"I selvaggi di Cuba ritenevano che l'oro fosse il feticcio degli spagnoli: lo festeggiarono con cerimonie e canti, quindi lo gettarono in mare."
- Karl Marx – da “La legge contro i furti di legna” -
Bitte ein Bitcoin
- Ciò che il successo dei bitcoins rivela circa lo stato del denaro -
di Claus Peter Ortlieb
Col titolo "Bits and Barbarism", Paul Krugman, di cui abbiamo già parlato qui, racconta sulle colonne del New York Time del 22 dicembre 2013 una favola circa tre modi per creare del denaro; due di essi rappresenterebbero un arcaismo economico, che egli attribuisce alla curiosa tendenza, che alligna fra molte persone, a cercare di voler costantemente riportare indietro le lancette dell'orologio del progresso.
Come esempio della prima forma di creazione del denaro, Krugman cita la miniera d'oro di Porgera, a Papua - Nuova Guinea, attualmente uno dei più importanti siti di produzione aurifera. Questa miniera gode di una terribile reputazione, a causa sia delle sue continue e ripetute violazioni dei diritti dell'uomo sia per i guasti ambientali che provoca; solo che, anche se il prezzo dell'oro rimane tre volte più elevato di quanto lo fosse dieci anni fa, nonostante il suo declino dopo l'ultimo picco, non c'è modo di estrarlo senza scavare.
Come luogo paradigmatico della seconda, e ben più strana, maniera di creare denaro, Krugman cita la "miniera di bitcoins" di Reykjanesbær, in Islanda. Il bitcoin è una moneta elettronica (vedi ADDENDUM, più sotto). E' difficile dire perché essa possieda un valore, anche se questo è dovuto essenzialmente al fatto che delle persone sono disposte all'acquisto perché credono che altri siano disposti a farlo. Il bitcoin ci viene presentato come una sorta d'oro virtuale: per "scavare" i bitcoins, ovvero per creare dei nuovi bitcoins, bisogna risolvere tre complessi problemi matematici, i quali naturalmente richiedono un'elevata potenza di calcolo e, per alimentare il computer, un grande consumo di energia elettrica. Ora, dal momento che in Islanda si trova energia elettrica a buon mercato, e che c'è dell'aria fredda a profusione per raffreddare i computer che si surriscaldano, sembra essere questo il luogo ideale per "scavare" bitcoins.
A queste due forme di creazione di denaro, che stima essere retrograde, Krugman oppone una terza maniera, ragionevole e sedicente ipotetica, la quale consiste nel seguire il consiglio impartito da Keynes nel 1936 ai governi dei paesi in crisi: spendete il denaro che non avete. Oggi come ieri, contro una tale proposta potrebbe insorgere qualche riluttanza politica, ed è per questo che Keynes aveva raccomandato, come alternativa, che il governo seppellisse delle bottiglie piene di denaro, che in seguito avrebbe dissotterrato con il concorso di investitori privati. Anche delle spese statali completamente assurde sarebbero suscettibili di stimolare l'economia. E tutto sommato, l'industria di estrazione dell'oro non sembrerebbe poi così tanto lontana da questo genere di attività del tutto priva di senso: si preleva l'oro da un tal posto sottoterra, per poi risotterarlo in un altro chiamato Riserva delle Banche Centrali. Il gold-standard, agli occhi di Keynes, non era altro che una "barbara sopravvivenza". Quanto al bitcoin - qui è Krugman che parla - esso andrebbe ancora più lontano sulla strada dell'assurdità, in quanto vengono bruciate delle risorse al fine di far sorgere dal niente un tale "oro virtuale", che pertanto non consiste in nient'altro che delle sequenze di uno e zero.
A quanto pare, gli economisti, non solo i neoclassici ma anche i keynesiani come Krugman, hanno tutti lo stesso problema: il soggetto economico non si comporta affatto come prevedono le loro rispettive teorie. Krugman - è vero - ammette volentieri una tale divergenza, ma quando la spiega semplicemente nei termini di predilezione, da parte di molte persone, per l'arcaico e per l'irrazionale, allora si trova in mezzo ad una strada. Non ci dice da dove proviene una simile predilezione.
Visto da fuori, ossia da un punto di vista puramente materiale, tutto questo dibattito comporta innegabilmente dei tratti di follia vera e propria. La "barbarie" di cui si parla non è forse dovuta ad un rapporto sociale che, in cambio della sua sopravvivenza per qualche giorno o per qualche settimana in più, esige da parte degli esseri umani attività completamente assurde e perfino nocive per la società nel suo insieme? Del resto questo non è, come tutti sappiamo, altro che uno dei mali minori del modo dominante di produzione, un male che sicuramente non riguarda solo la creazione di denaro, ma che impregna completamente le condizioni di lavoro in seno al capitalismo in declino: dagli incentivi alla rottamazione (conforme alle raccomandazioni keynesiane) all'impiego preventivo di antibiotici negli allevamenti in batterie, passando per la devastazione di intere regioni per poter estrarre l'ultima goccia di petrolio - per menzionare solo gli esempi più "benigni".
Ciò che c'è di barbaro nell'oro, certamente non è il metallo, ma la sua elevazione al rango di feticcio - che tuttavia, come ben dimostrano quei "selvaggi di Cuba" di cui parla Marx, non sarebbe possibile senza il feticcio soggiacente della merce e del denaro: fintanto che il denaro non costituisce un rapporto sociale, gli è consentito di coltivare, fianco a fianco all'oro, un rapporto infinitamente più flessibile.
Infine, in un tale contesto, l'estrazione di bitcoins appare certamente ancora folle, ma pur tuttavia relativamente innocente in confronto: è la storia - in questo caso quella del feticismo dell'oro - che si ripete sotto forma di farsa, avrebbe potuto dire Marx. Similmente alla moneta scritturale, i bitcoins vengono prodotti a partire da niente. Per dare loro quanto meno l'aria di contenere un valore, vengono rivestiti di un costume dorato, vale a dire che, come nel caso dell'oro, il "minatore" è tenuto a dover fornire un certo dispendio di lavoro e di risorse prima che il bitcoin possa apparire. Ma si tratta solo di un'illusione, e questo dispendio è del tutto inutile: si potrebbero fabbricare dei bitcoins anche senza di esso. Finisce quindi la somiglianza con l'oro, la cui estrazione necessita effettivamente del lavoro (con tutto ciò che esso comporta di sfruttamento e di distruzione dell'ambiente).
Con il Bitcoin, in ultima analisi, ci troviamo in presenza di una moneta falsa che non si dà nemmeno la briga di sembrare "vera". Se malgrado ciò può avere successo fino al punto di poter essere oggi convertita senza problemi in dollari o in euro, ciò indica solo che le banconote emesse dalle banche centrali non valgono molto di più di essa. Infatti, le monete elettroniche non fanno altro che portare a termine un'evoluzione cominciata da alcuni decenni. Dopo che nel 1972 si è lasciato cadere il sistema di Bretton Woods, e con esso la copertura in oro del dollaro, anche il denaro delle banche centrali ha cominciato ad avere sempre meno a che fare con una ricchezza reale. In questi ultimi trent'anni, le attività finanziarie nel mondo si sono moltiplicate per venti, senza che questi soldi venissero minimamente coperti da dei valori reali corrispondenti. Questa è stata una conseguenza del gigantesco programma di rilancio (finanziato dal credito e reso possibile dalla deregolamentazione neoliberista dei mercati finanziari) grazie al quale è stato mantenuto il funzionamento dell'economia reale per quasi quarant'anni - un programma nello spirito di Keynes, solo che i fondi privati hanno preso il posto dei governi e che oggi ci troviamo mille miglia lontano da una ripresa autosufficiente.
Quale che sia il mercato verso il quale rivolgono il loro sguardo - mercati azionari, immobiliari, materie prime, ecc. - le gigantesche masse di denaro che si alzano nel cielo della finanza alla ricerca di possibilità di investimento portano invariabilmente all'inflazione. Un solo esempio: l'indice Dow Jones, che misura la crescita delle società per azioni degli Stati Uniti, è cresciuto, fra il 1982 ed il 2000, di un fattore 7 (al netto dell'inflazione), e questo in un periodo in cui l'economia reale americana ristagnava. Gli azionisti hanno visto molto di buon occhio questa "asset inflation", la quale permetteva loro di rivendere con profitto i loro titoli. Non importava che quei capitali moltiplicati per sette si trovassero di fronte delle imprese il cui valore reale non era cambiato.
Nel corso dei primi undici mesi del 2013, i bitcoins hanno avuto il privilegio di generare una bolla ancora più grossa, nella misura in cui il corso del loro cambio in rapporto al dollaro si è accresciuto di un fattore 93,5 - senza che essi rappresentassero il minimo valore reale. L'ironia della questione, è che le giustificazioni ideologiche della moneta elettronica evocano volentieri una perdita di fiducia nei mercati finanziari e nelle banche centrali, cui bisognerebbe di conseguenza opporre una moneta "seria", impossibile da manomettere. Ed ecco che lo strumento si trasforma inaspettatamente in un nuovo oggetto di speculazione alle spalle degli attori. Ciò detto, alcuni di loro diventano ricchi in quest'occasione.
La sfiducia verso il denaro delle banche centrali, del resto, non ha niente di sorprendente se si considera la mancanza di copertura da parte di un valore reale; e questa sfiducia spiega anche l'oro come valore di rifugio. Rimane da dimostrare che l'oro possa realmente giocare questo ruolo fino alla fine, in altre parole che la bolla che si è formata anche lì non scoppi come tutte le bolle.
Il denaro non è "produttivo" in senso capitalista a meno che non lo si investa laddove si crea del plusvalore sfruttando il lavoro umano. E' chiaro che questo tipo di possibilità di investimento non esiste più in quantità sufficiente ad utilizzare il denaro esistente, così una massa sempre più grande di denaro non fa altro che moltiplicarsi in maniera puramente fittizia, a meno che essa non venga semplicemente immagazzinata, per esempio sotto forma di metallo prezioso. Anche se i Keynesiani non possono o non vogliono concepirla, questa evoluzione lo indica chiaramente: nel corso dei passati quarant'anni dopo la fine del sistema di Bretton Woods, il denaro come rapporto sociale è diventato obsoleto.
ADDENDUM: Bitocoin & Co.
Questo Bitcoin che viene scambiato a partire dal 2009, è la prima, la più conosciuta e la più forte di quella che viene chiamata "moneta elettronica", della quale circa un centinaio di varietà, nel frattempo, hanno invaso i luoghi di scambio online. Si può trovare una lista delle principali, con le loro caratteristiche generali, sulla pagina di wikipedia consacrata alle criptovalute.
Su Internet si possono scambiare i bitcoins contro dollari o euro. Una volta acquistati, viene creato sul vostro disco rigido un account legato ad una rete peer-to-peer e protetto da procedure crittografiche. Su questa rete vengono fatte pubblicamente tutte le transazioni di bitcoins, i proprietari dei conti rimangono anonimi. Le monete elettroniche vorrebbero essere una forma di denaro senza banche né Stato; solo che, fatta eccezione per "lavaggio" del denaro del traffico di droga e di altre attività occulte, il valore d'uso del bitcoin in quanto mezzo di pagamento si rivela essere molto limitato. Fortunatamente le poche aziende che accettano bitcoins accettano anche contanti ed altri metodi abituali di pagamento, semplificando così le cose. Per effettuare dei pagamenti elettronici senza passare dalle banche, sarebbe certamente preferibile un tasso fisso di scambio tra bitcoin e dollaro. Ma dal momento che questo tasso viene lasciato al buon senso del mercato, ciò rende i bitcoins oggetto di speculazione. La grande maggioranza dei bitcoin non serve a comprare delle cose, ma a speculare sulle monete. Chiunque abbia accumulato bitcoins durante il 2013 si è potuto arricchire: tra il 1° gennaio ed il 30 novembre, il corso del bitcoin si è visto moltiplicato per 93,5, passando da 13$ a 1.216$. Poi è crollato del 50% per ripartire di nuovo all'assalto. Nel gennaio del 2014, il corso oscillava fra 770$ e 900$. In termini di mezzo di pagamento, l'alta volatilità del bitcoin costituisce un serio problema: nessuno emette un bitcoin quando ci si aspetta che il loro valore cresca del 15% nella settimana successiva, e nessuno li accetta quando viene minacciata una caduta.
Si è creato un nuovo mercato attorno al "bitcoin mining", l'estrazione che permette di far apparire nuovi bitcoins. Per produrli e versarli sul proprio conto, abbiamo visto che bisogna risolvere dei problemi matematici complessi in concorrenza con altri "minatori". Se durante i primi tempi del bitcoin, era sufficiente un normale personal computer, oggi queste operazioni necessitano di un un grande calcolatore, il quale sviluppa calore sufficiente a riscaldare una casa ed il cui prezzo equivale a quello di un'automobile di fascia media. Inoltre quest'investimento non è garanzia di successo, poiché la competizione è feroce ed il numero di nuovi bitcoins è strettamente limitato dall'algoritmo su cui si basa la loro creazione. In definitiva, succede lo stesso che con l'oro: non sono i minatori a fare il profitto, ma quelli che vendono loro il materiale di sondaggio.
La quantità massima di bitcoins è stata fissata a 21 milioni, e a gennaio del 2014 ce n'erano 12,3 milioni in circolazione, per un valore totale di circa 10 miliardi di dollari. Un valore che può cambiare di nuovo molto velocemente.
- Claus Peter Ortlieb - apparso su Konkret, mars 2014.