Sogno, di rainer maria rilke.
Da Antonio Ragone
@AntonioRagone
Il poeta Rainer Maria Rilke, di cui ho avuto già occasione e piacere di trattare inquesto post del blog, vede con la fantasia – e l’immagine gli pare un sogno – il piccolo villaggio della sua infanzia sperduto fra la neve già alta che continua a discendere in lenti turbini, immergendolo così in un profondo silenzio. Soltanto un cantar di galli all’alba lo ravviva. Ma un dolce calore emana da una casetta bianca del villaggio, tutta parata a festa, e da una testolina bionda che, fra le tendine, spia, in attesa. Il poeta dischiude la porta, ne ascolta il noto cigolio che sembra quasi una timida invocazione d’aiuto, e gli giunge subito il buono e familiare profumo della casa, quel profumo lieve di lavanda sempre rimasto vivo nella sua memoria, che gli riporta il volto delle persone care di quel tempo lontano e il senso di una vita serena ormai definitivamente passata.
SOGNOIo penso: e vedo (o sogno)
un piccolo villaggio, una gran pace:
dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce
in un fioccar di neve.
Entro il villaggio in abito da festa
una casetta bianca.
Furtiva accenna una testina bionda
tra le cortine mosse.
Schiudo la porta; e i cardini, stridendo,
chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso
profumo di lavanda.
Rainer Maria Rilke
(Traduzione di Vincenzo Errante)