“Società Canadese di Cure Palliative” contraria a eutanasia e suicidio assistito

Creato il 13 luglio 2012 da Uccronline

Il 15 giugno 2012 la Corte Suprema della provincia canadese della British Columbia ha stabilito che l’attuale legge che proibisce il suicidio medicalmente assistito, è illegittima. Il giudice Lynn Smith -nota abortista e femminista- ha dunque imposto al governo la regolarizzazione dell’omicidio verso persone consenzienti.

E’ sempre interessante notare che -come per la questione riguardante l’aborto- ad essere maggiormente contrari ad uno stravolgimento dell’etica medica sono proprio coloro che hanno a che fare con i pazienti in fase terminale, che sono davvero informati dei fatti, cioè i medici. Non certo giudici e politici. Infatti, la Canadian Society of Palliative Care Physicians” (CSPCP), ovvero l’associazione di specialisti in cure palliative, ha adottato (in risposta ad un dibattito relativo al Québec) -in seguito ad un sondaggio interno- una presa di posizione sulla legalizzazione dell’eutanasia.

Si legge infatti che questo sondaggio tra i medici «ha rivelato una schiacciante opposizione tra i membri all’eutanasia e al suicidio assistito [...]. La Medicina palliativa non comprende la pratica dell’eutanasia e del suicidio assistito , affrettare la morte non fa parte della medicina palliativa e la “Canadian Society of Palliative Care Physicians” si oppone fermamente alla legalizzazione di eutanasia e il suicidio assistito. Continueremo invece a sostenere l’accesso universale alle cure palliative per tutto in tutto il Canada».

Dopo l’imposizione del giudice Smith, comunque, è nato un forte dibattito, ed è importante segnalare -come già abbiamo fatto su UCCR- il commento di Margaret Somerville, founding director del Centre for Medicine, Ethics and Law presso la McGill University: « la ricerca mostra che le motivazioni di chi vuole il suicidio assistito/eutanasia sono la paura di essere abbandonati, di morire da soli e non amati e di essere un peso per gli altri. Sicuramente la nostra risposta a questi timori non dovrebbe essere quella di aiutarli ad uccidere se stessi, o dare loro una iniezione letale. Stiamo discutendo sul suicidio assistito/eutanasia quando oggi potremmo fare molto per alleviare il dolore di quanto non potessimo in passato? In una società laica, la medicina e la legge sono le principali istituzioni chesostengono il valore del rispetto per la vita». In una recente intervista per Tempi.it ha continuato: «In una società secolarizzata come il Canada, in mancanza della religione, le uniche istituzioni che assicurano il rispetto della persona sono la medicina e la legge. E l’eutanasia distruggerà sia l’una che l’altra [...] Legge e medicina saranno distrutte, perché dovremo insegnare all’università che i medici possono e a volte devono uccidere i pazienti».

Una posizione molto simile alla CSPCP  è quella della New Zealand Medical Association (NZMA), che poco tempo fa ha annunciato in un comunicato che l’eutanasia non è una pratica etica e non può essere tollerata in alcun modo. La German Medical Association (GMA) ha invece optato per una posizione più morbida ma non meno chiara: «il coinvolgimento dei medici nel suicidio non è un compito medico». Anche la British Medical Association (BMA), prestigiosa associazione medica inglese, ha a sua volta  specificato di essere «fermamente contraria» alla legalizzazione del suicidio assistito.


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