Smargiasso e Trucido (5° parte)

Creato il 10 giugno 2011 da Annanihil
I suoi uomini si guardarono perplessi, non avevano idea di cosa avesse in mente, ma finora i piani di Smargiasso non erano andati tanto male, basti pensare a tutta la fortuna che avevano accumulato.
Quando fu portato nel castello l’ultimo sacco d’oro da K. Mortimer, Trucido si sentiva in gran forma, aveva ottenuto un bel tesoro senza il minimo sforzo, e umiliare Smargiasso e i suoi era stato un vero spasso.
«Bene, ora andate pure. Vai, Smargiasso! Isabelle e io vogliamo stare da soli». Capitan Trucido ci teneva a far sapere che, sebbene non avesse il bell’aspetto e la giovane età di Smargiasso, avrebbe avuto compagnia per quella notte a differenza del rivale.
«Fate pure! Tanto non mi manca il denaro per trovarne una più bella!»
«Che cosa?! Quale denaro?!»
Smargiasso si pentì per ciò che si era lasciato sfuggire.
«Parla o vi infilzo!»
«Va bene, calma! Oggi non è giornata! Quando le cose non vanno, non vanno! Bisogna arrendersi agli eventi… Per aiutare la “dolce pulzella”, ho pensato di alleggerire la nave, una parte del tesoro, ben più rilevante di questa, è nascosta dietro la rupe. C’è un’insenatura, siamo rimasti fermi lì per un giorno, il tempo di organizzare l’assalto al castello. Fra le varie cose, abbiamo nascosto parte del nostro tesoro in una grotta».
«Come faccio a essere sicuro che non menti?»
«Immagino tu sappia com’è il territorio intorno al tuo castello. Proprio alla base della rupe che protegge l’insenatura, c’è un nascondiglio perfetto. L’ingresso è nascosto da una fitta vegetazione. Non ho aggiunto altri ostacoli perché contavo di tornare presto a riprendere il mio oro, subito dopo averti sconfitto. Ma è andata male! Hai vinto tu, meriti di prendere tutto! La tua Isabelle dormiva quando abbiamo spostato il tesoro, ma può confermarti che abbiamo sostato lì davanti». Isabelle guardò Capitan Trucido e accennò un sì, poteva essere possibile.
Capitan Smargiasso proseguì: «Se non ti fidi, noi restiamo qui, in ostaggio. Manda i tuoi uomini a fare un sopraluogo, anzi, mandane una ventina perché serviranno braccia robuste per prendere tutto il carico. Accontentati di averci come ostaggi, noi siamo esausti, ci hai umiliati, non pretendere più di così…»
«Va bene, va bene! Spaccaosse, vai dove ha detto Smargiasso, portati venti uomini, sbrigati!»
Appena i venti uomini di Trucido uscirono dalla sala, il portone alle loro spalle si chiuse con un botto rapido e inaspettato. Loro stessi rimasero stupiti per la fretta con cui erano stati chiusi fuori.
«Neanche il tempo di uscire! A momenti ci lasciavo il culo tra la porta!» esclamò l’ultimo della fila suscitando le risa dei compari. Quella battuta cancellò ogni dubbio, si avviarono esaltati al pensiero di poter recuperare comodamente altro oro.
Meno entusiasti erano i dieci uomini rimasti nella sala del castello con Capitan Trucido.
A chiudere la porta con tanta fretta erano stati K. Mortimer e il giovane mozzo di Smargiasso. Capitan Trucido si sentì in un istante il più grosso idiota mai esistito sulla faccia della Terra.
«Ora siamo dieci contro dieci…» sogghignò Capitan Smargiasso, «All’attacco!».
Smargiasso corse dritto verso Trucido, questi si scansò dal suo bel trono come un vigliacco, poi estrasse la spada appesa alla cinta e iniziò il vero duello. Altra grossa idiozia non aver sequestrato le armi ai nemici, era la prima regola. Lo stare comodo come un vecchio pescatore che resta al sicuro sul molo e si accontenta di un paio di pesci per mangiare, aveva fatto perdere a Capitan Trucido il senso dell’avventura, e guardandosi attorno notò che anche i suoi uomini apparivano meno rapidi di un tempo, impigriti, appesantiti e l’età avanzata non aiutava.
Le spade dei due Capitani si colpivano, l’uno parava i colpi dell’altro, era uno scontro alla pari, nessuno dei due avrebbe mollato la presa tanto facilmente.
Le spade s’incrociarono per l’ennesima volta ed entrambi si sforzarono di disarmare l’altro. Spingevano con tutte le loro forze, le braccia tremavano per lo sforzo muscolare. Si minacciavo con sguardi feroci, era tutto lì, negli occhi, che uno dei due avrebbe letto la vittoria dell’altro.
La spada di Trucido volò via. Era già pronto a sentire la lama di Smargiasso trafiggergli lo stomaco quando si accorse che il suo rivale era rimasto con la sola impugnatura in mano, la lama era finita miseramente a terra in frantumi.
Trucido corse a recuperare la sua spada, Smargiasso scattò tentando di arrivare per primo, chi avrebbe raggiunto quell’arma avrebbe vinto.
Smargiasso si lanciò sul suo avversario per trattenerlo. Trucido se lo levò di dosso con un sonoro cazzotto. Fu proprio il pugno di Trucido a essere utile a Smargiasso: lo fece scivolare sul pavimento fino a raggiungere la spada. Prima che Trucido recuperasse il suo errore afferrandola per primo, Smargiasso si riprese dal colpo e puntò la lama alla gola del nemico. Smargiasso si alzò lentamente tenendolo in ostaggio: «Non fare scherzi o sei finito, Trucido!».
Capitan Trucido alzò le braccia in segno di resa, ma Capitan Smargiasso non abbassò la guardia, sentiva che poteva giocargli un brutto scherzo. In quel momento Smargiasso ricordò di non aver messo in conto Isabelle. Poteva essere solo lei quella che con passo delicato si era posta alle sue spalle.
«Isabelle, t’importa davvero di questo vecchio pirata? Cosa conta per te?»
«Per me conta solo il vincitore»
«Allora aiutami a legare il vecchio Trucido».
E così fece. Isabelle ordinò a Trucido di abbassare le braccia e le legò più strette che poté. Capitan Smargiasso controllò il nodo e le sorrise compiaciuto. Lo sapeva che aveva fatto colpo su di lei, non poteva essere diversamente.
«Brutta…» ringhiò il vecchio Trucido. Isabelle lo azzittì con un calcio.
«Mi sono rotta di venir chiusa in un baule e dover fare quella messinscena! Potevo anche morire! A te cosa sarebbe importato?!»
«Difatti come giochino era alquanto pericoloso…», Smargiasso spintonò a terra Trucido, poi si voltò verso Isabelle, «Non tutti sono gentiluomini come me!» e la baciò appassionatamente.
«Gentiluomo, ieri era più cerimonioso…»
«Ieri non sapevo che tu eri della mia stessa razza!»
«Cosa ne facciamo di questi?» chiese il giovane mozzo.
Qualcuno ci era rimasto secco, opera di K. Mortimer, ma altri sei erano stati disarmati e messi in un angolo.
«Mortimer, occupati dei cadaveri!»
«Sì, Capitano!» asserì soddisfatto K. Mortimer. Come un gobbo avvoltoio si posò su una delle sue vittime e la trascinò via.
«Per gli altri ho un’idea».

(continua...domani il finale!)