Slow Food Story – Stefano Sardo, 2013

Creato il 15 maggio 2013 da Paolo_ottomano @cinemastino

Un documentario di circa 70 minuti in cui si racconta la storia di una bischerata, come lo stesso regista la definisce, sfociata in una multinazionale no-profit dedita alla cultura del buon cibo e del diritto al piacere: è Slow Food Story, appunto storia di un movimento nel suo piccolo – e poi sempre più grande – rivoluzionario come il suo leader carismatico, che ci mette sempre la faccia. Carlo Carlìn Petrini.

Tutto comincia nel 1986 quando nasce Arcigola, sezione dedicata alla gastronomia del circolo ARCI di Bra (Cuneo): un gruppo affiatatissimo di amici già conosciuti nel loro paese, che avevano vissuto altre avventure come la nascita e la fine di una radio indipendente, riesce a diffondere questo suo entusiasmo oltre i confini regionali e nazionali. Nel 1989 nasce ufficialmente Slow Food, movimento che si propone di riscoprire tutto ciò che riguarda il piacere di mangiare sano, valorizzando i piccolo produttori locali. Un anno dopo nasce l’omonima casa editrice i cui best sellers Osterie d’Italia vendono tantissimo in tutta Europa. Nel 1996 si tiene in primo Salone del gusto di Torino e l’affluenza è tanto alta da sorprendere gli organizzatori e nel 1999 Slow Food approda anche in Australia, prima di sbarcare nel mondo del fast-food negli USA nel 2004. Questa serie di date, di traguardi, dovrebbe da sola rendere l’idea di cosa il carisma di Petrini e dei suoi amici, tra cui il narratore Azio Citi, è riuscito a realizzare: partendo dal nulla, dal solo diritto al piacere che è l’imperativo categorico dell’organizzazione. Perchè, in sostanza, non si dovrebbe mangiare bene? Perchè non si dovrebbe godere i frutti della propria terra – e ogni terra in ogni parte del mondo ha i suoi prodotti che i suoi produttori devono saper valorizzare – e non si dovrebbe dedicare una parte del proprio tempo per mangiare con piacere? Da queste domande, tanto semplici quanto desideri spesso difficili da realizzare, si sviluppa una storia ancora in corso e raccontata con dei toni consoni allo spirito dei protagonisti. Montaggio incalzante, intermezzi di animazione e vario materiale di repertorio, tra cui spiccano i convegni – cabaret di Petrini e del suo traduttore inglese, capaci di informare, appassionare e divertire un pubblico evidentemente alla ricerca di storie e cibo genuini. Ci voleva soltanto qualcuno che gli spiegasse dove trovarli.

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