Ho la sensazione che siamo a un passo, a un singolo e breve passo, dal fare il grande salto.
La crisi economica, quella finanziaria causa di tutto, oltre al crollo delle 'certezze' sociali, hanno reso questo paese la punta di diamante della crisi del mondo occidentale, degli antichi valori, delle tradizionali certezze.
Oggi, non solo dal punto di vista politico, la sensazione è che siamo a un punto di svolta.
Oggi bisogna saper cogliere l'attimo, l'occasione, per riuscire una buona volta a far diventare questo paese 'moderno'. Il che non significa che si può licenziare tutti e i diritti finiscono sotto i tacchi. Significa che abbiamo tutti l'opportunità di rendere il suolo italico più al passo con i tempi, in cui le tasse si paghano, in cui lo stato non vessa i suoi cittadini, in cui la scuola e il futuro dei giovani italiani hanno maggiore tutela, in cui la corruzione politica non è il motore dello stato, in cui la serietà e l'attaccamento alla cosa pubblica sono elementi imprescindibili per candidarsi a qualsiasi carica pubblica, politica e non.
Sogno? Forse.
Ma non tanto.
La sensazione che si ha in questi mesi è molto forte. È la voglia di voltare pagina, di ritrovarsi dietro a valore comuni, a obbiettivi collettivi, a riappropriarsi dei concetti di nazione, di unione.
La crisi che tutti stiamo vivendo è talmente dura e talmente penalizzante per la vita di tutti che in fondo un ripensarsi guardandosi dentro è ormai indispensabile.
E non è solo un problema di consumi.
Quando gli acquisti crollano nell'ultima settimana del mese - sembra sempre di più!! -, quando i genitori vedono i loro figli scappare letteralmente all'estero per studiare e avere opportunità di crescita, quando la disoccupazione supera i livelli di guardia, ma soprattutto il 'progetto Italia' non esiste più, anche il più cialtrone, anche il più marginale, anche il più furbacchione degli italici abitanti si domanda se abbia senso andare avanti così, senza prospettive, anzi con la certezza che se non cambiano le cose, tutto crolli definitivamente.
'Grande caos sotto il cielo, la situazione è eccellente' chiosava Mao, nella sua infinita saggezza.
E lo diceva per la rivoluzione cinese.
Oggi noi dobbiamo fare nostra questa indicazione. E non per la rivoluzione comunista, aldilà da venire.
Ma per fare in modo, con uno scatto di orgoglio, nonché di disperazione, che questo nostro paese diventi definitivamente, straordinariamente e meravigliosamente europeo e moderno.
Ci vuole così tanto?
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