Poi oggi magari taceresti, oggi magari non ti fermeresti più a dare quel saluto, a dire quella cosa, non faresti quel viaggio, anche se quel viaggio te lo porti dentro da sempre, anche se ancora sei in viaggio. E ti trovi ancora con quella valigia. Non sai dove metterla, la metteresti dietro qualche panchina, "signora, scusi, lei può dare un attimo uno sguardo? torno subito."
E non tornare. E trovarsi tutta la stazione, e quella signora che aspetta al binario, quella signora che ha perso il treno per guardare il tuo passato. Con amore. Perché in una valigia c'è tutto. Ci sono gli affetti, c'è il caso e ci sono le scelte. C'è l'altra vita, l'altro mondo a cui andiamo. Noi oggi faremmo una valigia più leggera, essenziale, amiamo dire. Però abbiamo quella.
E c'è dentro tutto, anche il momento in cui l'abbiamo fatta. Non è che recuperi il tuo passato, ogni volta che la tieni, no. Non ci pensare nemmeno. È il tuo passato che recupera te, è quella la gioia nell'urna. L'aver sporcato il mondo con la nostra presenza, quell'antigienico sbrodolarsi per il mondo di scelte irrimediabili e di amore al quale talvolta qualcuno, la tua vita, ha abboccato.