Social Media e aziende: webinar #supersummit [trascrizione]

Creato il 11 novembre 2013 da Cristinasimone @cristinasimone

È cominciato la settimana scorsa il Supersummit Social Media, SEO & Web Marketing organizzato da Marco Montemagno. Dal 4 al 29 novembre i migliori esperti italiani di digital si riuniscono per capire che cosa oggi davvero funziona e che cosa no con Facebook, Twitter, YouTube, Google+ e i social media in generale, lato SEO e per le strategie di web marketing. È prevista una formula gratuita che consente di assistere live ai vari webinar, e una formula premium per poter vedere i video in differita e scaricare le slide delle presentazioni.

Nella formula free Marco ha inlcuso un video di ben 2 ore, un webinar sulle ultime tendenze del mondo dei Social Media con uno sguardo rivolto alle esigenze di business.

Abbiamo sbobinato l’intervento di Montemagno e in questo post vi raccontiamo a parole quello di cui ha parlato durante il suo webinar. Non è una trascrizione letterale ma un adattamento per la lettura che cerca di rispettare l’effetto “live” del linguaggio originale. Sarà poi Marco a confermarci se ci siamo riusciti. Per il momento gli lasciamo la parola.

Ecco a voi… Marco Montemagno!

C’è ancora molta confusione sul mondo dei Social Media. Ci troviamo di fronte ad una marea d’informazioni e spesso non si sa in che direzione andare. Facciamo quindi uno stato dell’arte del mondo dei Social Media. Sono stato al Social Media World Forum a Londra: ha avuto alcune conferme e ha potuto verificare che su alcuni aspetti c’è ancora un po’ di confusione. “Content is King!” è una frase ancora ricorrente, ma era la stessa che ci dicevamo qualche anno fa. Allora, è cambiato qualcosa o no?

Marco Montemagno al Digital Domination Summit

Engagement

Nascono piattaforme una dopo l’altra e molte aziende seguono le mode del momento, oppure alcuni si sono fatti paladini dell’uscire da Facebook, emergono i fake: follower falsi, like falsi. Molte aziende si sono concentrate sul numero di Like e hanno dimenticato l’importanza dell’engagement. E questo non è solo una questione di etica, ma avrà sempre più in impatto anche per l’indicizzazione SEO.

C’è anche da riflettere su alcune banalità che si ascoltano spesso durante le presentazioni sul mondo dei Social Media: creare la conversazione, ascoltare. Ma come farlo poi in pratica? Non è sempre chiaro. Stanno uscendo diverse piattaforme per creare rapporti con gli utenti. Ad esempio Voomly aiuta ad avere un rapporto continuativo e stretto con le persone che ci seguono, aumentando il livello di engagement a prescindere dai Social Media tradizionali come Facebook, Twitter o LinkedIn.

Email marketing

Un altro aspetto importante è l’importanza dell’email. Anni fa sembrava che l’email fosse morta, mentre ancora oggi si vede che lavorare bene su un buon database di email porta ottimi risultati in termini di conversione e quindi di vendite.

Famolo virale

Un altro tema rilevante è l’errore che spesso si fa pensando che per essere coinvolgenti bisogni sforare nel cazzeggio. “Famolo virale”, creiamo un contenuto divertente, comico, gattini ecc. per far sì che le persone siano stimolate a condividere il nostro contenuto. Quello che invece oggi si vede, anche a livello statistico, è il fatto che le aziende possono ottenere un ottimo livello di coinvolgimento senza necessariamente squalificarsi o utilizzare un registro di comunicazione non affine al proprio posizionamento. Molte aziende invece hanno preso la deriva del divertimento perché è l’ancora più facile per coinvolgere gli utenti.

L’importanza del Mobile

Oggi come oggi il Mobile è fondamentale. Più che un tormentone questo oggi è un dato di fatto. Nel 2015 ci saranno 1 miliardo di smartphone venduti a livello mondiale. Gli smartphone rappresentano ancora una fetta ridotta rispetto al mercato complessivo della telefonia mobile, ma sono destinati a crescere. Il telefonino diventerà il touchpoint principale di tutto ciò che andremo a sviluppare.

Si parla della “post-PC era”. Tutte le principali aziende tecnologiche come Facebook, Google e Microsoft parlano del mobile come il device principale per la fruizione dei loro servizi. Mark Zuckerberg, intervistato a Tech Crunch nel novembre 2012, ha affermato: “We are a mobile company”.

Quindi, da un lato abbiamo gli oggetti che 5 anni fa non c’erano, e dall’altro le grandi compagnie fanno grandi investimenti in denaro e tecnologia per affrontare un mercato sempre più mobile, creando piattaforme per smartphone e tablet, non per PC, laptop o altri device statici.

Se non abbiamo ancora un sito mobile o un’app per i nostri prodotti stiamo perdendo un’occasione. Come farlo però non è ancora molto chiaro. Non è ancora alla portata di tutti la possibilità di entrare nel mondo mobile, rispetto al mondo web (pensiamo ad es. a piattaforme come WordPress che permettono a chiunque di farsi un sito).

Abbiamo poi il mondo del gaming che sta prendendo piede e che richiede però grandi investimenti. Creare un’applicazione che abbia senso, che gli utenti scaricano e utilizzano è ancora una strada non molto chiara: non sappiamo se l’applicazione mobile che vincerà sarà un’applicazione installata sul telefonino oppure una web application fruibile da browser tramite la navigazione mobile.

Velocità di risposta

Rispondere agli utenti in tempo reale è diventato sempre più importante. Se oggi scriviamo un’email ad un’azienda e questa non ci risponde il giorno stesso pensiamo sia ancora un’azienda analogica.

Da una recente ricerca di Ebay risulta che l’83% degli utenti Twitter e il 71% degli utenti Facebook si aspetta una risposta immediata da parte delle aziende. Il 67% dei consumatori preferisce il self-service online: prima di contattare l’azienda si informano online, oppure mentre chiamano l’azienda stanno verificando sul web quello che il venditore o rappresentante dell’azienda sta dicendo loro. Internet non dimentica: 80% delle persone sono meno disposte a comprare da un’azienda dopo aver avuto una cattiva esperienza.

Quindi, tempi di risposta sempre più brevi e sistemi di gestione delle relazioni coi clienti. Esistono applicazioni di troubleticketing per gestire i reclami come Zendesk o Desk.com acquisita da Salesforce. Dotarsi di una buona piattaforma di gestione dei reclami è assolutamente utile per poter rispondere istantaneamente alle richieste dei clienti.

Vendite

Entro il 2015 il 52% delle vendite complessive online e offline sarà influenzato dal contenuto internet (Forrester research, 2010). Qualunque cosa mettiamo online, sia noi ufficialmente come azienda che i nostri dipendenti, ha o può avere un’influenza sulle vendite del nostro prodotto o servizio. Ci sono quindi delle policy aziendali utilizzate per la gestione della presenza social del proprio staff: World Bank ne ha pubblicata una molto semplice e interessante.

Digital Strategy

Sempre World Bank ha pubblicato una Digital Strategy in 71 parole, di cui vediamo gli aspetti essenziali.

  1. I Social Media sono la tua ambasciata, un buon sito web è il tuo Paese (Jim Rosenberg). Vuoi essere proprietario del contenuto? Costruisci un buon sito web. Creazione di contenuto continua e consistente è fondamentale per il coinvolgimento, così come produrre regolarmente contenuti di qualità.
  2. Il quadro generale è fatto da tanti tanti piccoli dettagli: non esiste una ricetta uguale per tutti.
  3. Il più grande asset, il maggior valore che abbiamo sono le persone: colleghi, staff, clienti e fan. Se siamo aperti e coinvolgenti, anche le persone che ci seguono lo saranno.

E’ importante stabilire e scrivere la nostra Digital Strategy, le linee guida della nostra azienda. Dovrà essere semplice e facile da capire. Spesso le strategie digitali sono troppo articolate o troppo focalizzate su singoli dettagli.

Facebook

Bene o male le aziende, grandi e piccole, hanno una presenza Facebook. Le aziende più evolute hanno abbandonato l’approccio basato sul numero di Fan, Like o Follower, per concentrarsi sul comportamento degli utenti e sul loro livello di condivisione. Ci sono dati interessanti sulla correlazione tra le vendite e l’interazione degli utenti social. Esistono aziende che tracciano impatto dei Social sulle vendite nei negozi fisici.

Un recente aggiornamento di Facebook riguarda l’immagine di copertina. Tutte le immagini di copertina sono pubbliche, chiunque è in grado di vedere le nostre immagini di copertina; le cover non possono essere ingannevoli, fuorvianti o violare il copyright altrui; non si possono incoraggiare le persone a caricare le nostre immagini di copertina nella loro timeline. Le copertine non possono contenere più del 20% di testo. Esiste un tool online coverphoto.paavo.ch per verificare se la nostra copertina Facebook rientra nel 20% “autorizzato” di testo. Un elemento importante per evitare che la nostra Pagina sia bloccata da Facebook.

Potere allo share

È diventato così fondamentale il livello di condivisione di un contenuto che si è vista chiaramente una virata nel comportamento delle aziende. Mentre prima le aziende andavano su Amazon e poi guardavano le recensioni, oggi il processo si è invertito: prima si guardano le recensioni, poi si acquista (vedi Tripadvisor).

Upworthy ha messo in piedi un sito d’informazione che si basa su un concetto diverso dal palinsesto classico. Parte dal titolo, fa test A/B sul titolo, testano il titolo migliore della notizia, usano una parte di testo ridotta (semplicemente per interessare e incuriosire le persone), inseriscono un’immagine o un video, con lo scopo che le persone condividano. La strategia è quindi quella di capire – prima di pubblicare – se il contenuto ha le caratteristiche per essere condiviso. Se si vede che non è viralizzabile, non viene pubblicato.

Engage = share

Come faccio quindi ad ottenere la condivisione? La risposta è: tramite il coinvolgimento. Dobbiamo però sapere che i nostri cosiddetti “superfans” sono solo l’1% della nostra massa di follower, e sono loro che creano e viralizzano i nostri contenuti. in genere un Superfan genera il 50% dei contenuti della community e l’85% dei contenuti utili. Di tutti i miei fan devo coccolarne l’1%: sono gli addicted del mio servizio o prodotto e sono loro che lo diffonderanno in Rete.

Alla ricerca dell’ubiquità

Se prima l’approccio era per così dire staccato, tra online e offline, oggi per coinvolgere il pubblico le aziende cercano di interagire con gli utenti in tutti i luoghi in cui si trovano. Ovunque ti incontro cerco di coinvolgerti: se assisti ad un evento o acquisti nel negozio ti rimando al sito o raccolgo il tuo indirizzo email per inviarti la newsletter, se sei online ti invito al negozio o all’evento. Ottimo l’esempio di Disney, che integra nella propria strategia tutti i touchpoint: studios, online & social, mobile, gadget e merchandising, pubblicazioni, TV, negozi, eventi.

Come coinvolgere gli utenti?

Sempre Disney ha elaborato una mappa per il coinvolgimento degli utenti per il proprio prodotto Superbia, dalla quale possiamo prendere spunto.

  1. Esprimi te stesso: crea il tuo avatar, personalizza la tua stanza
  2. Condividi e collegati: condividi la tua stanza, metti il mi piace agli animaletti virtuali dei tuoi amici, collegati con gli amici
  3. Giochi e sfide: gioca, completa le sfide, adotta un animaletto virtuale (è il fenomeno della gamification)
  4. Misura i risultati: guadagna monete virtuali, guadagna XP per il prossimo livello, classifica dei migliori utenti.

Digitale ovunque

Mettere il logo, il sito, i riferimenti social in qualsiasi materiale di comunicazione. Per Twitter, pubblicare l’hashtag strategico creato per l’evento aziendale.

Eventi: SEO + share

Se abbiamo un progetto nuovo o un vecchio progetto da rilanciare e riposizionare, una strategia efficace per l’indicizzazione di un progetto online è organizzare un evento fisico offline. L’evento ha l’enorme vantaggio di riunire tante persone concentrate su un certo tema: condivideranno questa esperienza e creeranno dei contenuti online relativi all’evento, che aiuteranno anche il posizionamento sui motori di ricerca.

Il caso più clamoroso è TED. La genialità consiste nel format TED-X che consente a chiunque di organizzare il proprio TED secondo determinate linee guida, e tutto questo genera backlink verso il sito TED. Alla base c’è sempre, ovviamente, l’ottima qualità del prodotto o servizio. Se non avete la qualità è meglio lasciar stare il web e il social, perché l’effetto sarebbe quello contrario!

Un altro esempio è il Digital Domination Summit previsto per fine giugno.
Due strumenti utili, a pagamento: Presdo Match e Gennie Connect.

Foto: Gettymages

Youtube

Youtube è il secondo motore di ricerca al mondo dopo Google. Questo mese ha superato il miliardo di visualizzazioni mensili. Il vantaggio di produrre video è che si ha una minore concorrenza rispetto a scrivere dei semplici post o articoli sul proprio sito. L’altro enorme vantaggio è il fatto che Youtube è proprietà di Google e l’indicizzazione è molto più rapida, con possibilità di essere ben posizionati con l’anteprima dei risultati.

L’iter corretto per pubblicare video è questo:

  1. Caricare il video su Youtube
  2. Prendere il codice embed
  3. Postarlo all’interno del sito

Il video embeddato all’interno del sito ha il vantaggio che il sito viene indicizzato col video all’interno, per cui il sito viene indicizzato con l’anteprima del video.

Twitter

I 3 punti di contatto fondamentali su cui lavorare oggi sono:

  1. Divertimento: creare contenuti leggeri che stimolino la condivisione.
  2. Informazioni: se riusciamo ad educare gli utenti e ad aiutarli a capire concetti che per loro erano complessi, le persone condivideranno non perché si sono divertite ma perché hanno ricevuto una reale utilità.
  3. Aiuto: molte aziende puntano all’assistenza dei clienti/utenti, e risolvere loro un problema li porta a condividere la loro esperienza positiva col customer care.

Ecco la ricetta: scegline 2 e martella su quelli. Se non sei a tuo agio col tema “divertimento”, puoi scegliere di lavorare sulle informazioni e sull’aiuto.

Advertising

Advertising online significa investire budget pubblicitario. Le forme principali sono ad oggi Adwords, Facebook ADV, banner tradizionali sulle grandi testate online, blog e network di blog.

Retargeting

Questo è un tema ormai di default per gli inserzionisti. Retargeting significa che un utente che passa dal nostro sito potremo seguirlo con la nostra comunicazione pubblicitaria anche fuori dal nostro sito attraverso un network di siti collegati. Due delle migliori piattaforme di retargeting sono Perfect Audience e AD Roll.

Funzionano in questo modo: Quando i visitatori del sito lasciano il sito senza convertire (non compiono l’azione desiderata: cliccare, comprare, registrarsi), la nostra pubblicità li seguirà all’interno di Facebook e dei network collegati. È un metodo assillante per l’utente che pone qualche problema dal punto di vista etico, ma bisogna riconoscere che funziona.

Facebook Lookalike Audience

Poche settimane fa Facebook ha aperto questa beta per chi fa un’inserzione pubblicitaria. ti da la possibilità di caricare una tua lista email di contatti, la analizza e ti dice quali potrebbero essere delle audience simili alla tua lista di contatti. Una tipologia di campagna che può essere molto interessante.

Il contenuto è ancora il Re?

“The content is king”. Sono dieci anni che ce lo diciamo, sarà ancora la regola d’oro? C’è un trend crescente di aziende che diventano publisher, produttori di contenuti, e aprono delle divisioni con redazioni interne che producono contenuti editoriali. Ad es. AutoTrader realizza recensioni video di auto di altissima qualità. Se in passato la quantità dei contenuti prodotti era un valore, oggi quello che fa la differenza è la qualità. Soprattutto considerando l’importanza della condivisione a livello social e avere la possibilità di distribuirli su più partner e diversi media.

Trova la tua voce

Se si entra in una logica editoriale, bisogna definire la personalità del proprio brand, scegliere un tono e uno stile di comunicazione. Ad esempio, Jack Daniels ha prodotto un documento in cui identifica il proprio brand con un elenco di parole chiave raggruppate in “What Jack is” e “What Jack is not”.

Crea la tua storia

Anche online è importante creare dei contenuti che raccontino una storia. Il nostro brand racconta una storia e questa storia deve essere studiata, progettata e poi comunicata.

Il team

Quando un’azienda approccia i Social è utile che crei delle linee guida per il proprio staff. Ad esempio la World Bank ha elaborato delle linee guida molto semplici ed efficaci sotto forma di infografica. Il dipendente viene guidato passo dopo passo a farsi delle domande per valutare se può postare o no un determinato contenuto. È un sistema per evitare di bloccare i Social Media a tutti i dipendenti come fanno ad esempio molte aziende italiane, consentendo e regolando il comportamento delle persone.

Crowdsourcing intelligente

Atizo è una piattaforma di crowdsourcing che dà la possibilità di avere un reale coinvolgimento degli utenti, mentre spesso questi fenomeni sono difficili da gestire. Questa piattaforma punta ad arrivare veramente ad un prodotto finale funzionante e di reale utilità. Ha trovato il giusto bilanciamento tra la saggezza diffusa del pubblico e le esigenze dell’azienda.

Segnali social

Dynamic Signal è una piattaforma interessante che ha lo scopo di portare le persone che amano un certo brand o un’azienda a parlarne sui Social Media. È il People Powered Marketing.

Altre piattaforme di Social Media Monitoring:
Brandwatch
Crowdbooster
Hootsuite
Buddymedia e prodotti collegati, della Marketing Suite di Salesforce

allora stamattina si videoascoltatwittando #supersummit

— Stefano Cucchi (@stefanocucchi) November 4, 2013

Conclusione

Con questo è tutto. Speriamo di esservi stati utili, e se volete assistere ai prossimi webinar del Supersummit potete consultare l’agenda e seguire i live streaming. Ci vediamo presto online con Marco Montemagno e il suo #Supersummit!


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