24 febbraio 2014 di Redazione
di Paolo Rausa
Le dolenti note di Luigi Cazzato, corsanese, o meglio sud-salentino come egli ama definirsi, molto prossimo a Santa Maria di Leuca dove sorge il Santuario De finibus Terrae e dove, secondo il poeta Vittorio Bodini, “i salentini ritornano dopo morti con il cappello in testa”, attraversano come rasoiate le pagine di questo saggio, un componimento misto di prosa e poesia, innalzato dall’autore per urlare al mondo l’assurdità delle ingiustizie sociali e politiche.
Le pagine di Luigi Cazzato si soffermano sugli aspetti più semplici ed umili della società di un piccolo paese del sud d’Italia, il Salento, per allargare via via le sue considerazioni sulla povera patria, ridotta a brandelli da una classe politica incapace e tutta occupata negli intrighi di potere e nel tornaconto individuale, fino ad allargarsi a tutto il mondo colpito dalle guerre, dalle malattie, dalla fame e dalle ingiustizie rispetto alle nostre società occidentali opulente e dove la ricchezza è malamente distribuita.
Le amare considerazioni dell’autore nascono dall’analisi della crudeltà umana che infierisce sul diverso, sul sensibile che si sofferma a riflettere proprio sui meccanismi di discriminazione che toccano ed emarginano i soggetti più deboli. Perché egli si chiede i cittadini permettono che i meccanismi politici strangolino il paese? E allora il primo appello è nel sollecitare la partecipazione nei processi decisionali all’assemblea “che porta gloria”, come diceva Omero.
Lugi Cazzato ha una formazione ed educazione basata sulla cultura della terra del buon padre e della madre di famiglia, al cui insegnamento ha cercato sempre di uniformarsi. Il rispetto per gli altri e lo sforzo comune per avventurarsi nei meandri della vita, l’attenzione per la natura, l’armonia con il paesaggio, l’equilibrio tra i desideri e le pulsioni sono tutte riflessioni che scaturiscono da quell’educazione del tempo antico, cara anche al poeta Orazio, che aveva assunto dal padre e dal fattore i principi di autarkeia e di metriòtes.
A questi principi si uniforma anche l’autore quando stila una specie di manifesto politico per i suoi concittadini e per giovani, basato sul pensiero, sull’immaginazione e sui sogni. Sono questi che ci guidano verso l’orizzonte del progresso sociale e civile, dove non c’è posto per chi, ‘homo homini lupus’, assume gli incarichi pubblici solo per commettere nefandezze.
L’amarezza e l’invettiva sono mitigate da dolci note, come quelle cantate da Lucio Battisti in “Emozioni” per es. e nelle tante melodie che hanno intenerito i cuori di una generazione, la nostra, di impenitenti romantici. L’amore assume l’aspetto di una fanciulla immaginata, che porge le sue labbra o le sue mani a cingere di gioia e di seduzione il corpo di Luigi che si predispone a vivere l’idillio desiderato.
Nondimeno il suo tempo trascorre in giochi innocenti alle carte dove si sperimentano nelle “apoteke” tecniche illusionistiche per sbaragliare l’avversario. La scrittura assume la funzione di catarsi, di elevazione dalle miserie umane fino all’Entità Superiore, a cui l’autore tende con tutta la sua forza, con tutta la sua fede, facendo leva sullo spirito divino che ci pervade. “Sogni e realtà” di Luigi Cazzato, Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2012, pp. 87, € 10,00.