Slow trip slow speed in viaggio con la Vespa per i Tre Mari

Da Pinobruno

Faccio il blogger ma sono anche appassionato vespista. Ho una PX 200 rossa, trentenne, soda e ben curata. L’ho cavalcata per il Giro dei Tre Mari, la scorsa settimana, ed ecco il mio racconto, pubblicato il 5 giugno dal Corriere del Mezzogiorno. Una storia assolutamente analogica. “Per i Vespa Raiders il Giro dei Tre Mari è come doppiare Capo Horn. Rito di iniziazione, sfida personale, appuntamento irrinunciabile. È un tagliando della maturità per uomini, donne e macchine.

L’imprevisto  si nasconde dietro la brecciolina sull’asfalto, nel tornante preso male, nelle foglie che coprono le buche, nel cavo che si spezza, nello pneumatico che si fora, nel motore che ti pianta proprio dove il telefono è fuori campo, nella raffica di vento che ti fa scarrocciare, nell’insetto che penetra  sotto il casco e ti lascia il pungiglione nel collo, nella caduta più banale. Tutto questo è successo, durante il raid di quest’anno, e dell’anno scorso, e dell’anno precedente, e succederà ancora l’anno che verrà.

Lo metti nel conto e non te ne importa nulla. Sai che lo rifarai e già corri a iscriverti al Giro dell’anno prossimo. Perché la Tre Mari ti entra nel sangue, va in circolo e non puoi e non vuoi disintossicarti.

E allora che ci faccio qui? E’ la riscoperta del viaggio puro e nudo, dove la meta è ininfluente, la conoscenza è tutto. Per questo il Giro dei Tre Mari rifugge dai percorsi battuti, privilegia quelli in cui il paesaggio ti stordisce con i colori e gli odori, ti fa sgranare gli occhi e dilatare l’olfatto. E vedi le creste dei monti, il picchiare di falchi e poiane sulla preda, e annusi il profumo del pino loricato e della ginestra, e ti fermi per lasciar passare un gregge o i cavalli in libertà. Dalla Puglia alla Basilicata alla Campania alla Calabria e poi indietro, ma per strade diverse, da un valico all’altro, da un mare all’altro.

Vespiste

Senza fretta, perché la Vespa d’annata non è fatta per correre ma per cogliere l’attimo, il particolare, accumulare emozioni.

Slow trip, un colpo al pedale e via. Partenza dal lungomare di Bari venerdì mattina, una squadra dopo l’altra, a intervalli di tre, quattro minuti. A Modugno si imbocca la statale 98 si fa rotta verso Corato, per il primo controllo a timbro sul book personale, cioè la verifica della regolarità del percorso. Lo scenario cambia quando si avvista Castel del Monte. E’ una giornata splendida, la Murgia è uno spettacolo. Ci si arrampica rombando verso Spinazzola e Palazzo San Gervasio, con le pale eoliche che ci danno il ritmo giusto.

Ecco Venosa e la natura che esplode ai Laghi di Monticchio, con la strada oscurata dalla fitta trama degli alberi. L’Irpinia ci accoglie selvaggia, la cresta delle colline è spazzata dal vento, centinaia di mulini lo raccolgono per farne energia elettrica. Scendiamo di quota, risaliamo, riscendiamo, i campi coltivati disegnano la geometria del territorio, i trattori sembrano in bilico sui pendii. A Grottaminarda ci aspetta un altro controllo a timbro, giusto il tempo di fare rifornimento e mangiare un panino, perché ci sono altri tornanti, altri valichi prima di avvistare il mare. I vespisti di Salerno ci aspettano per far festa, sta arrivando la sera.

La Faro Basso del 56 di Luciano Zaccagnini

Sabato mattina tutti pronti a ripartire di buon’ora. E’ sabato, fa caldo e la litoranea è presa d’assalto dai gitanti del mare, che è liscio come l’olio. La gente a piedi ci saluta come al passaggio del giro d’Italia, ma agli automobilisti non piacciamo. Sono già stressati dal traffico e alcuni ci tagliano la strada. Per fortuna il nostro itinerario è alternativo, le strade si restringono e si arrampicano lungo la costiera, ci sono interi tratti franati, che tengono lontane le auto ma mettono a dura prova le sospensioni. Le Vespe meno giovani – alcune sono vicine alla sessantina – arrancano ma non demordono.

Ecco Palinuro e Camerota e poi Villamare e Sapri. Più in là il Cristo di Maratea è contornato da paracadute sgargianti. E’ la giornata ideale per il parapendio e sono in tanti ad approfittarne. Ecco finalmente Scalea, Vespe sui cavalletti e un tuffo nel Tirreno.

Domenica è tutta in salita, almeno nel primo tratto. Su, su fino a Papasidero e Mormanno, con l’aria che si fa sempre più frizzante e il fiume Lao che attende gli escursionisti del rafting. Castelluccio Superiore è una bomboniera abbarbicata sulla roccia, che ci accoglie per un altro timbro sul book.  Le curve si sprecano, la strada sembra disegnata da un progettista ubriaco, ma è solo un’impressione. L’asfalto si è dovuto piegare alle asperità e alle bizzarrie della montagna.

Lo rimpiangeremo, il fresco, nel fondovalle arroventato della statale Sinnica, lunga e noiosa, e lo ritroveremo soltanto costeggiando l’immenso lago di Monte Cotugno, da cui si diramano le canne che dissetano Basilicata e Puglia. Ecco Policoro, poi la salita verso Matera, la dolce bretella per Santeramo e la sosta a Cassano Murge, dove per noi ci sono ciliegie e macedonia di frutta. Bari è ormai vicina. In città il termometro di una farmacia segna quaranta gradi, ma forse è un miraggio. Il Giro dei Tre Mari è finito, purtroppo.

Post scriptum

Eravamo duecento, giovani e meno giovani (uomini e donne), italiani, francesi, inglesi e tedeschi. C’erano Vespe di ogni tipo e di ogni età. Un turbinio di colori e rumori che interrompeva al suo passaggio il silenzio di piccole comunità lontane nel tempo e nello spazio. Cittadine arroccate sui cocuzzoli dei monti, immerse nelle nuvole e circondate da boschi e foreste. E poi, lungo la costa tirrenica della Campania e della Calabria, lo splendore della natura, il luccichio del mare, le scogliere a strapiombo, gli scogli e le isolette, ma anche l’orrore della speculazione edilizia, ecomostri già completati o in costruzione, relitti di cemento armato, improbabili villaggi turistici a guisa di pueblo messicani.

Il vostro cronista al Giro

Il vostro cronista al Giro

Viaggiando in Vespa, low speed, tutte queste immagini le vedi quasi al rallentatore, ne fai moviola, e poi cogli negli sguardi dei tuoi compagni di viaggio, al di là della visiera del casco, le stesse suggestioni. Tre giorni vissuti intensamente e già pronti a ricominciare.

Scheda

Il Giro dei Tre Mari è promosso dal Vespa Club Bari, presieduto da Maurizio De Pasquale, con il patrocinio della FMI, la Federazione Motociclistica Italiana. E è la più importante manifestazione del genere in Italia meridionale. Quest’anno si è svolta l’ottava edizione. Il Giro è a numero chiuso, per esigenze logistiche. Per l’edizione 2012 le richieste di partecipazione, da tutta Europa, sono triplicate.

Gli equipaggi, a bordo di Vespe (ma c’erano anche tredici Lambrette) d’epoca, hanno percorso circa novecento chilometri attraverso la Puglia, la Basilicata, la Campania e la Calabria. Alla Tre Mari 2012 hanno preso parte appassionati di tutte le regioni italiane, francesi (dei Vespa Club di Cap d’Antibes e Grenoble), tedeschi (Vespa Club Hagen) e inglesi.

Massiccia la presenza femminile: le vespiste erano ben trentasei.

Tra i mezzi storici vanno segnalate la Vespa GS 150 (cavi esterni) del 1955 di Giancarlo De Pasquale e la Faro Basso del 1956 di Luciano Zaccagnini.

L’organizzazione è capillare, nulla è lasciato al caso. Un team di meccanici segue il giro a bordo di un automezzo (Furgone Scopa), per gli interventi di emergenza.

Il percorso

Bari, Corato, Castel del Monte, Spinazzola, Palazzo San Gervasio, Venosa, Ginestra, Rionero in Vulture, Laghi di Monticchio, Monteverde, Lacedonia, Bisaccia, San Nicola Baronia, Grottaminarda, Passo di Mirabella, Fontanarosa, Paternopoli, Castelfranci, Cassano Irpino, Montella, Acerno, Montecorvino Rovella, Parco regionale dei Monti Picentini, Mercato, Giffoni, Campigliano, Filetta, Salerno, Agropoli, Vallo scalo, Palinuro, Marina di Camerota, San Giovanni a Piro, Maratea, Scalea, Santa Domenica di Talao, Papasidero, Mormanno, Castelluccio Superiore, Agromonte, statale Sinnica, Policoro, Matera, Santeramo, Cassano Murge, Bari”.

Qui il link all’articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno. 


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