In Italia, la storia dello sledge hockey è cominciata con la finale paralimpica di Salt Lake City, evento che destò grande entusiasmo nella delegazione azzurra e accese il sogno di creare un gruppo nazionale in vista dei Giochi di Torino. “Fui chiamato per allenare atleti provenienti da basket e tennis in carrozzina o dall’handbike. Provai anche io, mi piacque moltissimo e diventai giocatore”. Come coach arrivò l’attuale tecnico Massimo Da Rin: “la squadra si è evoluta rapidamente, partecipando a Europei e Mondiali, qualificandosi per i Giochi di Vancouver e entrando stabilmente nel gruppo A mondiale. Nel 2011 è arrivato l’oro continentale, quest’anno il pass per Sochi. Ma la più bella soddisfazione sportiva l’ho provata durante la cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi del 2006; decine di migliaia di persone vennero ad acclamare il nostro passaggio tra piazza San Carlo e Piazza Castello, un’atmosfera davvero incredibile”.
foto Francesco A. Armillotta
La vita di Andrea “Ciaz” Chiarotti, classe 1966, è legata a filo doppio con l’hockey. E non potrebbe essere altrimenti, per un piemontese di Torre Pellice, paese in cui questa disciplina è un culto e la cui squadra (l’HC Valpellice) milita attualmente in serie A1. “Da bambino abitavo a 200 metri dall’ex palazzetto del ghiaccio e naturalmente cominciai a pattinare; passare all’hockey fu una conseguenza quasi naturale. Giocai nella Valpe per anni, tra giovanili e prima squadra, tra serie A e B. Prima dell’incidente indossai anche la maglia dei Draghi di Torino”.
Nel 1990 l’uscita di strada con la moto, l’amputazione della gamba destra e l’inizio di una nuova vita nella società torrese. Prima come allenatore del vivaio, poi come vice della prima squadra, con head coach l’ex compagno in pista Massimo Da Rin. Infine come giocatore, non solo della nazionale: “nel 2004 nacque un campionato di sledge hockey con tre formazioni, per dare la possibilità agli atleti della nazionale di allenarsi; ora i team sono quattro, a dimostrazione della crescita del movimento. Da sempre gioco nei Tori Seduti di Torino (detentori del titolo). Abbiamo un settore giovanile con una decina di ragazzi, di cui la metà sono normodotati; questo è secondo me un importantissimo messaggio di integrazione”.
La vita di Andrea al di là della pista e del ghiaccio è molto intensa. Nel 2009 è diventato papà di Lorenzo e da tre anni lavora al SUISM, insegnando metodi di allenamento in situazioni di handicap. Da qualche tempo è impegnato in attività di formazione nelle scuole: “con Silvia De Maria (tennis in carrozzina e canottaggio), Francesco Mancuso (basket in carrozzina) e Andrea Macrì (scherma in carrozzina) raccontiamo ai giovani le nostre discipline e gliele facciamo sperimentare. Quest’anno, in collaborazione con il CIP Piemonte, è nato il “progetto scuole”; il 30 ottobre abbiamo presentato il nostro programma a un gran numero di insegnanti, che si sono dimostrati molto interessati e disponibili a farci intervenire nelle loro ore di lezione. Sarà sicuramente un’esperienza divertente e formativa”. Un’esperienza che sottolineerà ciò che il CIP ha assunto come slogan: “la disabilità è una parte del mondo, non un mondo a parte”.
Luca Bianco
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