Soffoco. Mi amo. Scelgo.

Da Romina @CodicediHodgkin

Ho letto il mio libro, l’altro giorno,  e questo ha fatto definitivamente scattare nella mia testa una molla che si era allentata già da un pò.

Non faccio che pensarci.

Eppure, la storia è la mia e la conosco bene. Eppure, di anni ne sono passati 7 e di tempo per riflettere sull’accaduto ne ho avuto molto. Eppure, ho scritto tanto su cosa ha significato nella mia vita non solo ammalarmi di cancro, ma ammalarmi di cancro a 21 anni. Eppure, quel che è stato io l’ho vissuto veramente, l’ho raccontato in TV e sui giornali, lo scrivo da un anno e mezzo su questo blog, che ormai non è “il mio blog”, è “il Codice”, quasi un’entità che vive al di là di me.

Eppure su questo non avevo mai riflettuto.

Leggendo il libro mi sono accorta di una questione che sicuramente si è verificata anche scrivendo sul Codice, solo che non me ne ero mai accorta prima. C’è uno stacco stilistico nettissimo e involontario tra il modo in cui scrivo quando racconto i fatti del 2005 e quello in cui scrivo le mie riflessioni attuali. Una accordo inequivocabile  e inconfondibile, ma dal quale partono due melodie molto diverse.

E’come se metà libro fosse stato scritto da Romina come era a 21 anni e metà libro dalla Romina di 28 anni. Io, io non so spiegarvelo ma…è stato tale il bisogno che la Romina poco più di ragazzina aveva di parlare che, molto semplicemente, è tornata. E io l’ho riconosciuta solo rileggendomi. E ho pensato una serie di cose.

Ho pensato che, cazzo, io sono giovane. Io sono veramente molto giovane. Questa consapevolezza, nella prima fase della mia vita in cui sono egocentrica, egofila  e narcisista mi portata di colpo in piedi su un cornicione di pensieri affacciati al decimo piano.

Io ho 28 anni. A 21 mi sono ammalata di cancro. A 24 mia madre è morta, con tutte le conseguenze che questo può avere in termini di sentimento, di radici spezzate e di organizzazione logistica della propria vita. Ormai alcuni anni fa io ho compiuto scelte di vita precoci, ponderate, mature, che ho portato avanti nel tempo con convinzione e grande serietà. Questo in ogni singolo aspetto della mia vita. Nessuno escluso.
E ora soffoco. Soffoco.
Sono felice quando sto con Romina, amo Romina più di quanto non l’abbia mai amata, mi piace Romina, adoro la sua compagnia. Mi piace quello che fa Romina. Mi piace come sta vivendo questo momento. Mi piace il fatto che lavori di giorno in ufficio e di notte sul blog. Mi piace follemente la compagnia di Romina.
Infatti, starei sempre e solo con me. Non sono abituata a quello che sta accadendo, ma ne ho un bisogno folle. Ho bisogno di mandare al diavolo tutto quello che viene in mente a tutti, me per prima, quando pensano a me. E ne ho bisogno come ho bisogno di respirare. Ho bisogno di trovare il coraggio per fare alcune scelte. Tanto, evidentemente, aspettare non è servito a niente finora, né tanto meno servirà.

Mi sto seriamente chiedendo se quello che ho fatto finora sia stato un mio vero, profondo, sincero desiderio o se sia stato dettato dalla necessità, dopo tanta sofferenza, di crearmi spazi sicuri, stagni, non destinati all’evoluzione ma dove posso rifugiarmi.

Scelte. Rese dei conti. Coraggio. Coraggio. Ma non il coraggio che mi viene attribuito perchè sono stata costretta a fare chemio e l’ho fatta. Il Coraggio di compiere scelte radicali e spontanee.

Io non so se ho il coraggio che mi serve. Il certo per l’incerto. Rischio. Sicurezza. Guardarsi indietro. Che diavolo ho fatto. Guardare avanti. E’come oggi. Soffoco. Scelgo. Scelgo? Non lo so. Vigliacca? Saggia? Pigra?

La mia testa non è dove dovrebbe essere.
O forse la mia testa è dove ha tutto il diritto di essere.
Semplicemente, è dove non è mai stata.


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