Mi occupo di questa storia dopo che lo hanno fatto già moltissimi altri siti e lo faccio con rabbia e angoscia perché sapete quanto mi stia a cuore il tema delle terapie riparative.
Vi chiedo di fare un salto indietro nel tempo, di provare ad approdare agli anni settanta, anni di rivoluzioni, cambiamenti, lotte per l’indipendenza ma anche scenario di casi desolanti e orribili come quello che sto per raccontare.
Immaginate un bambino di cinque anni che vive in una famiglia completamente ossessionata dall’omosessualità. I genitori vedono che il bambino ha atteggiamenti effeminati e decidono che deve sottoporsi a una cura per “guarire”. In quegli anni l’università della California di Los Angeles (UCLA) porta avanti un programma per reindirizzare i bambini, individuati come ipotetici omosessuali, all’eterosessualità. Questo programma si chiama Sissy boy experiment ed è portato avanti da uno psicologo che si chiama George A. Rekers.
George A. Rekers è stato a lungo membro del consiglio d’amministrazione del NARTH, di cui fa parte Joseph Nicolosi (il guru delle terapie riparative a cui anche gli “ex” gay italiani fanno riferimento), ed è uno dei maggiori attivisti del movimento anti gay. È anche l’uomo che è stato sorpreso insieme a un prostituto bisessuale con cui era stato diversi giorni in Europa e che ha sostenuto di averlo portato con sé come assistente di viaggio.
Rekers impone ai bambini della struttura e al piccolo Kirk Murphy dettami molto duri, coinvolge le famiglie in “giochi” che servono a reindirizzare i bambini verso atteggiamenti più consoni all’immagine di “uomo” o “donna” come vuole la società dominante.
Tutto era scandito da premi e punizioni, per esempio si mettevano giochi e abiti maschili e femminili su un tavolo, se il bambino sceglieva giochi o abiti maschili veniva premiato dalla madre. Se invece sceglieva giochi o abiti femminili veniva completamente ignorato dalla stessa. In tecniche di questo genere, per quel che so, spesso si utilizzano anche piccole scosse elettriche (ma non è dato di sapere, al momento, se queste fossero utilizzate o meno). La “rieducazione” continuava anche a casa. Il padre era invitato a premiare il figlio con un gettone blu o uno rosso.
Il gettone blu veniva dato quando il bambino aveva atteggiamenti “maschili” e sceglieva abiti o giochi da “maschio”, tale gettone veniva poi scambiato con delle caramelle.
Il gettone rosso invece veniva dato quando il bambino aveva atteggiamenti “femminili” o sceglieva abiti o giochi considerati non consoni al suo sesso. Il gettone rosso significava umiliazioni fisiche e psicologiche da parte del padre, è questo il periodo in cui il bambino subisce le maggiori violenze fisiche.
La cosa sembra riuscire, il bambino diventa uomo, si sposa e questo esperimento viene citato nei manuali di medicina e psicologia.
Poi Kirk Murphy all’età di 20 anni si scopre omosessuale. Non sa come affrontare la cosa, vive una vita chiusa, schiva limitando i rapporti umani al massimo.
E a 38 anni si toglie la vita.
Ora due giornalisti della CNN, Penn Bullock e Brandon K. Thorp, hanno raccontato questa terribile storia.
Io vi ricordo anche il report APA sugli effetti negativi delle terapie riparative che io e la dottoressa Paola Biondi abbiamo fatto tradurre in italiano perché sia accessibile a tutte/i.
Conoscere serve ad evitare che certi orrori accadano ancora.
Marino Buzzi