Provo un senso di rabbia e di frustrazione ogni volta che qualcuno a me vicino si trova ad affrontare situazioni difficili.
Se poi le "situazioni difficili" diventano un "susseguirsi di situazioni difficili", per cui tutto diventa un "periodo difficile", che a tratti rasenta l'incredibile e sembra quasi "un gioco a premi" (citazione presa direttamente dalla protagonista di una di queste situazioni), allora inizio a star male e ad avere lo stomaco chiuso.
Penso, mi arrovello, mi intaso il cervello alla ricerca di spiegazioni, motivazioni, perché e per come.
E poi penso, mi arrovello, mi intaso il cervello alla ricerca di soluzioni, idee, aiuti che posso dare o non dare ai miei amici.
A volte però bisogna arrendersi al fatto che nessun tuo aiuto, nessuna tua parola di conforto, nessuna tua pacca sulla spalla può cambiare le loro vite, le loro difficili situazioni.
E quindi soffri con loro e li ammiri in silenzio, per la loro tenacia, per la loro forza d'animo, per il loro Amore (inteso a 360 gradi) che li fa essere bravi come sono, generosi come sono, uniti come sono, altruisti come sono...sorridenti come sono, nonostante tutto.
Poi a volte, pur non vivendo "difficili situazioni" come quelle oggettive di cui sopra, succede di provare lo stesso sconforto, di rimanere in qualche modo "inceppati" in qualche momento, passo, passaggio della propria vita.
Si rimane lì bloccati.
Impantanati nel fango delle proprie paure, delle proprie ansie, delle proprie debolezze.
Non c'è nulla di così "oggettivamente grave o pericoloso" che ti minaccia, ma provi lo stesso senso di smarrimento, di paura, di fragilità.
Anche queste situazioni mi fanno provare lo stesso senso di rabbia e impotenza.
E lo stesso forsennato tentativo di arrovellarmi, cercare, capire, trovare. Soprattutto quando succede ad altri, non a me.
Trovare le parole giuste, gli atteggiamenti giusti, i gesti giusti.
Per comprendere, sostenere e non sminuire, non minimizzare le ansie altrui. Perché anche se ora come ora non le comprendo, magari domani le proverò anch'io.
A volte poi mi arrendo anche in questo caso. Perché non trovo, nonostante i miei sforzi, la chiave giusta per aprire la porta che conduce alla luce, all'equilibrio, alla serenità.
So, so con certezza che questi amici usciranno dalle loro difficili situazioni ancora più belli e più splendenti di prima.
So con certezza che questi amici presto inizieranno finalmente a respirare e a sentirsi meglio, più sereni, perché questo periodaccio farà finalmente vedere la sua fine.
So anche con altrettanta certezza che io non sarò capace di dar loro l'aiuto che vorrei, l'aiuto che gli serve, il sostegno che gli occorre.
E me ne scuso.
So però che alla mia maniera io ci sono, sempre. Per soffrire con loro, sudare con loro, arrabbiarmi con loro e poi gioire con loro.
Per uscirne tutti più belli di adesso, più splendenti di prima...più uniti di sempre.
Dedicato a Mgd, Lnz, Edr, Ptr.
E all'altro amico che capirà di essere lui...