La marcia di avvicinamento all’evento clou della stagione è cominciata parecchi mesi fa con la preparazione estiva, cui sono seguite gare difficili: “ho avuto alcuni problemi” spiega l’atleta azzurro residente a Domodossola, sua città natale, “così nella pausa natalizia ho deciso di cambiare materiali per la seconda metà dell’annata agonistica”. Una scelta vincente, che gli ha permesso di conquistare il primo posto all’International Cup disputata a Whistler (Canada) una decina di giorni fa.
“In questi giorni sarò a Konigssee (Germania) per l’ultima prova di Coppa del Mondo in programma il prossimo week end, valida anche come Campionato Europeo” continua l’atleta dell’Esercito, allenato dall’olimpionica di Salt Lake City Dany Locati, “poi tornerò una settimana a casa per qualche seduta di preparazione atletica; infine, il 2 o il 3 febbraio partiremo per Sochi e sperimenteremo la pista olimpica, su cui saremo impegnati nelle gare del 14 e del 15”.
Potrebbero essere le ultime ai massimi livelli per lo skeletonista piemontese, che al termine dei Giochi deciderà se concludere una carriera iniziata nel 2002, in circostanze abbastanza particolari. “In vista delle Olimpiadi di Torino i comitati regionali organizzavano selezioni per “arruolare” nuovi atleti per gli sport minori” racconta, “io partecipai a quelle dello skeleton, che prevedevano test atletici su forza e velocità (indispensabili per l’azione di spinta), e risultai tra i migliori anche grazie ai miei anni di allenamento nel tennis e nell’atletica leggera”.
La crescita fu rapidissima, aiutata da una notevole predisposizione naturale; dalla prima discesa passarono appena due anni prima dell’esordio in Coppa del Mondo, a Lillehammer (Norvegia) nel 2004. Nelle stagioni la progressione di risultati è stata inarrestabile; 12esimo a Torino nel 2006, Maurizio si è laureato cinque volte campione italiano (nel 2004 e nel quadriennio 2009-2012) e ha colto nel 2012 il miglior piazzamento in Coppa del Mondo (nono a Lake Placid, USA). “Sochi sarà sicuramente una nuova fantastica esperienza” conclude Maurizio Oioli, “ma difficilmente potrò rivivere gli stati d’animo di Torino”. Forse una medaglia potrebbe fargli cambiare idea.
Luca Bianco