Allen Ginsberg (1926-1997)
Nel cesso di un grande albergo
(una sorta di sala da bagno)
sto seduto riflettendo
sul perchè di un camino spento
accanto al lavandino
(ce n’è uno al mio fianco).
Ecco entra Allen Ginsberg,
salutandomi calorosamente
(ci eravamo conosciuti la sera prima)
e farfugliando frasi dolci,
americane,
incomprensibili,
mi invita in un posto che non conosco.
Ribatto: “Ok Allen, appena finisco qui”.
E lui, sorridendo, si pulisce i grandi occhiali,
lasciandomi terminare
la mia seduta poetica
(perchè così ci appare, a entrambi).