Snob

Creato il 14 settembre 2012 da Povna @povna

L’estate sta scappando a larghi passi; e lascia il cielo a un autunno di tempesta, in cui il vento rincorre le nuvole, e l’aria è già parecchio frizzantina.
Proprio per questo, la ‘povna per questo venerdì tradisce gli s-consigli, e si dedica invece a recensire una lettura leggera e intelligente, che possa alimentare la nostalgia di sole e mare. Ché, tanto, il tempo per le cose serie viene presto. Pure troppo, si sa.

Il romanzo presenta alcuni inciampi talmente evidenti nella tecnica narrativa da far sospettare che l’autore li abbia coltivati scientemente. In particolare, in un racconto che sceglie il punto di vista omodiegetico dell’amico semi-eccentrico (e per il suo ruolo nella vicenda, e per la sua professione di attore), colpiscono le volte in cui questa focalizzazione si fa, da interna, onnisciente, autorizzando lo sguardo della voce narrante nell’intimità e (quasi) nella testa dei personaggi, suscitando perplessità evidenti nel lettore. Il narratore, da testimone attento della società aristocratica britannica del XX-XXI secolo, si fa così inattendibile. E – visto che tra le righe di Snob compare, disincantata ma costante, una comprensione che suona anche come (auto)-assolvimento di classe – la scelta di Fellowes si fa più comprensibile man mano che procede la lettura.
Le vicende di Edith – new-comer alle prese con la scalata sociale di una nobiltà inglese che resiste al di là del tempo (nei suoi riti, collezionistici non detti, privilegi vissuti con consapevole understatement) – si colora così di sottile umorismo, mentre il nostro narratore (anche lui facente parte della cerchia, come del resto non smentisce la scelta di un matrimonio socialmente adatto) inarca, inespresso, un sopracciglio. Come ad avvertire coloro che l’hanno seguito fino al termine della vicenda: vi siete divertiti? Avete goduto di vizi e virtù che costituiscono la spina dorsale aristocratica di questa strana isola? Avete fatto bene, ma attenzione: sono un attore, sono un nobile. Capace, per definizione, di creare altri mondi; appartenente, per nascita, a quella stessa cerchia. Vi ho concesso il privilegio del mio sguardo, ma io sono al di qua, voi al di là (delle pagine, del limite sociale per nascita). Credete proprio che sia tutto vero?