Visto al cinema.
Un grande film. Un film che fa il giro. Se la trilogia finora fatta con Daniel Craig partiva dalle origini, mostrava come si era formato uno 007, con questo film completa il giro e arriva all'esatto momento in cui cominciava "Licenza di uccidere" 50 anni fa.
Nell'incipit ci si trova davanti ad un James Bond mai così classico, che ha il tempo di aggiustarsi i polsini dopo essere entrato in un treno usando una ruspa. Poi il film deraglia, 007 si da alla macchia, ma Londra è messa sotto attacco, il villain di turno (senza volto per buona parte del film) vuole M. James Bond deve tornare, e tra una citazione verbale, un discorso sul tempo che avanza, una presa in giro dei cliché dei fil precedente e un graditissimo ritorno (l'Aston Martin con sedile eiettabile) si forma esattamente quell'idea di agente segreto che Sean Connery ha incarnato negli anni sessanta.
Il film che viene proposto è solido e sontuoso, con una cura maniacale per l'estetica in ogni attimo, passando dall'arredo cool di macao, all'essenzialità di Shangai, dal caos di Istanbul al primitivismo della brughiera inglese, scegliendo di volta in volta la fotografia adatta (difficile infatti dire quale sequenza sia esteticamente la migliore). Inutile negare che tutto questo non s'è mai visto prima in maniera così evidente... inutile dire che il merito è tutto di Sam Mendes. Eppure non è tutto qui. Mendes costruisce poche scene d'azione, ma tutte significative, se la prima è classicissima, quella ambientata nel grattacielo di Shangai è autoriale al massimo (citando direttamente le silhouette dei titoli di testa dei film di Bond degli anni '60), quelle finali in Scozia sono figlie dirette di "Cane di paglia".
In tutto questo si trova il tempo di riempire il film delle già nominate autocitazioni (interi titoli dei film precedenti, oggetti, personaggi), ma anche di alcuni momenti di ironia magnifici, spesso indirizzati verso la saga stessa.
E tutto questo il film lo fa mentre nel frattempo la trama porta avanti un discorso enorme sul vecchio contro il nuovo, sulla necessità del cambio della guardia, sull'anacronismo di un personaggio come James Bond.
Il film poi gode di uno dei cattivi più belli di tutti i tempi, per originalità (nella serie non in senso assoluto) e per la splendida interpretazione di Bardem (chi non è rimasto shockato dall'approccio "poco ortodosso" di Bardem con Craig legato?).
Se c'è bisogno di aggiungere dell'altro direi pure che i titoli di testa sono la versione 2.0 di quelli originali e sono (esteticamente) tra i più beli di sempre, riuscendo perfettamente a condensare l'intero film senza spoilerare nulla.
Che altro c'è? Beh, direi che ci si trova davanti al più bel film di 007 dagli anni '60 ad oggi.