Con Nimby (acronimo inglese che sta per Not In My Backyard) si definiscono le proteste locali contro la costruzione di grandi opere e impianti di interesse pubblico. Tali fenomeni, che ruotano attorno a un conflitto di localizzazione, sono sempre più diffusi nel nostro paese: basti pensare ai casi recenti della protesta contro la tav in Val di Susa e contro il rigassificatore a Brindisi. Il termine Nimby comporta una valutazione morale delle comunità locali giudicate negativamente perché egoiste, irrazionali, ignoranti, tradizionaliste. La ricerca pone radicalmente in questione l’etichetta Nimby studiando la costruzione del problema sociale “conflitti di localizzazione” attraverso l’analisi dei soggetti, dei discorsi e delle pratiche sia di chi è contrario sia di chi è favorevole alle grandi opere. Grande rilevanza è data, inoltre, alle recenti prassi politiche e giuridiche relative a tali conflitti, condizionate dallo stato di emergenza, proporzionale all’allarme sociale, da essi suscitato. La tendenza riscontrata è quella di limitare profondamente ogni forma di contestazione e di dissenso, evitando così che la protesta locale possa trovare attraverso il diritto canali di legittimità e dignità in cui esprimersi.
Ferdinando Spina è autore di diversi saggi pubblicati in riviste e volumi, tra cui Riforma del mercato del lavoro, precarietà, declino: rappresentazioni sociali dalla comunità salentina, in Periferie flessibili. Lavoro, flessibilità e precarietà nel Salento, a cura di M. Longo, (Lecce 2007) e And Yet It Moves’: Civil Society in Southern Italy, in Uncertainty and Insecurity in the New Age, a cura di V.N. Parrillo (New York 2009).
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