2006: Lucky Number Slevin di Paul McGuigan
Un film abilmente scritto, ben fatto e interpretato (stranamente distribuito in Italia ad Agosto).
Un magnifico thriller dai risvolti imprevedibili, con una superba regia che (col suo stile visivo frutto di una notevole esperienza nel campo della fotografia e della direzione di commercial televisivi e documentari)) riesce ad elevare una sceneggiatura già nettamente superiore alla media (quanto di più intrigante sia stato scritto negli ultimi anni): un perfetto matrimonio tra stile e sostanza, immagini che tolgono il fiato ma sono essenziali nel racconto della storia.
Paul McGuigan (regia) e Jason Smilovic (soggetto e sceneggiatura) riescono nella difficile impresa di infondere nuova linfa nel genere dei film gialli.
Che sia un prodotto di alto livello lo si intuisce già dai titoli di testa, originali e suggestivi (e argutamente in relazione con la soluzione del mistero…), e l’impressione si conferma immagine dopo immagine, scena dopo scena.
Un favoloso montaggio arricchisce il tutto e contribuisce a far giudicare questo film il miglior «giallo» dai tempi di Seven e I soliti sospetti: uno spettacolo dove nulla è superfluo, dove ogni minimo particolare si rivelerà importante e con un colpo di scena finale veramente inaspettato (e non gratuito).
Due ore di coinvolgimento totale che vedono dominare l’intelligenza e non i tanto abusati effetti speciali, un perenne giocare con lo spettatore: anche il più smaliziato dovrà proclamarsi perdente nell’intuire la verità ed applaudire l’abilità con cui è stato manipolato (dopo essere stato spinto a ragionare, a investigare, a competere con il film, per essere inesorabilmente battuto nel sorprendente finale).
Un thriller oltremodo accattivante e totalmente convincente, aggrovigliato nell’intreccio ma sapientemente oliato nei meccanismi del racconto, con una confezione estremamente curata che non può non appassionare gli amanti del genere (ma non solo), godibile dall’inizio alla fine (nessuna altalena…, mantiene sempre lo stesso alto tono). Un’opera che potrebbe diventare un vero e proprio cult benché negli States non abbia sbancato i botteghini. Un lavoro che si apprezza già alla prima visione, ma che varrà la pena di rivede una seconda volta per apprezzarlo compiutamente (e quale migliore complimento?).
Da non sottovalutare per la perfetta riuscita del film il favoloso cast, da lodare tutto incondizionatamente, dai protagonisti ai comprimari.
Lucky Number Slevin ha vinto la sesta edizione del MIFF, aggiudicandosi anche il Premio del Pubblico, il Premio per il Miglior Montaggio e il Premio per il Miglior Attore (Josh Hartnett).
p.s.
Il film ha un difetto su cui non ci si può dilungare (pena rivelare il finale) ma che non si può ignorare: è espressione di una tipica perversa mentalità di una certa America («è giusto vendicarsi, la legge del Far West sempre imperante…»).