, le sue condizioni non erano ancora migliorate, furono convocati la duchessa Ludovica e il medico di famiglia dei Wittlesbach. La diagnosi di quest'ultimo rimane sconosciuta e nei diari dell'arciduchessa Sofia ci sono solo accenni a dei sintomi: febbre, debolezza, mancanza di appetito.
Nel 1859 scoppia la seconda guerra d'indipendenza ed è un anno difficile per l'Austria, l'Italia ha affilato le sue armi in silenzio. Ora, dopo anni di sofferenze e di morti per la libertà, affronta il suo nemico, con l'appoggio di un grande vicino, la Francia. Poiché i patti hanno stabilito che Napoleone III interverrà soltanto se l'Italia sarà attaccata, gli Italiani provocano il nemico in tutti i modi e Francesco Giuseppe, non prevedendo il tranello, invia un ultimatum a Vittorio Emanuele II, re del Piemonte, che naturalmente lo respinge. E' fatta, ed inizia quella che sarà una guerra cruenta, come purtroppo lo sono tutte le guerre. Elisabetta accompagnò il marito sino a Mürzzuschlag e al momento del commiato si appellò al conte Grünne, generale austriaco: «Lei manterrà certamente ciò che ha promesso e starà molto attento all'imperatore; la mia unica consolazione in questi tempi terribili è che lei lo farà sempre e in ogni circostanza. Se non ne fossi convinta, morirei per l'angoscia».
Francesco Giuseppe, nonostante il momento drammatico, non tralascia di scrivere alla sua adorata Sissi, che nonostante il periodo di forte depressione si prodiga per i feriti in patria ( esattamente come si disinteressa di ogni impegno sociale da Imperatrice) organizzando un ospedale militare nel castello di Laxenburg, poiché i normali ospedali non avevano posti a sufficienza. L'Austria perde la Lombardia ma conserva il Veneto, l'armistizio di Villafranca ha fermato un conflitto che prometteva bene per l'Italia ed ha interrotto il sogno degli insorti. Per Elisabetta inizia un periodo infelice. E' inquieta, fa drastiche cure dimagranti, si sottopone ad una ginnastica estenuante ed a sfiancanti cavalcate. Insieme alla crisi politica del 1859-60, si sviluppò anche una crisi privata della coppia imperiale, dovuta ai soliti contrasti con l'arciduchessa Sofia e al dilagare, per la prima volta in sei anni di matrimonio, di notizie riguardanti le infedeltà di Francesco Giuseppe, che rappresentava per lei l'unico legame con una corte che non amava, legame ora che pareva vacillare. In aggiunta alla delicata situazione, nel maggio 1860 giunse anche la notizia dell'imminente crollo del Regno di Napoli, assediato dai garibaldini. Sebbene Francesco Giuseppe e l'arciduchessa Sofia fossero favorevoli ad aiutare i Borboni, le condizioni economiche dell'Austria non lo permettevano; la preoccupazione per l'amata sorella Maria Sofia ebbe su Elisabetta un'influenza negativa, inficiando anche i suoi rapporti col marito. A luglio Elisabetta prese con sé Gisella, lasciò improvvisamente la corte di Vienna e si diresse a Possenhofen. Tuttavia, per evitare uno scandalo, dovette tornare a Vienna per il compleanno del marito, il 18 agosto.Nell'ottobre del 1860 la salute dell'imperatrice subì un tracollo, dovuto a numerose crisi nervose e cure dimagranti. Il dottor Skoda, specialista in malattie polmonari, consigliò una cura presso un paese dal clima caldo: a suo parere la sovrana non sarebbe riuscita a superare l'inverno a Vienna.Fu consigliata Madeira, forse su volere della stessa Elisabetta: l'arcipelago portoghese, infatti, non era un luogo rinomato per la cura di malattie polmonari, come lo era ad esempio Merano. Molto probabilmente l'imperatrice scelse un luogo così lontano per evitare troppi contatti con Vienna e l'imperatore. La diagnosi è tubercolosi. La corte viennese si indignò per la partenza della sovrana tanto quanto nel resto del mondo ci fu una generale preoccupazione per l'imperatrice "in fin di vita" (la regina Vittoria mise a disposizione per Elisabetta il suo panfilo privato Victoria and Albert). Con tutta probabilità i disturbi fisici di Elisabetta erano dovuti a un disturbo psichico: la storica Brigitte Hamann ipotizza che l'imperatrice d'Austria soffrisse di una forma di anoressia nervosa, la quale comporta irrequietezza, rifiuto del cibo e del sesso. Ciò potrebbe anche spiegare il fatto che Elisabetta sembrava riprendersi subito non appena si allontanava da Vienna e dall'imperatore.Elisabetta fa ritorno in patria ma purtroppo la tregua è breve, e non appena tornata ricade in malattia e in un profondo stato di depressione. Questa volta parte alla volta di Corfù, dove la assisterà la sorella Néné, chiamata per desiderio di Francesco Giuseppe, che è sempre più angosciato per la salute della moglie.  Ad Agosto del 1862, dopo due anni di assenza, Elisabetta torna a Vienna, ma la coppia decide di stabilirsi a Schonbrunn, dove lei si sentirà più libera. Ora riprende a cavalcare, a passeggiare, e sente il marito più premuroso e vicino.  Il 10 marzo 1864 muore il re Massimiliano di Baviera e sale al trono suo figlio Luigi, all'età di diciannove anni.F. Giuseppe, preoccupato della politica sempre più nazionalista della Prussia, ad opera del Bismarck, ha bisogno dell'appoggio della vicina Baviera, ma teme l'inesperienza del giovane principe. Per suggerimento del marito, Elisabetta cerca di stabilire dei contatti con questo lontano cugino, di cui si ricorda appena e che era piccolo, quando lei ha lasciato Monaco. Gli incontri avvengono a Bad Kissingen, dove tutti i principi europei vanno curare i loro malesseri d'estate. Luigi II è affascinante, raffinato, è alto un metro e novanta ed ha un corpo che sembra scolpito. Farebbe la felicità di molte donne ma egli preferisce gli uomini e la sua omosessualità va via via manifestandosi, prima con pudore poi in maniera più aperta, senza complessi. Il rapporto tra i due cugini si intensifica, sono ambedue sulla stessa lunghezza d'onda, narcisisti, distaccati dalla massa delle persone banali, delicati nell'animo, amano la poesia e la musica. Lui, oltre alla musica si invaghisce di un musicista, Wagner, di cui diventa il mecenate; lo vizia, lo finanzia, gli mette a disposizione una villa sontuosa. Wagner dal canto suo preferisce Cosima Liszt, figlia del celebre compositore. Questo strano ménage crea scandalo e pettegolezzi tra i perbenisti di Monaco. Invano Elisabetta cerca di mettere in guardia Luigi, perché lui è estroso, bizzarro, noncurante della sua diversità e i suoi atteggiamenti sono il preludio della sua futura pazzia, una tara di famiglia.Intanto il cognato Massimiliano e la moglie Carlotta sono partiti per il Messico, dove li spinge l'ambizione di possedere un impero e alla cui decisione l'arciduca è giunto dopo varie titubanze. Anche F. Giuseppe e sua madre sono scettici su questo progetto, ideato da Napoleone III, mosso in fondo solo dai suoi interessi in quel paese straniero. Questo folle passo costerà ai due giovani coniugi un prezzo altissimo, infatti Massimiliano non tornerà.

Franz

Nel 1866, l'Austria affronta la tigre prussiana in un'altra guerra.  Tutto ciò che Elisabetta ha fatto per l'Ungheria le viene ampiamente ripagato, il popolo la adora e i rapporti diplomatici sono diventati buoni, anche da quando il conte Giula Andrassy, fa da tramite tra lei e il paese. Andrassy è bello, ricco, ha vissuto per molto tempo all'estero, perché perseguitato politico e condannato all'impiccagione per i suoi precedenti rivoluzionari. Ora che è stata concessa l'amnistia, può godersi la sua patria, senza nascondersi, ma soprattutto può frequentare l'imperatrice, per ragioni politiche certo, ma, al di là di ogni ragione politica, egli vede in Elisabetta la donna, di cui sicuramente è innamorato devoto.L'8 giugno 1867 è una data memorabile, F. Giuseppe ed Elisabetta vengono incoronati sovrani d'Ungheria. Alle quattro del mattino un rimbombo di cannoni ha annunciato alla gente di Buda l'evento straordinario. La cerimonia si svolge sfarzosa e solenne nella cattedrale Mathias, ove risuonano le note della Messa dell'incoronazione di Liszt; sarà G. Andrassy ad incoronare il suo re e la "sua" regina. L'Impero, così rinnovato su base dualistica, assume la denominazione di Impero austro - ungarico e viene ripartito in due zone. Il 1867 che è iniziato serenamente per i due reali d'Austria, si addensa di nubi verso la metà del suo corso: Massimiliano muore a Querétaro il 19 giugno, undici giorni dopo l'incoronazione del fratello.

Gisella e Maria Valeria

Verso la metà del 1867 Elisabetta scopre di aspettare un altro bambino, ora è più sicura di sé, più forte. Non permetterà a nessuno di manipolarle anche questo figlio, come è successo per Gisella e Rodolfo, è anche maggiormente matura e consapevole nell'affrontare la nuova gravidanza. Sta attenta a non commettere imprudenze, non cavalca come faceva un volta e non si sforza agli attrezzi ginnici, ha deciso che partorirà in Ungheria. Il parto, infatti, avviene a Buda - Pest il 22 aprile 1868: è una bimba a cui viene dato il nome di Maria Valeria. Cosciente della dura educazione imposta agli altri figli, memore della sorte crudele che le ha strappato Sofia, Elisabetta moltiplica le premure nei confronti dell'ultima nata, quasi ossessivamente, che diventerà la sua prediletta. Anche questa volta una femmina non ha creato entusiasmo, soprattutto tra gli Ungheresi che volevano un erede, per farne il loro re.Il ménage familiare tra Sissi e Franz sembra aver trovato un equilibrio, finalmente si accettano per quel che sono e conoscono le loro differenze, che sanno di non poter cambiare. La passione ha ceduto il passo ad un amore solido, intriso di fiducia ed affetto reciproco. La Prussia è ormai potente e pericolosa, forse per tutta l'Europa e certo i sovrani d'Asburgo sono preoccupati, ma Elisabetta non vuol approfondire più di tanto gli sviluppi politici, è troppo impegnata nei suoi numerosi viaggi, che la tengono quasi costantemente lontano da Vienna, da quella corte che lei detesta. Il marito, dal canto suo, si è rassegnato a questa realtà e si accontenta di ritrovare la moglie ogni tanto nelle sue varie tappe, gli basta sapere che Sissi è felice, in compagnia della figlia e della dama di corte ungherese Ida Ferenczy, sua devota accompagnatrice, ormai da tanto tempo.

Conte Andrassy

Nei suoi frequenti spostamenti l'imperatrice conosce la contessa Maria Festectis, le due donne simpatizzano quasi subito, alcune cose le accomunano come l'amicizia per Andrassy, l'amore per l'Ungheria e la loro intelligenza. Quando Elisabetta chiede a Maria di diventare una delle sue dame di compagnia, lei esita, è troppo fiera per entrare in un ruolo, che, per quanto prestigioso, sarà sempre abbinato all'obbedienza. Si arrenderà presto, per divenire anch'essa una compagna devota e ammirata, pur riconoscendo, nell'estrema sensibilità e nell'obiettività che la caratterizzano, i difetti della sua regina. In una pagina del suo diario, scrive così:" Non è una persona banale. In tutto ciò che dice si percepisce una vita contemplativa. Peccato che perda tutto il suo tempo a rimuginare e non abbia assolutamente nulla da fare. E' portata all'attività spirituale, il suo istinto di libertà è tale che qualsiasi restrizione le sembra terribile."Una delle sedi preferite dall'imperatrice è il Tirolo e precisamente nel castello di Merano; è lì che riceve la notizia delle gravi condizioni fisiche della suocera. Di fronte allo spettro della morte tutto si pianifica, anche l'astio, ed Elisabetta è sconvolta e addolorata. L'arciduchessa ha soltanto sessantasette anni, ma si sente vecchia ed ha perso la voglia di vivere, dopo la morte del figlio prediletto, in più non si riconosce in quel mondo così trasformato dagli eventi storici . Colpita da una polmonite, che va ad accanirsi su un corpo ed uno spirito già deboli, si spegne nel maggio del 1872.Elisabetta si riprende dal dolore e riparte nella sua sete di viaggio. Strasburgo…l'isola di Wight….Londra…Parigi…Corfù…Elisabetta non si ferma mai. Coltiva, oltre alla passione per i viaggi, quella di sempre, l'equitazione. A Godollo ha fatto costruire un maneggio dove si addestra come un campionessa. Ma nella sua frenetica vita non dimentica che il tempo sta passando, la paura della vecchiaia e dello sfiorire della sua bellezza sono comunque vivi in lei, che ha sempre fatto del suo aspetto fisico un'autentica ossessione.

Rodolfo

Nel 1878 ritorna a Londra, questa volta accompagnata da Rodolfo, che ha diciannove anni ed è un giovane molto attraente, elegante e sensibile come la madre, ma il suo animo è cupo e triste, addolorato per la partenza in sposa dell'adorata sorella Gisella a soli sedici anni. Nel 1879 Vienna festeggia le nozze d'argento dei sovrani ed un anno dopo Rodolfo si fidanza con la principessa Stefania del Belgio. Le nozze verranno celebrate il 10 maggio del 1881. Elisabetta sa che quello non è un matrimonio d'amore, inoltre non vede nella nuora una donna capace di rendere suo figlio felice. Il tempo passa inesorabile e con lui trascina la vita, i ricordi, le gioie e i dolori; Sissi sente sfuggirgli la giovinezza e anche l'ultima figlia, l'essere che più ama al mondo. Maria Valeria ha scelto, come compagno, l'arciduca Francesco Salvatore, un Asburgo appartenente al ramo toscano, di contro il matrimonio di Rodolfo precipita nella crisi e la nascita di una bimba non contribuisce a salvarlo. Luigi II di Baviera è ormai un recluso vivo, la pazzia lo ha devastato ed è soltanto un vecchio di poco più di quarant'anni malato e abbrutito, specialmente dopo la morte del suo adorato Wagner. Gli psichiatri stendono un rapporto sulle sue condizioni: "Poiché la malattia ha completamente distrutto, in Sua Maestà, l'esercizio del libero arbitrio, si deve prendere in considerazione il fatto che è incapace di conservare il potere e non solo per un anno, ma per il resto dei suoi giorni".Posto sotto la stretta sorveglianza di medici e infermieri, muore in circostanze misteriose, nelle acque del lago di Starnberg, insieme col medico Gradden, nel 1886Alla notizia Elisabetta reagisce male e si dispera, presa dal rimorso di non aver potuto far niente per lui.
Una serie di sventure familiari si abbatte nella vita di Elisabetta, dal 1888 in poi, non dandole respiro e mettendo a dura prova la sua tempra. In questo periodo si trova a Corfù, isola che le è cara, perché è qui che ha curato, trent'anni prima, la sua ipocondria. E' andata ad abitare in una casa, presso il villaggio di Gastouri, che chiamerà l'Achilleon, in onore dell'eroe greco, anch'egli vittima del fato crudele
Sissi si dedica allo studio del greco antico e di quello moderno, sotto la guida del maestro Costantin Christomanos, che diverrà anche lui un fedele accompagnatore dell'imperatrice. All'improvviso, il 12 novembre, un telegramma le annuncia che il padre è grave ma la corsa contro il tempo, in alcuni casi, è inutile e lei non riesce a vederlo: mentre si appresta a partire per la Baviera, un altro telegramma le dice che il duca Max è morto per apoplessia. Torna in Austria ed anche qui la aspettano momenti difficili, i rapporti tra Francesco Giuseppe e Rodolfo sono diventati sempre più conflittuali, per la diversità di carattere e di vedute. Il giovane è liberale e non approva la linea politica del padre, troppo conservatrice, inoltre conduce una vita dissipata e libertina, collezionando un numero considerevole di amanti.

Baronessa Maria Vetséra

La più recente conquista è una ragazza di 17 anni, si chiama Maria Vetséra ed entrerà nella storia come ultima accompagnatrice del principe ereditario, in un luogo di non ritorno, precisamente a Mayerling. Rodolfo e l'amante, il 30 gennaio 1889, vengono trovati, ormai esanimi, da un valletto, Loschek, e da un amico, il conte Hoyos. Il capo dei due amanti è trapassato, da una tempia all'altra, da un colpo di pistola, la posizione dei corpi e lo specchio, posto vicino al cadavere dell'uomo, per meglio prendere la mira, fa avanzare l'ipotesi del suicidio, anche se tuttora le versioni sul tragico episodio sono state tantissime e all'epoca i bollettini di corte annunciarono una morte per crisi cardiaca, omettendo la presenza della fanciulla, per evitare lo scandalo. Tre lettere sono l'ultimo messaggio che lui lascia alla moglie, alla sorella M. Valeria e alla madre. Per il padre, Rodolfo non ha lasciato un rigo, perché, come egli stesso dichiara nella lettera ad Elisabetta, non si sente degno di lui. Francesco Giuseppe è assalito dai rimorsi, per non aver capito l'angoscia della sua creatura, mentre Sissi, per non sovraccaricare ulteriormente il peso del marito, cerca di farsi forza e di non dare a vedere il suo strazio, piange in silenzio e di nascosto, al massimo si sfoga con Maria Valeria. Rinuncia ai suoi viaggi per un po', per poter essere vicina al suo sposo, così duramente provato negli affetti, poi, dopo il matrimonio dell'ultima figlia, si sente inutile e riprende a spostarsi.In fin dei conti l'imperatore vive una relazione con un'attrice di nome Katharina Schratt, della quale Elisabetta non ha la forza di essere gelosa.  Un anno dopo, il 18 febbraio 1890, muore Andrassy, per un cancro alla vescica e alcune settimane più tardi, a Ratisbona, Nené, la sorella prediletta, morirà anche lei, dopo una straziante agonia. Nel giro di un anno e mezzo, Elisabetta ha perduto il padre, il figlio, il suo migliore amico e la sorella più cara; Elisabetta non si riprenderà mai più. Va a Corfù e nemmeno lì si sente in pace con se stessa, neanche il tempio che ha fatto edificare, in onore del poeta H. Heine, può trattenerla e quindi continua vagare in tutta Europa, vestita di nero, come se volesse portare a spasso il suo dolore. Quando ritorna a Vienna, Sissi si chiude nel grandissimo parco della Villa Hermès, nei pressi della città, ormai conduce una vita lontana dagli sguardi curiosi della gente. La nascita di un'altra nipotina, figlia di M. Valeria non le dà la gioia che dovrebbe procurarle l'evento, i suoi pensieri non sono rivolti alla vita ma sono pensieri di morte, che spesso si trova ad invocare. L'ultima apparizione in pubblico dell'imperatrice risale al 1896, anno in cui l'Ungheria festeggia il suo millennio di conquista del territorio, e lei non ha il coraggio di dire no proprio agli Ungheresi. Dopo alcune incertezze, decide di recarsi dalla baronessa Rothschild, che in più riprese l'ha invitata nella sua magnifica residenza di Ginevra; nello spostarsi da Montreux, rifiuta lo yacht, messole a disposizione e si imbarca sul battello del lago Lemano, come una comune mortale, accompagnata dalla contessa Sztaray. Al ritorno da Ginevra Elisabetta e la contessa, prima di rientrare nell'albergo dove alloggiano, il Beau Rivage, si siedono su una panchina e parlano del più e del meno, ad un tratto un corvo sorvola le loro teste, l'imperatrice si incupisce, pensa ad un presagio di sventura.L'indomani mattina le due donne escono dall'albergo per fare degli acquisti, poi rientrano per il pranzo. Alle tredici e trenta la contessa ungherese sollecita Elisabetta a sbrigarsi altrimenti perderanno il battello, poi si avviano verso l'imbarcazione. Un uomo le si avvicina rapidamente, si avventa addosso a Sissi, scaraventandola per terra. La soccorrono, sembra solo una spinta di un malintenzionato. Viene rincuorata, sembra che non sia accaduto nulla. Salgono ugualmente sul battello che parte, ma fa poche centinaia di metri, Elisabetta si sente male e ha la mano contratta sul petto. Il battello decide di tornare indietro, ma Elisabetta si accascia, il suo volto è livido e quando le viene aperto il corsetto per rianimarla, si scorge una piccola macchiolina di sangue all'altezza del cuore. Il medico accorso non può che constatarne la morte. L'attentatore - che verrà poi arrestato- stringendo in mano un affilatissima lima a punteruolo, nello scontro le aveva vibrato un colpo, da Sissi quasi inavvertito ma fatale; la sottilissima punta insinuandosi nel costato aveva raggiunto il cuore, penetrato nel ventricolo sinistro per otto centimetri: pochi minuti e l' emorragia interna fu mortale.

Monumento dedicato ad Elisabetta a Trieste

E' il 10 settembre del 1898, l'imperatrice avrebbe compiuto sessantun anni di lì a poco. L'attentatore si chiama Luigi Lucheni, è un italiano che trascorrerà i suoi giorni in carcere, fino a quando non deciderà di mettervi fine. Le brutte notizie arrivano presto e questa non tarderà ad arrivare all'imperatore. Non è difficile immaginare la sua reazione di fronte al bene perduto: si siede affranto su una sedia, pronunciando queste parole: "Nulla mi è stato risparmiato su questa terra. Nessuno sa quanto ci amavamo.." E' la fine di una storia d'amore, iniziata sotto favorevoli auspici e che si è conclusa dolorosamente.

Le tombe di Sissi e Franz

Prima i funerali a Ginevra, poi a Vienna, dove i funerali terminano ai Cappuccini. Francesco Giuseppe sopravviverà diciannove anni alla moglie, giusto il tempo per assistere al sopraggiungere della prima guerra mondiale, non ne vedrà l'esito, è troppo vecchio, troppo triste e soprattutto non vedrà fortunatamente la fine dell'impero asburgico, muore nella notte tra il 21 e il 22 novembre del 1916, per essere messo accanto alla sua compagna nella cripta dei Cappuccini

 

Sissi bambina

Nel 1998 è stato pubblicato il diario poetico dell'Imperatrice, dal quale è emerso che Elisabetta non amasse affatto la sua condizione aristocratica né condividesse la politica degli Asburgo, tanto da augurarsi di morire "improvvisamente, rapidamente e se possibile all'estero"; in un certo senso dunque si può dire che il suo intimo desiderio di abbandonare la vita sia stato esaudito. D'altro canto, dai suoi scritti emerge chiaramente la non condivisione delle condizioni sociali in cui versava la popolazione austriaca e ungherese, tanto da considerare i giovani a lei contemporanei come "oppressi dall'ordine stabilito"; a disagio e rattristata per la disparità socio-economica fra lei e la gente comune, detestando le ricchezze e i viaggi di piacere per l'Europa, Elisabetta arriva anche a maledire, nelle sue poesie, la dinastia asburgica  Secondo le cronache, Elisabetta era alta 1 metro e 72 e pesava 50 kg (in un'epoca in cui il canone della bellezza era assai diverso dall'attuale), aveva capelli castani folti e lunghissimi, che sciolti le arrivavano alle caviglie. Quasi tre ore occorrevano quotidianamente per vestirsi, poiché gli abiti le venivano quasi sempre cuciti addosso per far risaltare al massimo la snellezza del corpo; la sola allacciatura del busto - per ottenere il suo famoso vitino da vespa - richiedeva spesso un'ora di sforzi. Altre tre ore erano dedicate ai capelli, che venivano intrecciati in elaborate acconciature dalla parrucchiera di corte. Il lavaggio dei capelli era eseguito ogni tre settimane con una mistura di cognac ed uova e richiedeva un'intera giornata, durante la quale l'Imperatrice non tollerava di essere disturbata. Elisabetta era impegnata per il resto della giornata con la scherma, l'equitazione e la ginnastica (a tal scopo, aveva fatto allestire in tutti i palazzi in cui soggiornava delle palestre attrezzate con pesi, sbarra e anelli). Costringeva inoltre la propria dama di corte a seguirla durante interminabili e forsennate passeggiate quotidiane. Per preservare la giovinezza della pelle Elisabetta faceva uso di maschere notturne (a base di carne di vitello cruda o di fragole) e ricorreva a bagni caldi nell'olio d'oliva; per conservare la snellezza, oltre a rispettare il rigoroso regime alimentare, dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati e beveva misture di albume d'uovo e sale. Mascherava la propria anoressia con l'ossessione per un'alimentazione sana.Non era certo una donna felice, per quanto la sua condizione potrebbe farci pensare il contrario, e ormai tutti ne sono a conoscenza. Pensare alle sofferenze che il mondo le riservò e a quelle che lei stessa si procurò mi riempie di tristezza. Ho voluto dedicarle un post perché nonostante tutto è riuscita a farsi ricordare anche come una donna che ha tentato di cambiare le sorti di un paese, e non molte sovrane possono dire altrettanto!  Con affetto,Irene


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