Una storia che tocca anche il rugby. Un po’ lunga, forse, ma molto “educativa”. Purtroppo
di Paolo Piersanti
Galeotto sembra essere stato infatti per Gualtieri il mettersi in rotta di collisione con la sua stessa Federazione di riferimento, il Cusi (Centro Universitario Sportivo Italiano) e il padrone di casa, l’Università La Sapienza di Roma. Nell’intrigata matassa delle ragioni di una annosa diatriba (nata probabilmente sui miraggi lontani di Roma sede delle Olimpiadi di cui il nuovo Villaggio Olimpico avrebbe coinvolto anche l’intero impianto romano, chimere poi definitivamente sfumate con la rinuncia di Monti) è stata incisiva, forsanche scatenante, la relazione ‘tecnico-morale’ che Gualtieri ha inviato a sua discolpa all’Ateneo romano quando si era ormai palesata una situazione deficitaria non più sostenibile, né tantomeno eludibile di cui l’Università legittimamente esigeva il tornaconto.
Nella sua relazione Gualtieri sosteneva di aver sempre lavorato affinché l’impianto “fosse aperto al Territorio ed alla Cittadinanza… Ci siamo sentiti rispondere – continua Gualtieri – che lo scopo dell’Università non è dare in affitto gli Impianti ma far fare l’attività agli studenti universitari. Una concezione questa quanto meno antieuropea”.
Pronta e senza mezzi termini la risposta dell’Università: “Nella relazione di Gualtieri la responsabilità della situazione deficitaria della gestione del Cus Roma viene imputata a recenti scelte del Comitato per lo Sviluppo dello Sport Universitario – si legge negli atti della fatidica riunione del Cda della Sapienza in data 25 maggio 2010 – In realtà, già nell’anno 2003 è stato necessario stipulare con il Cus Roma un atto di transazione volto a definire un suo consistente debito pregresso nei confronti dell’Università per complessivi 838.000 euro tra spese di riscaldamento, acqua, energia elettrica ed altro. E’ stata quindi disposta la rateizzazione del debito e negli ultimi anni si è proceduto con investimenti in lavori di ristrutturazione e di riqualificazione degli impianti di Tor di Quinto che sono costati all’incirca 2.832.000 euro”.
Ma nel frattempo, all’ombra della tenzone, il Versailles dello sport capitolino si appassiva e perdeva smalto, campi da gioco carenti di cure, spalti fatiscenti, incertezza e confusione. Al capezzale del gigante ferito si avvicendavano i soliti menagrami sproloquiando su improbabili scenari di futuribili domini societari. “La gestione dispotica e comunque non rispettosa dei procedimenti amministrativi stabiliti dalle leggi ha determinato una situazione di ‘stallo istituzionale’ rispetto alla realtà di riferimento del Cus che è l’Università La Sapienza di Roma – puntualizza Coiana nell’unica intervista rilasciata sull’argomento – L’indagine conoscitiva ha rilevato numerose e gravi irregolarità gestionali da parte del presidente Gualtieri. I fondi a disposizione dell’Università per lo sport nella capitale dovrebbero essere usati per attività in favore degli studenti stessi. Ma così sembra non sia mai avvenuto al Cus Roma”. Si può quindi considerare definitivamente scongiurata la chiusura dell’impianto, preoccupazione dei tanti ragazzi, anche non universitari, iscritti nelle varie discipline? “Direi proprio di si – conferma Coiana – E’ stato riavviato uno rapporto di collaborazione con i vertici dell’Ateneo romano, e il Cus Roma tornerà ad essere una realtà importante nel panorama sportivo della capitale. Auspico il ripristino delle normali prassi democratiche che qualsiasi associazione deve sempre garantire. E sono certo che una corretta informazione ai ragazzi sarà tra le prime all’ordine del giorno del futuro gruppo dirigente”.
Il Commissario Straordinario ha ormai terminato il suo lavoro, si appresta a chiudere il suo rapporto finale e lasciare il campo al nuovo corpo dirigente che dalla fine di aprile sarà alla guida del Cus Roma: “Nel prossimo futuro ci si dovrà rapportare in modo strettissimo con gli studenti e con il Comitato per lo Sport presieduto alla Sapienza, su delega del Rettore Frati, dal prof. Maurizio Saponara – spiega il Commissario incaricato, Mauro Nasciuti – E’ evidente che questo atteggiamento negli anni passati è stato sostanzialmente disatteso. L’attenzione dirigenziale del Cus era infatti rivolta più alle attività che producessero lucro, come organizzazione di eventi o altro”. Il Cus Roma con i suoi 97.000 m², centro sportivo giovanile e studentesco per antonomasia, ha una struttura invidiabile che ha attirato in questo periodo di vacatio presidenziale l’attenzione di alcune società sportive (soprattutto di rugby) attualmente senza un proprio impianto sportivo e sotto schiaffo di affittuari esosi e dispotici. Ma se oggi una certezza c’è, è che gli impianti sportivi di Via Tor di Quinto resteranno al Cus.
A tutt’oggi gli spalti fatiscenti del Cus Roma sono l’immagine più evidente del decadimento di una grande struttura lasciata allo sbando; eppure, come conferma lo stesso Nasciuti, dei soldini in cassa, seppur pochi, ci sono sempre stati: “I finanziamenti ministeriali di cui gode il Cus – puntualizza il Commissario – sono stati per il 2011 di circa 250.000 euro. Altri 450.000 euro circa sono stati garantiti dall’Ateneo. Insieme, questi fondi costituiscono circa il 50% del bilancio. Le altre risorse provengono prevalentemente da contribuzioni di soci e dalle convenzioni esterne di uso degli impianti. Dal Cusi riceviamo una cifra di poco inferiore ai 50.000 euro”. Resta il mistero di come, negli ultimi trent’anni, una grande e ambiziosa realtà sportiva abbia potuto vanificare e disattendere i più nobili presupposti dell’Università. “La situazione del Cus era soprattutto molto confusa – spiega Nasciuti – Gli impianti sono stati individuati come possibile fonte di reddito e non come impianti costruiti con fondi ministeriali per essere messi a disposizione degli studenti. E’ stato possibile, a fatica, fare un po’ di ordine. Il risultato è chiaramente tendente all’inversione di rotta, e quindi a bilanci positivi e trasparenti”. Nasciuti indirà l’assemblea generale dei soci entro il 17 aprile p.v. che eleggerà la nuova compagine dirigenziale del Cus Roma per il prossimo quadriennio e che gestirà la rinascita del Cus Roma. Si sta per aprire quindi, e non poteva essere altrimenti, un nuovo capitolo nella storia del grande e inossidabile Cus Roma, primo nucleo sportivo nato nel 1945 dalle ceneri dei Guf di epoca fascista. La nuova gestione avrà il suo bel da fare, tenendo anche conto, questa volta, di un avvicendamento canonico quadriennale. La longeva gestione Gualtieri ne esce, tutto sommato, senza vincitori né vinti. Siamo solo all’epilogo di una vicenda molto romana che, alla stregua del popolare giallo di Carlo Emilio Gadda, non consegna alla giustizia il colpevole: un po’ tutti gli attori della vicenda sono stati in qualche modo correi protagonisti… Per ora, al di là di contorti lambiccamenti, l’immagine attuale è quella di un sipario che sta per scendere e un altro pronto a venire su. Come è giusto, lasciamo le beghe e le brighe del ‘dietro le quinte’ al loro squisito ruolo di gossip da spogliatoi, da spalti o da club-house. A tanti giovani e giovanissimi romani, in fondo, interessa solo che il loro Cus resti in scena.