Le truffe telefoniche attive dal 2013, ancora oggi sono tornate a far parlare di se con diverse strategie.
Basta effettuare per errore un click su una casella pubblicitaria sul nostro telefono per aprire un altra pagina dove ad attendere gli ingenui navigatori c’è un pulsante pronto ad iscriverli a qualche sito a pagamento. Un click di troppo e il danno è fatto, cominciando così a pagare promozioni che non avete mai pensato di fare e dovendole pagare senza che voi lo vogliate dato che i soldi cominceranno a scalarli dal vostro credito residuo. Questa è la truffa degli abbonamenti a sovrapprezzo sugli smartphone, il cui giro d’affari si aggira tra i 600 milioni e il miliardo di euro; e che in questi giorni sta colpendo nuovamente gli italiani attraverso i servizi proposti che, spesso, vengono attivati senza l’esplicita richiesta dei consumatori.
Anche la frode attiva dallo stesso anno, è tornata a far parlare di se, quando alcuni utenti si sono visti recapitare un SMS dal numero 3399942486: “Abbonamento attivato al costo di 5.04 Euro/sett. Info e disattivazione: [Link]”. A questo punto per i clienti si apre un vero e proprio panico nella ricerca non solo della disattivazione del servizio, ma anche di un eventuale rimborso. Solitamente basta accedere al link ed eliminare la propria sottoscrizione, ma spesso bisogna contattare direttamente il servizio clienti tramite una mail o un numero di telefono apposito. Dove, però, alla fine nessuno parla di rimborsi e così bisogna rivolgersi agli operatori, che nelle risposte sono altalenanti. Basta leggere i commenti sulle varie pagine Facebook di Tim, Vodafone e Tre per capire che alcuni utenti li ricevono e altri no.
L’importante è attivarsi subito alla disattivazione dopo aver ricevuto l’SMS dal numero sopracitato, perché in caso contrario il servizio continuerà a scalare 5€ ogni settimana, pesando gravemente sul proprio contratto telefonico o continuando a eseguire ricariche inutili. Oltre alla disattivazione del servizio, la soluzione definitiva è quella di chiamare l’operatore e chiedere di impedire ad ogni servizio a pagamento di effettuare un accredito sul proprio conto, in questo modo però non avremo la possibilità di utilizzare servizi legali e approvati, come per esempio l’opzione Spotify attivabile da chi ha un abbonamento Vodafone.
A gennaio l’Agcom ha pubblicato un documento di 72 pagine nel quale si afferma che, d’ora in avanti, i responsabili di questi falsi servizi a pagamento dovranno richiedere l’esplicito consenso ai clienti e non attivargliela per un semplice sbagliato click, prima di addebitare dei costi aggiuntivi. L’Agcom suggerisce una schermata nel quale l’utente deve inserire il proprio numero telefonico prima di accettare l’offerta in modo da evitare sottoscrizioni involontarie come quelle che da anni tormentano gli italiani.