Visto in DVD.
Due bambini (maschio e femmina… siamo negli anni ’30), vicini di casa a Parigi sono eterni compagni di giochi e l’affetto fra i due è più che evidente e non si può parlare d’amore solo per l’età. Il bimbo perde la madre e, adottato da uno zio, sarà costretto a trasferirsi in Inghilterra. A causa di una fortunata serie di coincidenze si ritroveranno e, pur senza riconoscersi subito, si ri-innamoreranno l’uno dell’altra (ma per tutti quegli anni non si son mai dimenticati)… poi però per una sfortunata serie di coincidenze lui ammazza uno e deve finire in prigione dove viene vessato e pestato a dovere. Non c’è più speranza di incontrarsi nella vita reale e pertanto i due si danno appuntamento in sogno, dove vivono una vita lunga e felice finché morte non li separi.
Film d’amore sovrannaturale come andò di moda dagli anni ’30 ai ’40 e fra tutti è forse il più commovente… il soggetto però sembra aver assorbito tutte le energie a scapito della sceneggiatura che ha il non usuale pregio di risultare quietamente irritante già nei primi 10 minuti, dove i giochi e i battibecchi dei bambini durano molto più di quanto io possa sopportare. Prosegue poi con qualche lungaggine di troppo fino alla terza parte, quella del sogno. Gli effetti speciali, il lento disvelarsi delle regole del sogno e l’ambiente onirico (attenzione, non siamo assolutamente dalle parti di Bunuel, è più unWalt Disney) appagano in parte la perdita di pazienza spesa nell’arrivare alla fine.
Si insomma, tutto troppo lungo per quanto interessante e originale; se solo Hathaway non avesse voluto fare un blockbuster strappalacrime e strappa consensi, sarebbe riuscito a tirar fuori un film anche migliore. Apprezzabile comunque, soprattutto perché se lo rifacessero oggi con Amanda Seyfried e Hugh Jackman per la regia di quel cinefilo di Garry Marshall, verrebbe decisamente peggio.