Sogno di una notte di mezza estate (by Spartaco)

Creato il 11 gennaio 2013 da Simo785

Gli europei di calcio del 2012 iniziano l’8 giugno e le 16 nazionali ammesse si sfidano sui campi di Polonia ed Ucraina, che si aggiudicano l’organizzazione dell’evento nel 2006, nonostante la candidatura dell’Italia, uscita vittoriosa dal Mondiale tedesco dello stesso anno. All’inizio sembra una scelta sbagliata e, addirittura, sulla stampa si vocifera di corruzione da parte della federazione ucraina su alcuni agenti UEFA. Nonostante quest’inizio imbarazzante, i lavori negli stadi vengono conclusi al fotofinish e sono strutture quasi sempre migliori di quelle nostrane, vengono apportate migliorie ai mezzi di trasporto, i due Stati che un tempo costituivano un unico Paese danno vita a un evento oltre le migliori aspettative, tralasciando lo scandalo legato alla mattanza degli animali. Più che per le due mascotte, Slavek e Slavko, il torneo purtroppo è ricordato per lo sterminio di randagi, perlopiù cani, che popolano la città per dare un’immagine più “decorosa”, peccato che abbiano pensato solamente all’immagine e non alla civiltà per fare bella figura. Molti Italiani ritengono che non avranno abbastanza tempo per affezionarsi al logo della competizione, il grazioso fiore stilizzato che riporta i colori dei due Paesi ospitanti, anche se sotto sotto sperano di ascoltare fino alla nausea il tormentone dei The white stripes delle storiche notti tedesche, anche perché Endless Summer non lascia il segno a mio parere come inni storici quali Notti magiche,  La copa de la vida e Waka waka.

L’Italia come detto parte sfavorita secondo i bookmakers, strano vero? Tra i favoriti ovviamente l’Invincibile Armata spagnola, i Paesi Bassi e, pronti a mettere lo zampino la giovane e poco teutonica Germania, l’Inghilterra, sempre fiduciosa nei suoi mezzi e la mina vagante Francia. Alla fine l’unica previsione “azzeccata” sarà la Spagna, le altre squadre, a eccezione della Germania non rispetteranno i pronostici, in particolare l’Olanda rimedierà una brutta figura. Gli Oranges perderanno tutti e tre gli incontri del girone, rispettivamente con Danimarca, Portogallo e Germania, capace di offrire un gioco piacevole, fatto da giovani di grande qualità affiancati da campioni maturi.

Come nel 2006 il calcio nostrano è costretto a fare i conti con le indagini relative sempre a casi di partite truccate e, proprio questo evento fa ben sperare, evoca la prima inchiesta del 2006 che decreta la retrocessione della Juventus con relativa revoca di scudetti, arresti, veleni…addirittura Criscito viene prelevato dal ritiro, Bonucci rischia di essere messo fuori rosa come il suo compagno di reparto, anche se Prandelli nel caso dello juventino agisce diversamente. Questi eventi imbarazzanti sono quasi di buon auspicio per gli Italiani, richiamano alla mente l’inchiesta del 2006 e fanno ben sperare, nel Paese della superstizione dà maggiore affidabilità un’inchiesta giudiziaria che la condizione atletica e la motivazione di campioni come Buffon, Pirlo e De Rossi.

Tra una confessione e un avviso di garanzia inizia l’europeo. Il primo ostacolo sul cammino degli Azzurri è la squadra più forte della competizione, fresca di vittoria al mondiale sudafricano, la Spagna, testa di serie del gruppo C. Le Furie rosse partono bene, la nazionale italiana cerca di contenerle e, dopo i primi minuti, lo fa anche abbastanza bene. Gli Azzurri riescono a far giocare gli Spagnoli un po’ come la Roma di Enrique, possesso palla senza verticalizzazioni improvvise e letali, tipiche del calcio iberico di marca blaugrana. Di Natale subentra ad un Balotelli ammonito e poco incisivo, non lo fa rimpiangere e trafigge Casillas alla prima occasione, inventandosi un gran tiro. Strano, ma vero: l’Italia si porta in vantaggio. La Spagna pareggia quasi subito, il risultato finale rimane invariato, ma la cosa importante è che gli Azzurri hanno convinto e rischiato addirittura di vincere la partita, nonostante l’assalto a Fort Knox inscenato dagli Spagnoli negli ultimi minuti. Buffon appare quello delle grandi occasioni, la difesa regge, il centrocampo con Pirlo e De Rossi, Marchisio e Thiago Motta non sarà quello sopraffino della Spagna, ma è molto competitivo, unico neo Super Mario. Come al solito gli Italiani da sempre divisi in guelfi e ghibellini, ma soprattutto allenatori nati, iniziano a scontrarsi su Super Mario: chi lo vorrebbe titolare fisso e chi pensa che sia un peso per la squadra. Il giorno dopo si parla già di impresa storica e di cammino in discesa, salvo i soliti pessimisti che ritengono la Spagna alla fine di un ciclo, un po’ sottotono. Sicuramente questi “esperti” non sono degli indovini, nonostante l’abbigliamento e i neologismi che li caratterizzano. La seconda partita è contro la Croazia che ha rifilato un secco 3 a 1 agli Irlandesi di Trapattoni, volenterosi, ma tecnicamente un gradino sotto. L’Italia affronta la Croazia con grande concentrazione, la porta di Pletikosa sembra quasi stregata, ma l’incantesimo non regge contro la magia di Pirlo, un bellissimo calcio di punizione che porta l’Italia in vantaggio in un primo tempo da incorniciare se non fosse per un briciolo di malasorte mista a scarsa fame del Bad boy. Il secondo tempo i ritmi si abbassano e più o meno negli stessi minuti avviene la staffetta tra: Balotelli e Di Natale, ispirato ma non incisivo come contro la Spagna; Cassano lascia il posto a Giovinco e Thiago Motta macchinoso a centrocampo esce per un voglioso Montolivo. Purtroppo la Crozia pareggia e il gioco espresso dagli Azzurri non si traduce in una vittoria. A fine partita i soliti detrattori iniziano a dire che la Nazionale è al capolinea ed è riuscita a pareggiare con gli Spagnoli solo perché in crisi. Ovviamente tutti hanno una soluzione tattica da consigliare a Prandelli, la mia è quella di sostituire Thiago Motta con Nocerino, Montolivo o meglio ancora Diamanti, ma purtroppo il c.t. non mi ha chiamato in quei giorni. I giornalisti parlano già di partita della vita contro l’Irlanda ferita dai 4 goals subiti dalle Furie rosse. L’ex allenatore della Nazionale, l’inossidabile Trap accompagnato da Tardelli, guida gli Irlandesi contro l’Italia nella partita della disperazione e del riscatto. Come da pronostico, null’affatto scontato, l’Italia regola l’Irlanda con un secco 2 a 0, segna Cassano, ma soprattutto si sblocca Bad boy in acrobazia, il difensore d’oltremanica ancora non ha capito come ha fatto a coordinarsi. Gli Azzurri, insieme alle Furie Rosse vincitrici contro la Croazia, passano il turno.

La nazionale va avanti e sembra anche unita, un vero gruppo. Qualcuno inizia a sognare le notti magiche del 2006, ma per gli scommettitori restano outsiders anche nei quarti di finale, l’Inghilterra è considerata più forte, gli Inglesi poi da sempre si considerano squadra da battere, dimenticandosi la scarna bacheca dei trofei e soprattutto le sconfitte collezionate con gli Italiani dal fastoso 4 a 0 del 1948. Prandelli cambia l’assetto della squadra: in difesa schiera un ritrovato e puntuale Barzagli e Balzaretti, grande corsa e spirito di sacrificio, come il terzino opposto Abate, al debutto nel torneo, Montolivo dal primo minuto prende il posto di Thiago Motta, un po’ troppo lento. Scendono in campo anche Nocerino e Diamanti, per uno spento Cassano. Hodgson risponde con l’inserimento di Walcott e Carroll, attaccante di grande fisicità tenuto a bada dai nostri centrali, nonostante le numerose scorrettezze di cui si è reso protagonista. L’Italia gioca un calcio sicuramente più piacevole, Diamanti cerca di far valere la sua classe, ma non riesce a realizzare. L’Inghilterra fa il minimo e con un po’ di fortuna arriva ai calci di rigore dopo i tempi supplementari. Dagli undici metri Balotelli segna il primo goal per gli Azzurri, risponde Gerrard con una rete, Montolivo fallisce, mentre Rooney non sbaglia. L’Italia con Pirlo, Nocerino e Diamanti scaccia i fantasmi dell’eliminazione e manda a casa l’Inghilterra con un rotondo 4 a 2.

Sugli altri campi il Portogallo batte la Cechia 1 a 0, la Germania supera la Grecia limitata calcisticamente, ma tutto cuore e polmoni 4 a 2 nella partita dello spread e la Spagna manda a casa la Francia con un facile 2 a 0. In semifinale la Spagna incontra il Portogallo, partita molto tecnica, squadre ben schierate, solo ai rigori si determinerà il vincitore e sarà la Spagna per 4 a 2. L’Italia per il passaggio del turno deve affrontare la temibile Germania, sempre più accreditata per la vittoria finale. Gli Azzurri sono cauti, intorno a loro c’è entusiasmo, ma rimangono con i piedi per terra, molti temono Özil, Schweinsteiger, Lahm e compagni. I riflettori sono accesi anche sul portiere tedesco, Neuer, che con il suo sorrisetto beffardo si candida a miglior portiere della competizione, vorrebbe cacciare Buffon dall’olimpo del calcio. I Tedeschi partono decisi, ma l’Italia riesce subito a far capire che non è giunta fino lì per fare da sparring partner e, dopo qualche brivido creato dai cross di Lahm e un tiro di Schweinsteiger gli Azzurri gonfiano la rete con Balotelli. Super Mario è concentrato, si fa trovare dai compagni e mette sempre in difficoltà la squadra di Löw, nonostante sia ben schierata in difesa. Marchisio continua a giocare un torneo ad altissimo livello, De Rossi Bonucci e Barzagli limitano Podolski, che infatti verrà sostituito nel secondo tempo, Gomez e il suo subentrato, il sempreverde Klose. Nonostante l’impegno profuso, i Tedeschi non possono fare altro che subire il gioco imposto dall’Italia, prima della fine del secondo tempo Balotelli raddoppia, togliendosi di dosso tutto le cattiverie dette nei giorni precedenti. Diventa eroe nazionale e l’europeo più che per le mascotte, sarà ricordato per l’espressione del giovane attaccante dopo il goal, più volte riproposto anche in chiave ironica, senza maglietta mentre esulta, una vera icona dell’Europeo di Polonia-Ucraina. Nel secondo tempo, con il passare dei minuti gli Azzurri calano d’intensità e la Germania prova a fare qualcosa di più, ma alla fine segnerà troppo tardi, al 90°, magra consolazione personale per Özil, prestazione in chiaroscuro per lui. Al termine di questa partita sono tutti euforici, battere una Germania così forte e piena di sé è una dimostrazione di forza. Chi non ha gioito nemmeno un po’ nel rovinare la festa degli ultras tedeschi che avevano prenotato sul lago di Garda per prendere in giro i tifosi italiani?

I tempi sembrano maturi, battere la Germania senza patemi dà l’impressione di poter affrontare la finale con la Spagna con un approccio più sicuro, addirittura migliorare quanto fatto in andata. Come sempre prima di questi grandi eventi parlano i soliti guru che popolano il mondo del calcio e, dimenticandosi quanto avevano detto male prima della Nazionale e di Balotelli, ora si sperticano nelle lodi per Prandelli e i suoi. Gli Azzurri che arrivano in finale non sono in ottime condizioni, in particolare Chiellini in difesa non è al massimo e infatti esce sull’uno a zero per la Spagna. Dopo 14 minuti le Furie rosse gonfiano la rete con Silva, l’Italia fatica a contenere gli Spagnoli che mostrano il loro calcio migliore. La difesa e il centrocampo azzurro si abbassano molto per respingere le incursioni degli attaccanti “inventati” Iniesta, Fabregas e Silva, ma anche dei terzini Arbeloa e Jordi Alba. Questa volta il possesso palla iberico è inferiore, il fraseggio non è prolungato come nella partita d’esordio, ma le accelerazioni degli Spagnoli sono impressionanti, il loro gioco di prima fa scricchiolare gli equilibri tattici di Prandelli. Verso la fine del primo tempo il terzino sinistro Jordi Alba segna il secondo goal per la Spagna. Prandelli, sotto di due reti, decide di togliere Cassano, autore forse dell’unico tiro in porta che stava per beffare Casillas, per Totò Di Natale e Montolivo per Thiago Motta, che però non ha il passo dei suoi avversari e quasi subito si infortuna al quadricipite della gamba destra, l’Italia è costretta a giocare con un uomo in meno contro i cannibali del calcio degli ultimi anni. Verso lo scadere del secondo tempo Torres e Mata fisseranno il risultato sul 4 a 0. Fortunatamente l’immagine che più mi è rimasta nel cuore di quella partita è quella di Casillas che nei minuti finali si rivolge all’arbitro e chiede di terminare con qualche secondo di anticipo per non infierire sugli avversari. Considero questo gesto davvero bello, una di quelle cose che fa bene allo sport e pazienza se il sogno di vincere un europeo si è infranto, ha meritato la Spagna e arrivare in finale ha superato le più rosee aspettative. Le Furie rosse hanno aperto un ciclo che sembra interminabile: Europeo nel 2008, Mondiale nel 2010 e di nuovo europeo nel 2012. Cerchiamo di prepararci meglio per vincere l’europeo la prossima volta e speriamo che non rimanga solo un sogno di una notte di mezza estate.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :