di Mimmo Gallipoli.
Penso che la mancanza di memoria che affligge gli italiani abbia qualcosa di patologico, una sorta di Alzhaimer collettivo impedisce alla popolazione di ricordare fatti e avvenimenti accaduti solo alcuni mesi addietro, per non parlare di cose risalenti a qualche anno fa. Non si spiegherebbe altrimenti la caduta nel dimenticatoio di episodi di corruzione e malgoverno che ci hanno scandalizzato e fatto inorridire favorendo il diffondersi dell’anti-politica. Un sentimento diffuso che ha contagiato una buona parte degli italiani i quali hanno guardato alla politica come ad una cosa sporca, fatta da gente disonesta, al solo scopo di arricchirsi e fare i propri interessi ma che ultimamente sta rientrando nei limiti fisiologici.
Così gli italiani non ricordano più che ci troviamo in questa situazione di crisi economica e disagio sociale in seguito a vent’anni di berlusconismo. Hanno dimenticato anche che durante le brevi parentesi dei governi di (pseudo) sinistra le cose non sono andate meglio. Chi si ricorda più del conflitto d’interessi e delle leggi NON fatte per porre fine allo strapotere mediatico di Berlusconi? A quel tempo era più importante discutere sui DiCo (coppie di fatto) e Bertinotti partecipava alle manifestazioni contro il governo anche se al governo c’era pure lui! Quindi di nuovo Berlusconi e il suo contratto con gli italiani, il milione di posti di lavoro, l’abolizione dell’ICI, e poi Ruby, le olgettine, la Minetti, il bunga bunga, Fiorito…
Nessuno ricorda più il problema dei rifiuti della Campania o il terremoto in Abruzzo, le telefonate intercettate nelle quali loschi individui gongolavano all’indomani della catastrofe, pensando alla torta della ricostruzione da spartirsi. Il prefetto de L’Aquila, Giovanna Iurato, che rideva al telefono per aver saputo fingere così bene la commozione davanti alle macerie della casa dello studente. Il G8 voluto all’Aquila come grande messaggio dato agli italiani affinché questo terremoto non sarebbe finito come gli altri, che la ricostruzione sarebbe iniziata subito e non lasciata a metà. Sappiamo come è andata a finire!
E Scilipoti, chi era costui? Chi se lo ricorda più? Un esponente di Italia dei Valori che insieme a gente della sua stessa risma, dietro ad un lauto consenso passava la barricata per sostenere la maggioranza di Berlusconi dopo la diaspora di Fini.
E chi si ricorda più di quello che diceva l’onorevole Antonio Razzi in questo video:
Pochi mesi fa IDV si attestava intorno al 7-8%, mentre oggi è in costante calo, portandosi sotto la soglia psicologica del 4%. Su questo ha pesato il fatto che Di Pietro è venuto a mancare proprio sul suo terreno, quello dei valori e della trasparenza. Ora fa da ruota di scorta ad Ingroia dopo che i suoi fedelissimi lo hanno abbandonato in seguito all’incertezza mostrata durante l’intervista a Report sui conti del partito. A quanto pare le mani pulite non le aveva nemmeno lui.
E la legge elettorale, quel Porcellum che nessuno ha voluto modificare? Dimenticata anche quella. Tutti i partiti hanno fatto finte proposte di cambiamento ma la verità è che senza le alleanze, viste le percentuali in gioco nessuno avrà la maggioranza per governare. Oramai è assodato che quando si pensa ad una riforma della legge elettorale non lo si fa certo nell’interesse del cittadino. La legge attuale, infatti, così come è concepita permette attualmente di arginare il Movimento Cinque Stelle e regalare un cospicuo premio di maggioranza alla coalizione vincente.
Sul premier dimissionario invece è da considerare seriamente quello che poche ore fa ha scritto il Financial Times: “Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”, (però, che acume!) così scrive in un editoriale Wolfang Munchau e prosegue, “ll suo governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste, annacquate fino alla irrilevanza macroeconomica. Ha promesso riforme, finendo per aumentare le tasse. Ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico”. E sul calo dello spread, il giornale afferma: “Molti italiani sanno che è legato a un altro Mario, a Draghi”.
E’ la verità, molti confidavano in Monti come uomo delle riforme, slegato dalle logiche clientelari e lobbistiche di partito, colui che avrebbe potuto attuare dei cambiamenti nell’interesse dei cittadini, non sapendo che Super Mario era prima di tutto uomo di fiducia del cavaliere. “Ho votato per Berlusconi solo la prima volta, nel 1994” ha dichiaratoMonti. Poi la mamma lo ha preso da parte e garbatamente gli ha spiegato che Babbo Natale non esiste e forse neanche la Befana (M. Travaglio). E infatti tutto è rimasto com’era: la lotta all’evasione fiscale iniziata con i bliz della Guardia di Finanza nelle località turistiche, a caccia di fatture e di scontrini si è poi rivelata come strusciu ‘e scupa nova. Il decreto sulle liberalizzazioni e professioni si è rivelato avere una valenza puramente simbolica Per non parlare della scure del suo governo che si sarebbe dovuta abbattere sui costi della politica, dall’abolizione del vitalizio alla riduzione dello stipendio ai parlamentari, alla drastica riduzione dei privilegi annessi e connessi. Ricordiamo che la spesa pubblica dell’Italia è superiore a quella della Germania di 4 punti percentuali. Aggiungiamo anche che diversi anni orsono avevamo votato un referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti trasformato, all’indomani dell’abrogazione, in rimborso elettorale e il quadro è completo.
Non poteva essere altrimenti considerato che il governo Monti era sostenuto dal Pd, dal PdL e da Casini e di conseguenza le riforme da attuare sono state modificate, stravolte, anzi meglio, addomesticate.
E infatti dopo aver fatto cadere il suo governo, Berlusconi non ha digerito che il suo Mario si sia messo in proprio, con Fini e Casini poi! Ma c’è anche Montezemolo a sostenerlo e per conoscere bene chi è costui bisogna leggere il libro “Il Candidato” di Stefano Feltri.
In fondo, noi italiani, ce lo meritiamo tutto questo, anche perché non possiamo aspettarci che chi ci governa sia migliore di noi. Perché dovrebbe esserlo?
Cerchiamo di fare un po’ di autocritica anche e soprattutto sulle azioni che compiamo ogni giorno, ad esempio quando parcheggiamo sui marciapiedi o negli spazi riservati ai disabili; quando ci mostriamo insofferenti durante l’attesa ad uno sportello e inesorabilmente cerchiamo un modo per scavalcare gli altri; quando partecipiamo ad un concorso pubblico e la prima cosa a cui pensiamo, non è di procurarci dei testi su cui studiare ma a quale santo in paradiso rivolgerci per farci vincere il concorso; quando dobbiamo sottoporci ad un esame medico e cerchiamo l’amico in ospedale che ci fa passare prima perché la lista d’attesa è troppo lunga; quando ci mettiamo d’accordo col dentista che ci fa lo sconto se non gli chiediamo la ricevuta; quando nostro figlio/a va male a scuola ma la colpa è tutta dei professori che non lo comprendono; quando abbiamo costruito la nostra casa abusivamente perché tutti facevano così, tanto poi ci sarà il condono; quando andiamo a fare le nostre commissioni durante l’orario di lavoro; quando scegliamo di dare il voto a Berlusconi perché lui è il più furbo di tutti, quello che secondo i media più autorevoli ha messo k.o. Santoro, nonostante Travaglio gli abbia detto in faccia quello che lui rappresenta, quello che ha fatto e soprattutto quello che non ha fatto e che avrebbe potuto fare.
Berlusconi per me ha fatto prima di tutto la figura del pagliaccio e se nessuno lo ha capito forse il senso delle sue apparizioni in tv si può sintetizzare al meglio nella frase stereotipata dei suoi sostenitori acritani (o acretini, che è meglio) detta all’indomani della trasmissione: A vistu compa’ Sirbiu chi ci ha fattu! – nella quale il “compa” sta a significare il legame stretto di appartenenza, di affinità elettive, di comparaggio, che lega alle nostre latitudini individui della stessa risma e specie. Quelli che votano per Berlusconi non lo fanno perché credono nel suo programma o nelle sue promesse, tutt’altro, non ci crede nessuno. Lo eleggono proprio per la sua capacità d’imbrogliare la povera gente, di dire tutto e il contrario di tutto, un esempio da imitare, il paraculo per eccellenza, quello che partendo dal nulla con la sua furbizia e le amicizie giuste ha messo tutti nel sacco diventando miliardario e anche puttaniere. In definitiva ciò che ogni italiano vorrebbe essere.
Rassegniamoci, non cambierà nulla. Queste dovevano essere le elezioni del rinnovamento e invece eccoli di nuovo qui, tutti quanti, salvo poche eccezioni come Cosentino, Dell’Utri o Scajola, esclusi dell’ultima ora, per quest’ultimo, però, c’è sempre la speranza che qualcuno la candidi a sua insaputa! “Amici di cui dovremo purtroppo fare a meno” ha detto il Cavaliere con sincero rammarico, trovando conforto però nella candidatura di Minzolini in Liguria.
Poi c’è la Calabria che si attesta come regione del paracadutismo politico per eccellenza. Dopo il dispiegamento di parà messo in campo da Bersani, come la Bindi candidata a Reggio Calabria o come Micaela Fanelli, sindaco di Riccia, nel Molise, voluta fortemente da Renzi nelle liste del Senato in un collegio blindato come quello calabrese, il PdL candida invece Scilipoti e direi che ce lo meritiamo.
Nessuna traccia invece di esponenti della società civile nella nostra regione.
Votare per Grillo potrebbe essere un’alternativa, se non altro per esprimere un voto di protesta piuttosto che non andare proprio alle urne. C’è da considerare però che il Movimento Cinque Stelle sembra essere più una setta che un soggetto politico. Anche se con lo Tsunami Tour, Grillo ha riguadagnato qualcosa in termini percentuali, sembra che ogni giorno che passa le studino tutte per buttarsi la zappa sui piedi, sparando a raffica una serie di dichiarazioni utopistiche o sconclusionate. L’ultima? Abolire i sindacati e far gestire le aziende ai lavoratori… Ma non esistevano già le cooperative?
A questo punto rimane solo di affidarsi a Dio e d’altra parte è quello che facciamo da sempre noi italiani nelle situazioni di emergenza o di pericolo.
Forse è proprio per questo che lo rappresentiamo con un triangolo!