Sogni bruttissimi

Da Wising
Ieri sera, quando ormai dormiva da un paio d'ore, Cigolino si è svegliato e ha cominciato a piangere. Prima in modo quasi sommesso, poi è esploso. Era paura, era non sapere dove fosse, era un non riconoscerci.
Era un incubo, accidente che capita ai bimbi dopo l'anno. Dormendo loro rielaborano e, senza filtri, si scontrano con piccole ansie, con cose che lì per lì non hanno ben capito o semplicemente non distinguono ciò che è vero da ciò che è sogno.
Il nostro "errore" è stato prenderlo in braccio, senza lasciargli il tempo di riaddormentarsi o di svegliarsi del tutto. Da lì in poi, per oltre mezz'ora, è stata pura disperazione e noi senza parole, senza sapere come calmarlo.
Quando capita questa cosa, spaventosa anche per i genitori, il primo intervento da fare è lasciarlo nel suo lettino e parlargli sottovoce, rassicurandolo.
Solo se si sveglia del tutto prenderlo in braccio, un po' di coccole, acqua fresca e di nuovo a nanna, tranquillo.
E' un avvenimento comune e mi ha rassicurato leggere che gli incubi non sono legati a cose negative o traumatiche capitate durante il giorno. Perchè è un attimo preoccuparsi, chiedere cosa mai sia avvenuto, chi ha incontrato, cosa è stato a turbarlo così. Invece è quasi un passaggio obbligato, ovvero la conquista dell'autonomia passa anche da lì, dalla rielaborazione notturna, dai sogni che fanno paura, dal pianto incontrollato.
Certo fa tenerezza. Non scioglieresti mai l'abbraccio e usi tutto il corpo e tutte le parole a lui comprensibili per cercare di calmarlo.
Quando poi finalmente prende il suo coniglietto, si rotola nel letto, si mette su un fianco e il pollice in bocca, chiude gli occhi, tu hai addosso una nuova stanchezza, il cuore riprende a battere a ritmo normale e anche tu ti giri, senza neppure coniglietto e pollice, e dormi.
Io sul divano, di solito, fino a quando una televendita chiassosa mi sveglia. Anche la batteria di pentole a tarda sera può essere un gran brutto incubo.