La settimana di Sanremo vi ha buttato giù di morale? Smetto quando voglio potrebbe essere il miglior modo per farvi una sana risata, quella che cioè è mancata di più sul palco del Teatro Ariston. E ho anche una notizia sconvolgente: si tratta di un film italiano!
Il protagonista è Pietro (Edoardo Leo), un giovane (pur sempre trentasettenne) ricercatore universitario che deve fare i conti con un lavoro che fatica a dargli le soddisfazioni e le risorse economiche per condurre una vita serena insieme alla sua fidanzata Giulia (Valeria Solarino). Frustrato e ormai stanco, decide di sfruttare le sue capacità e le sue competenze per mettere in commercio una nuova droga. Per farlo però ha bisogno dell’aiuto di vecchi amici e conoscenti, anche loro geniali e talentuosi ragazzi che non hanno trovato spazio nei rispettivi campi. Sono i latinisti Mattia (Valerio Aprea) e Giorgio (Lorenzo Lavia), il chimico Alberto (Stefano Fresi), l’economista Bartolomeo (Libero De Rienzo), l’archeologo Arturo (Pietro Calabresi) e l’antropologo Andrea (Pietro Sermonti).
Il film è un affresco che porta agli estremi le condizioni in cui versa il mondo della ricerca e più in generale la valorizzazione dei talenti nel nostro Paese. Non per questo però ci si deve aspettare un film noioso, pesante o addirittura moralista. Anzi. Si tratta solo di un pretesto per raccontare una storia tutt’altro che politically correct e soprattutto molto divertente.
La banda di amici/spacciatori è un coacervo di caratteri e personalità “originali” (cosa non rara da trovare nel mondo della ricerca) che deve misurarsi con mondi nuovi e quasi del tutto sconosciuti. Sidney Sibilia, regista e sceneggiatore del film a cui io darei valanghe di premi già solo per il suo nome, ha costruito una pellicola tutt’altro che italiana (per citare lo stesso Pietro Sermonti nella serie tv Boris, dalla quale provengono molti dei protagonisti).
Il cast è senza dubbio un punto di forza del film, perché raccoglie gli attori più divertenti e anticonvenzionali del nostro cinema, a cominciare da Libero De Rienzo che io personalmente avevo perso un po’ di vista e sono stato felice di ritrovare.
E se La grande bellezza e Il capitale umano rappresentano due esempi di film drammatici nostrani di altissima qualità, alla voce “commedia” inserisco volentieri Smetto quando voglio, che consiglio a tutti di vedere.
CHIPS e CHEAP: CHIPS è il fatto che l’ironia su cui si gioca in questo film non è quella facilotta tipica delle commedie italiane a cui siamo abituati, mentre CHEAP è che in alcuni casi si esagera fin troppo con la caratterizzazione di alcuni personaggi.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: bassa. Non ricordo brani degni di nota, ma può essere che la settimana di Sanremo mi abbia cancellato ogni ricordo.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: bassa. Attori bravi sì, belli insomma. Forse si salvano solo Edoardo Leo e Valeria Solarino.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 100 minuti / 100 minuti. Nulla da eccepire.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Potete anche voi andare a casa a pensare a quale business mettere in piedi per diventare ricchi.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 4 Anne Praderio su cinque.
Il post Smetto quando voglio, ma non di fare film così, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).