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Slovenia: la crisi economica e politica scatena le proteste in tutto il paese

Creato il 07 dicembre 2012 da Pasudest
SLOVENIA: LA CRISI ECONOMICA E POLITICA SCATENA LE PROTESTE IN TUTTO IL PAESEDi Marina Szikora, corrispondente di Radio Radicale La settimana scorsa le principali citta' della Slovenia sono diventate veri centri di protesta. La capitale Ljubljana sembrava un campo di battaglia. All'inizio pareva che ci sarebbero state manifestazioni pacifiche, una specie di "festival di democrazia" hanno scritto i media nella vicina Croazia, manifestazioni in segno di protesta contro il governo di Janez Janša. Invece, nelle ore serali, per le strade di Ljubljana e' scoppiata una vera guerra, ha scritto il quotidiano di Zagabria 'Večernji list'. Circa cinquecento violenti hanno attaccato la polizia davanti al Parlamento sloveno gettando sassi e fiaccole. La polizia ha risposto con lacrimogeni e con getti d'acqua. Secondo le informazioni del quotidiano di Ljubljana 'Delo' sono state arrestate 30 persone, feriti 15 poliziotti di cui due in maniera piuttosto grave. Il numero di feriti tra i cittadini non e' stato riportato. La manifestazione e' stata indetta da un gruppo nato su Facebook di opposizione al premier Janša. I manifestanti ritengono che la Slovenia non sia uno stato di diritto e che il premier rappresenti il Paese soltanto simbolicamente. "Per una pianta di marijuana si va in prigione, mentre il premier rifiuta di presentarsi in tribunale come se si trattasse di un invito al caffe", si e' lamentata una studentessa di Ljubljana. Secondo i manifestanti, politici, giudici, sindacalisti, sono tutti responsabili per la situazione nel paese. Gridavano "Ladri! Dimissione del governo! Andatevene!". Tutto e' iniziato ancora prima, quando la miccia dell'insoddisfazione si e' accesa a Maribor e poi diffusa in tutta la Slovenia, contro la corruzione, il clientelismo, la poverta' che hanno portato la gente in piazza. Dopo Maribor, e' seguita la capitale Ljubljana: non solo le proteste contro il premier Janša, ma anche contro il sindaco Zoran Janković, nonche' contro i candidati alle presidenziali, Danilo Tuerk e Borut Pahor. Infine le manifestazioni si sono estese anche alle citta' di Koper, Novo Mesto, Velenje, Trbovlje, Nova Gorica ed Ajdovščina.
Venerdi' scorso, dopo l'annuncio che si sarebbe manifestato nelle menzionate citta', il presidente uscente Danilo Tuerk aveva dichiarato che il premier Janša tentava di impaurire i manifestanti e ha avvertito sul pericolo dello stato autoritario. Tuerk ha denunciato il proseguimento della politica di intimidazione del premier Janša rilevando che le manifestazioni sono garantite dalla costituzione e che sarebbero trascorse pacificamente e dignitosamente. Tuerk si era appellato affinche' i politici dessero ascolto responsabilmente ai messaggi dei manifestanti, rilevando che bisogna ostacolare le violenze. Va detto anche che prima di quanto accaduto, Janez Janša aveva diffuso un messaggio video molto drammatico in cui avvertiva che "la Slovenia a causa della crisi e del blocco politico si trova nella situazione in cui la piazza potrebbe accendere un unico fiammifero", alludendo anche chiaramente al fatto, che secondo lui, le manifestazioni indette via Facebook erano una specie di appoggio al presidente uscente Danilo Tuerk affinche' potesse eventualmente ricuperare il grande vantaggio del suo sfidante Borut Pahor affermando cosi' anche la sua contrapposizione al governo e alle sue misure economiche. Per tal motivo Janša ha chiamato i suoi sostenitori a votare l'ex premier Borut Pahor perche' ha espresso maggiore comprensione verso la politica delle riforme del governo e alla stabilizzazione finanziaria.
Quale che sia stato la retroscena di queste vicende, che non poco hanno sconvolto la Slovenia, domenica scorsa si e' tenuto il secondo turno delle elezioni presidenziali. Il clima generale ha contribuito sicuramente alla bassa affluenza alle urne, ma con un vantaggio clamoroso ha vinto l'ex premier Borut Pahor: l'unico nella storia del Paese dall'indipendenza del 1991 ad aver ricoperto l'incarico di presidente del Parlamento, capo del governo e ora, infine, capo dello Stato. Pahor ha vinto con il 67,44% dei voti rispetto al presidente uscente, Danilo Tuerk, il quale ha ottenuto il 32,56%. "Questa vittoria e' un messaggio che nonostante le grandi difficolta' di cui siamo testimoni deve esistere una via di uscita e questa uscita dobbiamo e vogliamo trovarla insieme", ha detto Pahor dopo la vittoria aggiungendo che quando le cittadine e i cittadini sloveni vinceranno questa crisi, e questo accadra', tornera' quella fiducia in sé stessi che si sentiva quando nacque lo Stato sloveno. "La stella slovena splendera' nel cielo", ha promesso il nuovo presidente. Durante la campagna elettorale si e' parlato molto del fatto che dietro le quinte della politica slovena, decidano i cosiddetti "zii del retroscena", una teoria che molto spesso e' stata ribadita dallo stesso premier Janez Janša anche se i loro nomi si fanno raramente. Pahor stesso aveva denunciato nella sua campagna che il suo governo era stato rovesciato appunto da questi "zii del retroscena": un'accusa che molti hanno interpretato come rivolta al suo ex maestro Milan Kučan, primo presidente della Slovenia e politico di vecchio stampo.
Dopo la breve tregua per il voto e' poi riesplosa una nuova ondata di proteste: circa 10 mila persone si sono riunite lunedi' nel centro della citta' di Maribor per chiedere le dimissioni del sindaco, accusandolo di corruzione. Davanti all'ufficio comunale i manifestanti hanno lanciato grosse pietre rompendo i vetri. Il bilancio e' stato di 60 persone fermate e sei poliziotti feriti. Lo stesso giorno, alcune migliaia di manifestanti, soprattutto giovani, hanno marciato in segno di protesta per il centro di Ljubljana. Il corteo si è via via ingrossato fino a raggiungere la cifra di 10 mila persone che hanno protestato contro il sindaco Zoran Janković e contro il governo di Janez Janša. La polizia aveva in precedenza chiuso le strade che conducevano verso il Parlamento e la sede del governo. Manifestazioni si sono svolte anche a Celje, Velenje ed in altre citta' slovene. I manifestanti hanno gridato slogan contro gli attuali politici, compreso il premier Janez Janša. La polizia ha avvertito che tra i manifestanti si sono infiltrati anche gruppi estremisti e hooligans che hanno attaccato i poliziotti aumentando cosi' il rischio di violenze sia nei confronti della polizia che nei confronti dei manifestanti pacifici.
[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est di Radio Radicale del 6 dicembre 

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